Modi de dir 'n trentìm/ 9 – Di Cornelio Galas

Ecco la nona puntata dei modi di dire e frasi fatte della tradizione dialettica trentina

PERCHE’ ’L SE MOVA GHE VOL EL BINDEL – Quando serve l’argano per smuovere qualcuno lento, pigro, con poca voglia di far qualcosa. O di alzarsi semplicemente dal letto.
 
TE PODI FAR EN QUADRET
– Da incorniciare. Una volta si trattava di ex voto, messo in un quadretto appunto, da far pervenire ad un santuario o genericamente «ala Madòna». Cosa preziosa. «Vara che la t’è nàda de lùsso, te poi farghe ’n quadrèt».
 
NAR A PANZA
– Tanto al chilo. Presappochismo. Massì che così va bene. All’incirca.
 
SÉT ANCA MÓNA?
– Domanda che presuppone che l’individuo con cui si parla sia anche stronzo, balordo, balengo, paciugo, pisquano, pirla, bischero, ecc. ecc.

TRARSE EN SCHENA
– Succede di fronte a qualcosa di straordinario. Anche in senso negativo. Nel senso che si finisce a terra, di schiena, come se un’esplosione ti avesse colpito in pieno. Diverso «tràrse en tèra dal rider» (vedi anche: pisàrse adòs dal rider) vale a dire diventare vittima di un’irrefrenabile ilarità.

FARGHE LA PONTA AL LAPIS
– Cioè appuntire la matita che di solito si usa nel settore artigianale. Sta per mettere i puntini sulle «i» (minuscole, ovviamente), cioè are i saccenti.
 
EN TE ‘N DAI E NO VEDI – Colpisci e fuggi. In un attimo. Decisione all’istante. E non lo vedi più…
 
PARLAR ‘L DIALET BIOT – Parlare dialetto «scièt» cioè senza prendere in prestito parole dalla lingua italiana. Insomma, come mangiare un panino «biót» senza companatico. Schietto…
 
AVER LA PIOMBA – Appesantimento dopo una sbornia. Vedi anche: «gò na scimia entorno… che quando la ciapo». Scimia, cioè scimmia, perché chi è sbronzo cammina come una scimmia.
 
NA ONZA E NA PONTA – Lo dice di solito l’anziano malandato a chi gli chiede come va. Vale a dire: un’applicazione di unguento e un bastone per appoggiarsi. Queste le richieste, semplici, per star meglio.
 
GAVER EN BRUT MAL – Ci si riferisce sempre a mali ritenuti incurabili. Insomma, quando si parla di male brutto di solito si utilizza questo eufemismo.
 
MAGNARGHE SORA – Far la cresta. Illeciti guadagni. Tangenti, bustarelle… vitalizi?
 
DAR LE SARDELE – Non si tratta di rifornire qualcuno di sardine. Ma di far venire, a forza di bacchettate, segni sulle mani che richiamano la figura della sardina. In più punti di rosso vivo colore e bruciore.
 
CIAPAR NA CISOLADA – Prendere una bruciacchiatura. Di solito riferito a quello che può succedere avvicinando i capelli ad una fiamma.
 
FAR NA ZIFOLADA – Fare una pisciata.
 
PORTAR EL CAPEL EN BANDA – Cioè uno che porta il cappello storto. Per mettersi in mostra. Tipico dei giovanotti di un tempo. Perché adesso il cappellino si porta anche con la visiera sul retro ed è di moda.
 
TACAR SU EL CAPEL – Sposarsi con una persona più ricca.
 
ESSER MERDA E MEL – Amici per la pelle (sporca e attaccaticcia?), insomma una relazione quasi intima.
 
ESSER CUL E CAMISA – Come sopra, fatti l'una per l'altro.
 
ESER ORBO DA ’N OCIO E SORDO DA NA RECIA – Vedo e non vedo. Sento e non sento.
 
ENFASARSE LA TESTA PRIMA DEL TEMP – Saltare la coda del pronto soccorso e «far da sé»? Diciamo che è molto di più. Si tratta di provvedere da sé alla medicazione prima ancora di essere rimasto ferito. Insomma, con largo anticipo nella previsione pessimistica.
 
FIOL SOL, FIOL ASEN – La solitudine (con vizi e capricci) dei numeri primi. Anche questo comunque un proverbio da aggiornare.
 
FIOI PICOLI PROBLOEMI PICOLI, FIOI GRANDI PROBLEMI GRANDI – Non ha bisogno di traduzioni.
 
FIOLE E VEDRI I È SEMPRE EN PERICOL – Attenzione massima quando si maneggiano oggetti di vetro. Quanto alle figlie: «No, non vai da sola in Germania…» – Ma papà, è per l’Erasmo… per studiare. “Puoi benissimo studiare anche a casa no?”
 
QUANDO GHE SÉ TOSE INAMORADE, L’È INUTILE TEGNIR PORTE SERADE – Se una donna vuole, non c’è nulla da fare.
 
ACQUA CHE VA NO PORTA VELEN – Questo forse quando le analisi di fiumi e torrenti erano superficiali o si affidano all’apparenza…
 
LA FOGNA RIMESTADA LA RADOPIA ’L SO PROFUMO – Vedi il proverbio precedente e tranne le dovute conclusioni.
 
NO PRESTAR FEDE A OM CHE GIURA, A CAVAL CHE SUDA E A DONA CHE PIANZE – Spergiuri, il doping nei concorsi ippici, la lacrima facile.
 
TI PARLA QUANDO CHE PISSA LE GALINE – Come dir Taci. Questo perché le galline non pisciano: fanno tutto insieme.
 
NÉ A TORT, NÉ A RESON, NO FARTE METER EN PRESÓN – No sta’ far monàe.
 
NO SE FA MAI FADIGA A FAR LE ROBE O A ’MPROMETERLE EL MES DEL MAI E L’AN DEL MIGA – Le famose Calende Greche.
 
PAN VIN E ZOCA, LASSA PUR CHE FORA EL FIOCA – Se ti prepari per tempo, se sei previdente, non puoi avere paura delle calamità.
 
QUANDO SE CREDE DE ESER A CAVAL NO SE È GNANCA EN PE’ – Mai dormire sugli allori o pensare di essere vicini al traguardo solo perché la sella è comoda.
 
I PENSERI I È DRÈ ALA VIA: CHI LI TOL SU, CHI LI PARA VIA – Ma cosa c’è in concreto dietro questo benedetto angolo tanto temuto eppure tanto desiderato, oggetto comunque dell’umana curiosità?
 
LIGA L’ASEN EN DO CHE VOL EL PARON – Non capisco ma mi adeguo.
 
EL SIOREDIO EL LASA FAR, MA NON STRAFAR – Peccare è umano, perseverare…
 
FINÌ LA MESA, FINÌ ANCA LE CANDELE – Andate in pace lo stesso.