Un libro dedicato alle stufe a olle – Di Daniela Larentis
Presentato a Trento il volume «Racconti al caldo delle stufe a olle» di Mauro Neri e Silvia Vernaccini – Intervista agli autori
Silvia Vernaccini e Mauro Neri.
Mercoledì 30 ottobre 2024, presso la Fondazione Caritro di via Calepina a Trento, è stato presentato il volume «Racconti al caldo delle stufe a olle», scritto a quattro mani da Mauro Neri e Silvia Vernaccini e pubblicato dall'Associazione Antiche Fornaci di Sfruz.
A moderare l’incontro il presidente di Pro Cultura Arrigo Dalfovo, che ha dialogato con gli autori.
Hanno sottolineato il sindaco di Sfruz Andrea Biasi e Patrizia Poli, presidente dell’Associazione Antiche Fornaci di Sfruz, in un passo dell’introduzione:
«Questo libro non è solo una raccolta di novelle; è piuttosto un viaggio intimo e coinvolgente nel cuore delle case e delle vite delle persone che hanno vissuto e utilizzato queste stufe. Attraverso le parole e le storie qui raccontate, non solo scopriremo le caratteristiche tecniche e funzionali di questi antichi strumenti di riscaldamento, ma anche le emozioni, le tradizioni e le relazioni umane che si sono intrecciate intorno ad esse. Le stufe a olle sono testimoni silenziosi di epoche passate, custodi di segreti familiari e portatori di legami generazionali.»
Alcune brevi note biografiche
Silvia Vernaccini, giornalista e scrittrice nata a Trento, conta al suo attivo numerosi libri di storia dell’arte, di narrativa per bambini (segnalata dal Ministero dell’Istruzione) e guide escursionistiche, nonché libri di gastronomia e folclore con cui ha vinto il cardo d’argento al Premio ITAS letteratura di montagna (2003).
L’autrice ama camminare lungo le valli del Trentino per conoscerne e apprezzarne anche gli aspetti culturali e ambientali minori e quindi valorizzarli attraverso guide turistiche e progetti a valenza regionale e nazionale.
È guida e accompagnatore turistico e docente presso l'Università della Terza Età e del tempo disponibile.
Mauro Neri, scrittore e giornalista trentino, ha dedicato gran parte della sua produzione letteraria al mondo dell’infanzia e dell’adolescenza, pubblicando fino ad ora più di duecentottanta libri, tra cui molti di fiabe, racconti e romanzi.
Ha scritto e pubblicato anche canzoni, testi teatrali, saggi storici, didattici e poesie.
Ha collaborato alla realizzazione di trasmissioni televisive e radiofoniche; tra i suoi romanzi ricordiamo «Il cavaliere delle Dolomiti» (Marsilio), «Il destino di Bacmor e Kelina e il mistero delle Dolomiti» (Panorama), «Kino, l’apostolo senza tempo dei migrantes messicani vittime del Muro» (Àncora); «All’alba di un giorno d’estate - Le indagini dello sbirro Antonio Cavazzani nella Trento di metà Settecento» (Edizioni del Faro, 2023).
Abbiamo avuto il piacere di incontrarli, porgendo loro alcune domande.
Insegna Antiche Fornaci Sfruz.
Come è strutturato il libro?
Mauro Neri: «Il libro è composto da 15 racconti legati all’evoluzione della stufa a olle, accompagnati da altrettante schede di approfondimento. È un format già sperimentato in un volume precedente dedicato al Monte Baldo, in cui abbiamo raccontato il territorio attraverso 42 racconti che intrecciano storia, archeologia, poesia e personaggi del passato e del presente.
«Lo stesso approccio è stato adottato per il libro Adagio sul sentiero Jacopeo d'Anaunia, strutturato in 35 racconti e schede informative, per offrire sia una parte letteraria che un approfondimento storico, scientifico e culturale. I racconti, pur essendo di fantasia, si basano sempre su elementi reali: eventi, personaggi o luoghi storici, ricordi, una sorta di leggende contemporanee ispirate alla realtà.»
Come è nata l’idea di scriverlo?
Silvia Vernaccini: «Le stufe a olle suscitano sempre grande interesse. Da guida turistica, ho notato che i visitatori rimangono sempre molto affascinati nel vederle al Castello del Buonconsiglio, a Castel Thun e in altri luoghi.
