Il cammino di Assisi/ 3ª puntata – Di Elena Casagrande
Percorrendo antichi sentieri lungo la Via Romea e lungo la Valle Santa arriviamo alla Verna, dove San Francesco ricevette le stimmate. Da qui scendiamo a Sansepolcro
La fontana di Frassineta.
(Link alla puntata precedente)
A Molino di Corezzo il signor Alfredo ci saluta dal balcone
Dopo il lauto pranzo a Badia Prataglia ripartiamo rinfrancati.
Il sentiero 73 non è segnalato benissimo, ma riusciamo comunque a raggiungere la località «4 VIE» (a testimonianza dell’importante nodo viario della zona, fin dai tempi di Roma) e Frassineta, con la sua fontana dall’acqua chiara e fresca.
Siamo nella Valle Santa. Dal balcone di una casa, a Molino di Corezzo, ci saluta un vecchietto.
Si rivolge a Teo: «Tutto bene, eh?» – Mi indica con la mano. – Tu la tua forza ce l’hai davanti!»
Io sorrido, un po’ imbarazzata. Si chiama Alfredo e ha voglia di parlare. In pochi minuti ci racconta la sua vita.
Lui è rimasto vedovo da giovane ed ha orgogliosamente cresciuto da solo i suoi figli. Ora vivono qui, con le rispettive famiglie.
Ci tiene a sottolineare che non si è più risposato. Sentendolo chiacchierare esce sul poggiolo la nuora. Saluta e, teneramente, lo abbraccia.
Il paesino di Biforco dall’alto.
La frazione di Biforco era un importante bivio tra la Via Romea e Valle Santa
Dopo una scorpacciata di more selvatiche arriviamo a Biforco. Da qui, infatti, si biforcavano due antiche vie: una diretta a Cesena e Cervia, lungo la Via del Sale o lungo la Via Romea (oggi la E 45 e la E55), l’altra diretta verso la Verna.
Tra queste poche case, immerse tra i monti, mi sembra che il tempo si sia fermato al 1940-1950.
C’è una vecchia pompa di benzina abbandonata, la Chiesa di San Michele, un inaspettato ufficio postale attivo ed il circolo-bar ARCI. I villeggianti, col primo settembre, torneranno a casa (per lo più a Firenze) e Biforco si svuoterà. Solo pochi “eroi” rimarranno.
Fiorella e Silvia manterranno sempre accesa una stella luminosa alla finestra del bar: un faro nel buio dell’inverno! Veniamo a sapere che Fiorella è la sorella della moglie di Alfredo. Le raccontiamo di averlo incontrato. Alloggiamo da Rossana. Ci chiede di dormire col sacco a pelo sopra il letto e di non usare le lenzuola, dato il prezzo di favore che fa ai viandanti.
A cena scaldo un risotto in busta, preso a Badia: poco peso nello zaino, massima resa, dicono i pellegrini.
Sarà. Ma io rimango delusa.
I tronchi argentei delle Foreste Sacre.
Percorrendo il Sentiero delle Foreste Sacre sento che San Francesco è ancora qui
Fa freddino alle 7, quando imbocchiamo la discesa per Rimbocchi. Il bar, purtroppo, è chiuso: niente caffè.
«Teo, senti che profumo nell’aria! Il forno deve essere aperto… per forza.»
Il mio naso, infatti, non sbaglia. La colazione è assicurata. Scelgo la crostata di more: ottima. Lo zaino lo riempio con la schiacciata ai pomodorini. Rimbocchi è famosa per il pane.
Arrivano altri clienti che si mettono in fila ed io sono felice: mi sembra di essere tornata alla civiltà. Anche Teo è soddisfatto.
Fuori dal negozio cominciamo a seguirci due cagnolini, probabilmente due «guardiani del cammino».
Ci accompagnano fino a Poggio Montopoli. Da lì imbocchiamo il percorso alternativo del Sentiero delle Foreste Sacre. La scelta è azzeccata.
Si cammina nel silenzio, prima tra alberi “argentati”, poi tra rocce ricoperte da morbidi velluti di muschio. L’atmosfera non è solo magica, è davvero sacra. Si respira un’aria diversa e comincio a pensare a San Francesco.
La salita alla Verna.
Sul Cammino mi capita anche di incontrare la professoressa del Liceo Prati
Mentre continuo, assorta, in questa sorta di trance ipnotica, istintivamente alzo lo sguardo a sinistra e quasi mi prende un colpo.
