Hobbisti: a Trento non oltre i 10 giorni all’anno
La Seconda Commissione consiliare ha dato l'OK per far sì che che l'attività non sconfini in concorrenza sleale
Con 5 sì e 2 astenuti, la II Commissione consiliare, presieduta da Luca Giuliani, ha dato oggi parere positivo alla proposta di deliberazione con cui la Giunta Rossi intende modificare il regolamento di esecuzione della legge provinciale sul commercio, onde adeguarlo alle più recenti previsioni normative.
Al centro la questione dell’attività hobbistica, che la legge finanziaria di assestamento del bilancio Pat 2015 ha inteso delimitare, in modo da evitare che sconfini in una concorrenza sleale nei confronti dei titoli di regolari aziende commerciali.
Si stabilisce dunque che l’hobbista potrà esporre e vendere i propri oggetti solo se munito di tesserino identificativo (di durata biennale) e per un massimo di 10 giornate annuali, fatte salve le sagre e gli eventi particolari.
La merce esposta dovrà valere non oltre 1.000 euro e ciascun prodotto non più di 200 euro.
Sul punto sono intervenuti i commissari. Pietro De Godenz ha ricalcato la necessità di tutelare commercianti e artigiani dalla concorrenza di finti hobbisti.
Filippo Degasperi ha messo in dubbio l’efficacia del regolamento, che non va a scovare i cosiddetti finti hobbisti e limitando le giornate utili spinge gli hobbisti a disertare i mercati più piccoli e periferici.
Luca Giuliani ha posto il problema degli hobbisti che arrivano da fuori provincia, chiedendo di ridurre ulteriormente, per loro, il numero di giornate utili per partecipare ai mercatini del Trentino, in modo da evitare che l’hobbista sia in realtà un professionista, presente 10 giorni in provincia, 10 in Veneto, 10 in Lombardia e oltre ancora.
L’assessore Alessandro Olivi, che ha illustrato la delibera, ha detto che la proposta di Giuliani sarà senz’altro valutata sul piano tecnico prima della decisione finale in Giunta.
Nel regolamento sul commercio si affrontano anche altri aspetti, ad esempio si elimina l’obbligo - per i commercianti che vendono prodotti alimentari in modo del tutto secondario e residuale – di dover soddisfare a tutti i requisiti professionali richiesti appunto per chi mette in vendita beni alimentari.