Momenti di tensione, sciolti nel nome di Vittorio Iacovacci

Il lungo applauso ai carabinieri durante la protesta dei ristoratori. E i militari si tolgono il casco emozionati

I ristoratori italiani si erano radunati davanti a Montecitorio, per protestare contro l’ultimo divieto imposto loro per contrastare il dilagare della pandemia.
La protesta era più che legittima, dato che i ristoratori erano stati lasciati a organizzarsi il fine settimana tra Giovedì grasso, San Valentino e Martedì grasso, per poi sentirsi dire che avevano scherzato e che dovevano buttare via tutto, prenotazioni e derrate alimentari.
Un pasticcio all’italiana, anche col nuovo governo insediato, perché bastava far passare le festività e avvisare tutti che solo col mercoledì delle Ceneri avrebbero dovuto chiudere i battenti per alcune settimane. L’epidemia non avrebbe dilagato.
Quindi i ristoratori sono scesi a Roma per protestare, non tanto per avere i fantomatici ristori, ma per chiedere gli indennizzi per danni fatti.
E il nostro giornale, che pure ripone in Draghi molte speranze di riscatto, sarà sempre dalla parte di chi viene penalizzato nel nome del buonsenso calpestato.
 
Dimostranti esasperati e Carabinieri in tenuta antisommossa si sono fronteggiati come ai tempi del ’68 e la tensione è salita al cielo. Ma non si trattava di posizioni antagoniste per ideologia, ma per problemi contingenti, reali, immediati. La perdita dell’attività, del lavoro garantito dalla Costituzione.
Poi qualcuno si è ricordato del carabiniere ucciso stamattina in Congo mentre faceva il suo lavoro a fianco dell’ambasciatore italiano, morto anche lui, e ha gridato «Grazie!» alla volta dei militari dell’Arma.
In breve tutti i dimostranti hanno applaudito i carabinieri gridando «Bravi! Bravi! Bravi!».
A quel punto i Carabinieri si sono pian piano tolti il casco antisommossa e, con gli occhi lucidi di commozione, si sono rivolti ai dimostranti in segno di muta riconoscenza.
Il sacrificio del carabiniere Vittorio Iacovacci ha fatto il miracolo.