Dialogo con Carlo Bonomi al Festival dell’Economia di Trento

«Dobbiamo essere realisti: non abbiamo materie prime. Le sanzioni alla Russia non stanno producendo grandissimi effetti»

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Un riformismo competitivo. Ecco la ricetta, alla conclusione del Festival dell’Economia di Trento edizione 17, del numero uno di Confindustria, Carlo Bonomi.
Che sulla situazione geoeconomica internazionale ha ammesso: «Dobbiamo essere realisti: non abbiamo materie prime. Le sanzioni alla Russia non stanno producendo grandissimi effetti.
«È significativo che nei sei pacchetti di sanzioni alla Russia il gas non sia ancora stato toccato.»
E poi: «L’integrazione europea è nata e cresciuta nell’industria e in questi mesi vediamo come l’industria sia un tema di sicurezza nazionale».
 
Quali scenari dopo il conflitto in Ucraina?
«Credo che ci sarà sempre la globalizzazione. Ma sarà diversa. Dobbiamo scegliere se tornare alla logica dei blocchi contrapposti o avviare un processo di pace che coinvolga la Russia e la Cina» – ha detto il presidente di Confindustria a Trento.
Bonomi è reduce da un incontro a Praga di Business Europe: «Polonia e Paesi Baltici – ha raccontato – hanno un approccio molto duro e deciso sulle sanzioni.
«Il presidente ceco, che sarà presidente di turno dell’Ue dal primo luglio, ha dichiarato di avere intenzione di puntare sull’industria europea.
«La manifattura è un tema di sicurezza nazionale».
 

 
Il presidente Bonomi ha anche rivendicato per l’Italia uno dei minori tassi di inflazione in Europa, grazie all’assorbimento dei costi energetici nelle filiere industriali.
Bonomi ha anche rimarcato che quello del salario minimo non è un tema di Confindustria:
«I nostri salari sono tutti sopra i 9 euro.
«Il problema sono le false cooperative, i contratti pirata. Non capisco, poi, perché i sindacati firmino contratti diversi per i metalmeccanici. In Italia il 90% del mercato del lavoro è soggetto a contrattazione».
Secco, il numero uno di Confindustria, anche sul tema del costo del lavoro: «Abbassarlo è l’unico modo per mettere risorse nelle tasche dei lavoratori».
 
«E al tempo stesso garantire le aziende, – prosegue. – Non sento nessuna proposta dal ministro del lavoro Orlando.
«Ecco la mia: 16 miliardi di euro l’anno da destinare per due terzi ai lavoratori e per un terzo alle imprese. Ne vengono fuori 1.223 euro a lavoratore sotto i 35.000 euro, quelli che soffrono di più.
«Altro che una tantum da 200 euro, che se ne va con la prima bolletta. I 16 miliardi dove li troviamo? Riconfigurando la spesa pubblica da mille miliardi, risparmiando l’1,6%.»
 

 
Altra stoccata al governo: «Confindustria ha solo 242.000 lavoratori su 7 milioni che devono rinnovare il contratto. La pubblica amministrazione ne ha oltre due milioni!».
E poi, le riforme. Per Bonomi non ci sono più scuse, con il Pnrr. Serve un riformismo competitivo.
«Ma attenzione: le risorse del Pnrr sono in larga parte debito. Per ripagarlo, bisognerà crescere. Non ci si può permettere di rinviare le riforme, bloccate troppe volte dai partiti, in perenne campagna elettorale: «Le decisioni che prendiamo oggi avranno conseguenze per i prossimi vent’anni».
Poca fiducia nel ddl concorrenza: è fermo da un anno e uscirà molto annacquato.
«Infine le diseguaglianze: si combattono solo con la crescita. Non sono diseguaglianze di oggi, per Bonomi, ma affliggono l’Italia da 160 anni: di genere, generazionali, territoriali, di competenze.»