«È stimolante spiegare ai visitatori che in fondo anche la stufa a olle, oggi considerata bene culturale, segue l’evoluzione della storia dell’arte. In particolare, Sfruz, in Val di Non, era un importante centro di produzione di stufe tra il Settecento e l’Ottocento.
«Sebbene oggi la produzione sia cessata, l’Associazione Antiche Fornaci di Sfruz ha avviato da alcuni decenni una meticolosa catalogazione delle stufe, creando anche un database per catalogare tutte quelle distribuite nel vecchio impero, prima asburgico poi austro-ungarico, descrivendo le caratteristiche, il colore, i committenti ecc., un archivio di grande valore storico.»
L’evoluzione della stufa a olle ha seguito più una moda o una necessità?
Silvia Vernaccini: «Direi entrambe. La stufa a olle era un elemento diffuso in quasi tutte le abitazioni, diventando una soluzione indispensabile per il riscaldamento, che andava oltre il semplice caminetto aperto, ormai superato.
«È stato affascinante scoprire come la stufa a olle, nata dall’evoluzione del forno per il pane, si sia via via trasformata, prima nella classica stufa a muletto; le prime versioni presentavano colori sobri, ma col tempo si sono adattate alle diverse correnti artistiche.
«Nel Rinascimento troviamo stufe arricchite da decorazioni araldiche in tinte monocrome; con l’arrivo del Barocco, il bianco faentino diventa un tratto distintivo, mentre in epoca neoclassica compaiono le stufe a olle completamente bianche, come quelle che oggi vediamo a Castel Thun, in Val di Non.
«La famiglia Thun aveva commissionato agli artigiani Cavosi di Sfruz, noti fornelari, la realizzazione di queste opere. Oggi, queste antiche stufe sono restaurate e riadattate: l’apertura, invece di trovarsi in una stanza attigua come un tempo, è ora posta frontalmente.
«Oltre al valore storico, artistico e culturale, la stufa a olle ha assunto anche un’importanza sociale. Nell’epoca contemporanea è considerata un elemento di stile e pregio economico, ma in passato si trovava in ogni casa, anche in quelle più umili, e non solo nei castelli.
«La differenza stava nella dimensione e nella decorazione, ma non nell’uso: la stufa a olle rappresentava una necessità accessibile anche alle classi meno abbienti.»
Può farci un esempio di una stufa particolare tra quelle prese in esame?
Silvia Vernaccini: «C’è la stufa nella stanza del Vescovo a Castel Thun, che apparteneva al Vescovo Sigismondo Thun, probabilmente trasferita dal suo palazzo di Bressanone quando venne eletto principe vescovo. Su una formella è inciso il simbolo dell’agnello del vescovado di Bressanone, indizio che suggerisce sia stata smontata e rimontata per l’occasione.
Il titolo richiama un modo di stare in famiglia che sembra perduto...
Mauro Neri: «La stufa evoca l’idea del raccoglimento familiare, della famiglia riunita nella stube, con i nonni, i nipoti, tutti insieme, un momento che oggi si è perso.
«È stata testimone di discussioni, litigi, riappacificazioni tra mogli e mariti, fratelli, di momenti gioiosi.
«Il titolo può essere letto come un invito a raccontare storie ai nostri figli, nipoti, è un tramandare la nostra saggezza, le nostre tradizioni.»
Il quindicesimo racconto è particolare, può darci qualche anticipazione?
Mauro Neri: «Dopo i primi 14 racconti dedicati alle stufe, alcuni dei quali ispirati anche ai miei ricordi d’infanzia, ho immaginato di intervistare una stufa a olle.
«Questo espediente mi ha permesso di esplorare il mondo delle antiche fornaci di Sfruz, un omaggio a quella tradizione artigianale. Ho parlato per esempio dei fornelari, senza di loro non ci sarebbero stufe a olle, e di molto altro.»
«Il re in esilio e il piccolo Maùro» prende ispirazione da un suo ricordo d’infanzia?
Mauro Neri: «Sì, è nato da un ricordo d'infanzia. Ricordo la stufa a olle nella stanza di mia nonna, caricata dall’esterno.
«Una notte, lei all’epoca aveva 84 anni, sentendo dei rumori provenire dalla stufa mi svegliai spaventato, pensando fossero fantasmi.
«Da quel ricordo è nato il racconto che oggi fa parte della raccolta.»
Daniela Larentis – [email protected]
Stufa a olle - Castel Thun.