Roberto Codroico in mostra a Pergine – Di Daniela Larentis
«Opere di Codroico al tempo del Covid-19» è il titolo della mostra appena inaugurata a Pergine Valsugana: visitabile a Sala Maier fino al 5 novembre»
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L’architetto Roberto Codroico, noto protagonista del panorama artistico trentino contemporaneo, è sempre molto attivo nonostante l’emergenza sanitaria ancora in atto.
A Pergine Valsugana, Trento, presso Sala Maier, Piazza Serra 14, è in corso una sua personale dal titolo «Opere di Codroico al tempo del Covid-19», organizzata da Lucia Zanetti Vinante, Proyect sponsor artistico-culturale, pensata come lei stessa racconta per testimoniare la produzione più recente, in particolare quella afferente al primo periodo della pandemia, quando l’artista chiuso nella sua casa nel cuore di Trento trascorreva la maggior parte del tempo a dipingere.
Inaugurata il 15 ottobre alla presenza dell’assessore alla cultura Morgan Betti e alla vice sindaco Daniela Casagrande, resterà aperta al pubblico fino al 5 novembre 2021.
L’assessore Betti mette in luce come Codroico sia uno degli artisti che meglio interpretano la complessità della società contemporanea; attraverso una pittura solo inizialmente figurativa, passa negli anni da un segno chiuso a un segno via via sempre più astratto.
Concetto ribadito anche da Daniela Casagrande la quale aggiunge: «Per l’amministrazione comunale è un onore poterlo ospitare, un grazie anche alla curatrice della mostra Lucia Zanetti Vinante che fra l’altro è cittadina di Pergine.»
Spiega l’organizzatrice e curatrice della mostra nel suo intervento: «Lo scorso anno, durante la prima fase del lungo periodo d’isolamento a causa del Corona Virus 19, ho seguito Codroico a distanza, il suo costante giornaliero fare d’artista in una fucina ove tra colori, matite e pennelli, ma anche con il computer e la macchina fotografica, stoffe e metalli preziosi ha dato vita a nuove forme sulla tela, ma anche immagini fotografiche, a volte rielaborate in digitale, vestiti, gioielli, bottiglie e naturalmente quei piccoli oggetti (sculture mobili) che chiama «scatole» e che attendono le mani per essere aperte e guardate.
Principali protagoniste, tra infinite variazioni cromatiche, sono le linee, che come evidenziato da Fiorenzo Degasperi «sono recinti, confini, steccati che muoiono e risorgono, si spostano, si cancellano e riappaiono inaspettati.
«Segnano l’esperienza, il linguaggio, lo spazio del pensiero, del sogno, della delusione, della frustrazione, la psiche con le sue scissioni e i suoi riassestamenti, l’io con la pluralità dei suoi frammenti e le sue faticose ricomposizioni.
«Il disegno per Codroico è il momento più intimo della genesi creativa dell’opera, non studio preparatorio ma primaria energia sotterranea della creazione.
«Le sue linee nascono dalla pittura per diventare architettura; rilettura della storia espressa nelle monumentali architetture del passato, pure astrazioni, ma sempre armoniche nel rapporto tra forma e spazio.»
Codroico conta al suo attivo importanti esposizioni sia in Italia che all’estero; attualmente sta esponendo a un’importante mostra d’arte e documentazione storica allestita negli spazi di Palazzo Trentini, visitabile fino al 6 novembre 2021 in via Manci a Trento.
«Autonomia Ad Arte - L’autonomia prima dell’autonomia nel contemporaneo» affronta il tema dell’Autonomia della Provincia di Trento, con una lettura originale che si occupa delle sue radici storiche nella fondazione del Principato vescovile di Trento e nei successivi sviluppi storico-politici.
Va detto che egli ha maturato una lunga esperienza nell’ambito del restauro e della valorizzazione del patrimonio, ha operato in questo campo per molti anni svolgendo l’attività di funzionario ai Beni Culturali, fra i suoi importanti interventi su noti edifici storici ricordiamo a Trento il Castello del Buonconsiglio e il Palazzo delle Albere, le chiese di Santa Maria Maggiore, della Santissima Trinità e un lungo intervento di restauro lapideo del Duomo, nonché la Rocca di Riva del Garda, il Castello di Fornace, Castel Romano nelle Giudicarie, per citarne alcuni a titolo esemplificativo.
