Autonomie di Trento e Bolzano, una storia da rileggere oggi / 17
Schieramenti in stallo – Di Mauro Marcantoni
L’intesa sembrava sempre più vicina. Nel corso dell’incontro del 16 dicembre 1964 a Parigi tra i Ministri degli Esteri italiano Giuseppe Saragat e austriaco Bruno Kreisky, si era giunti alla definizione di un’ipotesi circa la questione sudtirolese, subordinata, per precisa richiesta di Kreisky, al consenso del suo Governo e al parere dei sudtirolesi.
Per questo, il Ministro incontrò l’8 gennaio 1965 a Innsbruck una delegazione della Volkspartei: una riunione infuocata, in cui i sudtirolesi esclusero la possibilità di aderire all’ipotesi presentata da Saragat e Kreisky, dichiarandosi insoddisfatti per la mancata attribuzione di nuove competenze alla Provincia di Bolzano.
L’Austria prese atto del diniego e lo comunicò all’Italia, avanzando contestualmente la richiesta di riaprire la discussione su 13 delle misure non accolte.
Il Governo italiano si dichiarò disposto a riprendere i contatti bilaterali, a condizione che la nuova impostazione delle trattative comportasse la caduta dei vincoli precedentemente stabiliti, soprattutto quello relativo all’istituzione di una Corte arbitrale per garantire, in sede internazionale, l’attuazione da parte dello Stato italiano delle misure previste: l’Italia preferiva rimettersi al parere della Corte internazionale de L’Aia, così come previsto dalle raccomandazioni dell’ONU e dalla Convenzione europea per controversie relative ad accordi bilaterali.
Per tutto il 1965 e parte del 1966, dunque, le trattative internazionali si fermarono.
E non mancarono, per questo, polemiche sull’atteggiamento della Volkspartei. Lo stesso Kreisky attribuì il «no» del partito sudtirolese a mere ragioni di schieramento politico (Kreisky era socialista, mentre la SVP era strettamente collegata al Partito Popolare austriaco).
Magnago, dal canto suo, si sforzò di smentire decisamente questa tesi: l’unica ragione del rifiuto, secondo lui, era l’impossibilità, da parte della Volkspartei, di rinunciare a quelle istanze che non erano state prese in considerazione nella proposta Saragat-Kreisky (e che sarebbero, in effetti, state accolte nel 1969 con l’approvazione del Pacchetto finale).
Il 10 gennaio del 1965, a due giorni dall’incontro di Innsbruck, venne diffusa la clamorosa notizia della pubblicazione del testamento di Luis Amplatz.
Si trattava di un documento compromettente, in cui venivano chiamati in causa direttamente, tra gli altri, Kreisky e il capo della polizia nordtirolese.
Kreisky negò ogni cosa, a eccezione di un colloquio avuto con Georgv Klotz, nel febbraio del 1959, in cui tuttavia sostenne di aver cercato di mettere in guardia il giovane sudtirolese e i suoi compagni rispetto alla scelta del terrorismo come via politica.
Il fatto, in ogni caso, contribuì a prolungare lo stallo nella trattativa internazionale tra Austria e Italia.
L’ipotesi Saragat-Kreisky venne abbandonata. A consentire la ripresa del confronto diplomatico tra i due Paesi fu, alcuni mesi più tardi, un incontro non ufficiale tra il Presidente del Consiglio Aldo Moro e il Cancelliere austriaco Klaus, tenutosi il 26 agosto 1965 a Cavalese.
Quello stesso giorno, a Sesto Pusteria, un gruppo di terroristi si avvicinò alla caserma dei carabinieri di Sesto e sparò all’interno da una finestra, colpendo a morte due carabinieri. Gli episodi terroristici continuarono senza tregua.
La questione altoatesina fu anche al centro di un lungo dibattito sulla politica estera tenuto dal presidente del Consiglio, Aldo Moro, alla Camera il 13 ottobre 1965.
Egli ribadì quanto aveva già sostenuto nel discorso di inizio mandato: si dovevano utilizzare le conclusioni della Commissione dei 19 come base per ogni futura riflessione sulle misure da adottare all’interno dell’ordinamento italiano.
Confermò, inoltre, il proposito di trovare un accordo con l’Austria riguardo alle modalità di chiusura della controversia.
Infine, assicurò l’impegno del Governo nella lotta – a tutti i livelli – contro il terrorismo, dicendosi sicuro di poter contare sulla «piena ed effettiva collaborazione tra i servizi di sicurezza» di Italia e Austria.
In realtà, la strategia dei terroristi mirava proprio a sabotare ogni tentativo di accordo tra i due Paesi sulla questione sudtirolese.
Mauro Marcantoni
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