Ezio Bosso debutta in Arena di Verona – Di Sandra Matuella

Domenica 11 agosto va in scena un affresco di poesia medievale: i Carmina Burana

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Dopo i grandi eventi per i 50 anni di sodalizio artistico tra Plàcido Domingo e l’Arena di Verona, terminati domenica scorsa con il gala musicale verdiano dedicato a «Nabucco», al «Macbeth» e al «Simon Boccanegra», salutato con una lunga standing ovation di applausi e fuochi d‘artificio, un altro nome prestigioso della musica è in arrivo sul palco lirico più grande e antico del mondo: è il Maestro Ezio Bosso che domenica 11 agosto debutterà in Arena con i Carmina Burana, un grande «affresco di poesia medievale» in musica.
Protagonisti della serata insieme al Maestro Bosso sono l’Orchestra areniana, le straordinarie voci del Soprano Ruth Iniesta, del Controtenore Raffaele Pe e del Baritono Mario Cassi, il Coro diretto da Vito Lombardi e il doppio Coro di voci bianche – con oltre 60 bambini – A.d’A.MUS diretto da Marco Tonini e A.LI.VE diretto da Paolo Facincani.
 

 
Repertorio tra i più trascinanti e noti grazie alla costante presenza nel cinema e televisione, i Carmina Burana sono frutto del Medio Evo Imperiale e Bizantino e sono composti da 24 brani, musicati nel 1935 da Carl Orff: sono prevalentemente in latino, alcuni in alto tedesco antico ed uno in provenzale.
Sono tratti da una raccolta di testi poetici medievali dell’XI e XII secolo ritrovati nel monastero bavarese di Benediktbeuern, nei pressi di Bad Tölz in Baviera, e tramandati da un importante manoscritto contenuto in un codice miniato del Tredicesimo secolo, il Codex Latinus Monacensis 4550 o Codex Buranus: da qui il termine Carmina Burana, introdotto nel 1847 dallo studioso Johann Andreas Schmeller in occasione della prima pubblicazione del manoscritto.
 

 
Eseguiti in Italia per la prima volta nel 1942 al Teatro alla Scala di Milano, adesso i Carmina Burana tornano per la terza volta in Arena, sotto la «bacchetta» d’eccezione di Ezio Bosso: Cecilia Gasdia, la Sovrintendente della Fondazione Arena di Verona, alla conferenza di martedì scorso ha presentato questo evento.
«Abbiamo iniziato a pensare al Maestro Bosso già per la scorsa edizione ma problemi di calendario ci hanno impedito di realizzare il progetto. Per l’Arena, il cui Festival è nato nel 1913 e che da sempre ha come obiettivo quello di diffondere la cultura e l’amore per l’opera, è importante proseguire la propria vocazione garantendo la presenza di un indiscusso artista, i cui successi sul podio sono sotto gli occhi di tutti, e che è al contempo un grandissimo divulgatore, capace di ampliare il pubblico della classica in uno dei momenti storici più difficili per essa.»
 

 
In conferenza Ezio Bosso, prima di rispoindere alle domande, ha risposto così all’osservazione di Cecilia Gasdia:
«Quando mi ha chiamato la signora Gasdia per confermarmi questo immenso onore mi ha detto una frase che racchiude tutto: Quando ci parliamo noi musicisti le cose succedono.
«Ed è proprio così, e la partitura di Orff ne è un esempio, capace di inventare un suono di una parola antica. Un suono non ancora scoperto ma che diventa quel suono.
«Capace di essere inclusivo, didattico, propedeutico di ogni disciplina.»
 
Maestro Bosso come definirebbe i Carmina Burana?
«Un Inno alla vita in tutte le sue forme. Allo stesso tempo una partitura talmente immediata da restare su quel precipizio del non essere esplorata per troppa bellezza.
«A questo mi dedicherò con tutte le mie forze con tutti i miei compagni di viaggio: a questo rispetto e allo scavare insieme come in quei canti che da terra, parlando di vita, sapore, amore, fratellanza, portano a toccare il cielo e a guardarlo meglio.»
 

 
Cosa rappresenta per Lei l’Arena di Verona?
«L’Arena non ha paragoni ed è innegabile: è il palcoscenico dei sogni di tutti i direttori e cantanti e musicisti. E a volte dei loro genitori. È il palcoscenico dei sogni di amanti della musica e degli innamorati.
«Andare all’Arena è un gesto ricco di commozione, che fa la storia di chi c’è potuto essere e non è solo andare a un concerto, se ci pensate. Una responsabilità ancora più evidente per me, anche se la metto sempre in ogni cosa che faccio.»
 
Maestro in che senso l’Arena è il sogno dei musicisti, e a volte, dei loro genitori?
«Tanti veronesi lo sanno perché lo dissi senza remore nei miei concerti passati, è il sogno della mia mamma (e anche del mio papà).
«Perché Verona l’ha protetta negli anni della guerra. Quello che dissi fu: Se non ci fosse Verona, non sarei nato
«E l’Arena fu il primo regalo che potei fare insieme a mia sorella ai nostri genitori: farla tornare ad andare all’Arena dove non era potuta andare in quegli anni.
«E questo credo dica tutto, soprattutto la gratitudine che ci sarà in ogni gesto da direttore - e non solo - che vedrete in quei giorni.
«Quindi Grazie ancora Verona e grazie signora Gasdia e grazie Arena. Perché Verona è l’Arena e l’Arena è Verona. È proprio vero, i musicisti quando fanno tra di loro, esaudiscono desideri senza tempo.»
 
Sandra Matuella – [email protected]