Nato in Germania, vissuto per molti anni in Veneto (trascorre l’adolescenza a Padova e si laurea in Architettura a Venezia), di adozione trentina, per lungo tempo è stato infatti responsabile della tutela e restauro dei principali monumenti e centri storici del Trentino.
È stato fra l’altro membro delle Commissioni Comprensoriali per la Tutela del Paesaggio in rappresentanza del Servizio Beni Culturali; della Commissione Provinciale per la tutela del Paesaggio; della Commissione Edilizia del Comune di Trento; della Commissione Beni Culturali; del Comitato Tecnico del Castello del Buonconsiglio.
Docente universitario, studioso e storico dell’arte, è autore di diversi saggi sull’argomento, conta al suo attivo un centinaio di pubblicazioni.
La produzione artistica di Codroico è molto vasta e muta nel tempo; la sua è una pittura solo in una prima fase figurativa; attorno agli anni Sessanta ritrae teste e nudi femminili, alternandoli a crocefissioni, nature morte, qualche paesaggio, passando a lavori dalle forme astratte, curvilinee e molto colorate.
Il segno da chiuso diventa via via sempre più astratto, una trasformazione che avviene anche grazie all’incontro e alle frequentazioni con importanti personaggi del Novecento, come Hans Richter, che considera il suo Maestro, uno dei fondatori del movimento Dada, come determinanti sono per lui i contatti con Vlado Kristi, Kurt Kren, Otto Muehl, per citarne alcuni.
Egli si reca da Richter verso la fine degli anni Sessanta per sottoporgli alcune domande inerenti a uno studio sulla quarta dimensione della pittura che sta conducendo, raggiungendolo a Locarno, in Svizzera.
Il minimalismo delle sue opere, caratterizzate dalla costante presenza di linee pure, esprime la necessità di un ritorno all’essenzialità.
I Teatrini prendono invece vita a partire dal 1970 sotto gli influssi degli Azionisti Viennesi, seguendo i suggerimenti di Hans Richter ed il contrappunto di Ferruccio Busoni.
La mostra perginese è impreziosita da un esaustivo catalogo, nel quale le foto delle opere sono accompagnate da testi dell’artista.
È lui stesso a raccontarci.
«Il mio modo di dipingere è simile al sogno, ove le emozioni, le persone, i luoghi frequentati o che si vorrebbero visitare, gli amori, i dispiaceri, le gioie si accavallano, rallentano, si ripetono, senza poterne avere il controllo. Chiunque nei miei quadri può trovare traccia delle proprie esperienze, naturalmente non saranno le mie. In un secondo momento, solo dopo aver realizzato le opere qui esposte, mi sono divertito ad osservarle; ognuna mi ha suggerito qualcosa e per la prima volta ho pensato di dare corpo a questi pensieri scrivendo dei brevi testi che ho inserito anche in catalogo.»
Uno di questi è relativo all’opera Nudo, un acrilico realizzato nel 2020, che così recita: «Il Nudo femminile che tanta parte occupa nella storia dell’arte, è un tema al quale ho dedicato molta attenzione sin da quando ho incominciato a dipingere.
«Agli inizi erano figure femminili mollemente adagiate, coperte di colori pastosi, sensuali. Di seguito poi la linea si è spezzata, ridotta all’essenziale, sempre più astratta.
«Una immagine non idealizzata secondo i canoni tradizionali, né uno strumento di oppressione o puro voyeurismo ma in atteggiamenti di tutti i giorni.
«Come rappresentare le forme femminili dopo Picasso e Matisse? La mia è una donna moderna, in piedi, allo specchio che ammira i suoi capelli; una cascata di curve e riccioli, con colori dai riflessi impossibili.»
Daniela Larentis – [email protected]