«Oddio, è la rupe della Verna!»
«Sì, – mi dice Teo. – È bellissima.»
Col cuore in gola “scaliamo”, dal basso, una vecchia mulattiera, fino alle porte del Santuario. È emozionante.
Qui San Francesco ricevette le stimmate. Sento forte la Sua presenza e sarà così fino ad Assisi. Sembra che Francesco sia qui, vivo, ora. Il suo messaggio è ancora attuale.
Osservo la roccia dove dormiva e la sua tunica. Sosto alla Cappella delle stimmate. Niente foto. Solo raccoglimento.
Con Teo decidiamo di stare a Messa. In Chiesa si siede davanti a noi una signora. La scruto.
«Ma sì: è la mia professoressa di matematica del liceo!» – Sussurro a Teo.
Lui mi dice che ho le allucinazioni e che non posso averla riconosciuta, da dietro.
«Non mi sbaglio», – gli rispondo.
Infatti è proprio lei! È qui grazie alla nipote, la mia amica Cecilia, che le ha regalato questo pellegrinaggio. Felice ci augura buon cammino.
Davanti al Santuario della Verna.
A Caprese, per pochi minuti, non ci fanno vedere la casa natale di Michelangelo
Non ci fermiamo alla Verna. Proseguiamo tra i boschi verso Chiusi. È ora di pranzo e, qui, va forte il tartufo.
Vabbè: “sacrifichiamoci” con gli gnocchetti di patate ai funghi e tartufo.
Purtroppo, però, siamo di corsa. C’è ancora tanto da camminare. Mancano circa 12 km e optiamo per l’alternativa della strada.
A Caprese, ove nacque il mitico Michelangelo Buonarroti, ci aspetta Alessandro, il proprietario del ristorante-hotel la «Buca di Michelangelo».
Ha deciso di mettere a disposizione dei pellegrini un mini-appartamento fuori dal centro, con cena e colazione ad un prezzo «calmierato»: bravo.
Dato che mancano 15 minuti alla chiusura della casa-museo di Michelangelo, tentiamo la visita-lampo. Niente da fare. La custode ci consente solo di vederla dall’esterno.
«Tornate domani. Io chiudo», – ci dice.
«Peccato che siamo pellegrini e che domani ce ne andremo all’alba! – Le dico. – Basta un’occhiata veloce»
Ma lei è irremovibile.
La cattedrale di Sansepolcro.
Piero della Francesca, col suo Risorto, vale da solo il viaggio a Sansepolcro
La tappa di oggi ci porta dalle montagne alle pianure dell’Alta Valtiberina toscana. Dopo la diga di Montedoglio, infatti, si lasciano i crinali e si comincia a scendere verso i campi di mais e le coltivazioni di tabacco, vicino al Tevere, fino a Sansepolcro.
Cerchiamo di camminare di buon passo perché c’è tanto da visitare in città. Lasciamo gli zaini dai Servi di Maria, dove pernottiamo e poi via verso la Cattedrale, famosa per l’Ascensione del Perugino.
Proseguiamo poi verso il Museo Civico. La Resurrezione di Piero della Francesca è in restauro, ma una custode (evidentemente molto più gentile di quella di Caprese) alza il nylon e ce la mostra.
Alla finestra lì davanti indica la casa del pittore e ci fa notare che gli occhi del Risorto sono allineati col suo studio: impressionante.
Ora posso dedicarmi al Museo delle Erbe Aboca, sito nel palazzo secentesco della famiglia Bourbon del Monte Santa Maria.
Percorrerne le sale è un viaggio sensoriale. Il bello è che si possono toccare ed odorare erbe e fiori e, in più, si possono ammirare collezioni enormi di vasi da farmacia, strumenti di distillazione e libri botanici.
Il tutto seguendo un iter che va dalla spezieria del 1600 al laboratorio fitochimico del 1700, alla farmacia del 1800.
A piano terra si trova il negozio per acquistare i loro prodotti. Continuano ad entrare clienti. A noi non resta che cercare un bel ristorantino.
Dopo tanta bellezza e tanti profumi, va soddisfatto il gusto.
Elena Casagrande
(La 4ª puntata del Cammino di Assisi sarà pubblicata mercoledì 19 aprile 2023)
Al Museo delle Erbe Aboca.