Il Cammino portoghese/ 5 – Di Elena Casagrande
Prima di Porto decidiamo di andare alla Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid: dopo la Messa del Papa rientreremo in Portogallo, sulla via di Compostela
Il ponte sul rio Águeda.
(Puntata precedente)
Lo stufato di agnello cotto nel coccio è la specialità della Regione
La tappa di oggi non è un granché. Il cammino passa tra paesini tutti apparentemente uguali.
Alle 10 arriviamo alla pastelaria Cininha di Aguada de Baixo. I locali stanno gustando dolcetti, seduti ai tavolini.
Per loro il tempo scorre lento. Io mi prendo un croissant con fiambre (prosciutto cotto) e formaggio. Non manca molto ad Águeda, una cittadina fondata lungo la via romana per Porto.
Si entra attraversando il ponte sul fiume. A cena andiamo in un una taverna adocchiata all’arrivo, al di là del rio.
Chiedo informazioni sulle 7 Meraviglie della cucina portoghese e i proprietari, con orgoglio, ci portano la specialità in gara: la «chanfana».
È uno stufato de carneiro (di agnello) cucinato per ore in un coccio, con del vino rosso, nello stesso forno a legna usato per il leitao (porcellino).
Si scioglie in bocca. Lo servono con due tipi di patatine (fiammifero e chips) e insalata. Alla faccia di chi pensa che in Portogallo si mangi solo baccalà.
La Chanfana de carneiro (lo stufato di agnello).
I Pellegrini di Fatima camminano per tutto il giorno fino a sfinirsi
Al ristorante, visto il nostro entusiasmo, ci fanno pure visitare il forno e le cataste di legna, sul retro. Purtroppo è ora di tornare a casa.
Alla caserma dei pompieri dormono con noi due pellegrini di Fatima.
Sono due signori di mezza età, all’apparenza in forma. Uno dei due, steso sul letto, piange. È al telefono e dice che non riesce a camminare. Singhiozza e sembra implorare pietà. Io sono sconvolta dalla scena.
Alle 2 del mattino si rimette in marcia col suo amico. Prego che ce la faccia. Per i portoghesi questo pellegrinaggio è un voto e un sacrificio. Percorrono a piedi anche 60 km al giorno per 3-5 giorni, dipende da dove partono.
Camminano tutto il giorno, su strada (niente sentieri per fare prima) e dormono pochissimo. Non possono fallire.
Portano con sé solo una bottiglia d’acqua e si rifocillano ai furgoncini che li supportano. Noi, in confronto, felici e contenti, sembriamo dei turisti.
La caserma dei pompieri di Águeda.
In cammino si seguono le frecce gialle, anche lungo i binari del treno
Ripartiamo alle 5 e mezza. Fa freschetto e indossiamo il pile.
È tutto chiuso. Per fortuna la pasticceria-panetteria alla fine di Mourisca do Vouga apre alle 7: possiamo mangiarci una brioche e berci un galao (latte macchiato).
Poco dopo incontriamo un bel ponte medievale chiuso alle auto e la natura torna protagonista con scorci poetici. Ad Albergaria A Velha un vecchietto ci racconta del suo viaggio a Milano con la banda del paese.
È contento di parlare con degli italiani. Carrimbiamo (timbriamo) la credenziale dai VVF e poi ci spariamo la merenda di metà mattina: sigari di pasta sfoglia, formaggio e prosciutto e fagottini di chouriço (salsiccia alla paprika) da «Danela».
Il cammino ora si fa duro, perché è in salita. Le forze cominciano a mancare.
«C’è un ristorante, sulla Nazionale. Ci fermiamo?» – Chiedo a Teo.
Detto fatto: sardine alla griglia per me e bistecca con riso per lui, più un’insalata mista e patate bollite da condividere.
«Qui non si muore certo di fame!»
Dopo tanti attraversamenti sulla nazionale e tratti lungo la ferrovia arriviamo a Oliveira de Azemeis, con la sua Chiesa de São Miguel, in cima a una ripida scalinata.
In caserma incontriamo tre ragazze spagnole in bici. Fanno anche loro il cammino.
Freccia del cammino lungo la ferrovia.
Prima di Porto decidiamo di interrompere il cammino per qualche giorno
L’indomani ci perdiamo nei pressi di Santiago de Riba, ma riusciamo a raggiungere São João de Madeira grazie alle indicazioni di un camionista.
La città è nota per la produzione di scarpe e cappelli. Prima di ripartire per Porto facciamo pausa davanti alla Ciminiera Bianca, che ricorda una delle tante fabbriche di lana-cotta della città.
Teo, intanto, comincia a parlarmi dei pasos» (le statue del Cristo e della Vergine, che sfilano nelle processioni pasquali spagnole) esposti a Madrid, per la Via Crucis della Jornada Mundial de la Joventud 2011 (la Giornata Mondiale della Gioventù).
La mia Siviglia partecipa con la Virgen de Regla, della Confraternita dei Panettieri e, al solo pensiero, mi viene il magone.
«Perché non andiamo a Madrid? – Mi chiede Teo. – Dai, vediamo se troviamo un’auto. Poi riprenderemo il cammino.»
Entriamo in biblioteca per cercare informazioni. L’impiegata ci indica una società che «aluga carros» (affitta auto).
La troviamo chiusa!
Per fortuna in città c’è un’altra agenzia. Ha solo una Fiat Panda. La prendiamo, anche se siamo un po’ scettici.
«È um bom carro» (È una bella macchina) – ci dice la signora che stende il contratto.
È l’unica disponibile e ce la facciamo andare bene.
Igreja de São Miguel di Oliveira de Azemeis.
Con una Fiat Panda andiamo a Madrid alla JMJ di Papa Benedetto XVI
Salire su un’auto dopo più di 10 giorni di cammino fa sempre strano. Ora ci aspettano 600 km e la nostra vettura è potente quanto una moto. Non facciamo pausa sulla A25, se non a Vilar Formoso, alla frontiera con la Spagna e poi ad Avila, per mangiarci due patatine e berci una coca-cola. La Panda sfreccia più che può, anzi…sobbalza! Spero che non decolli!
Il giallo della Castiglia ci apre il cuore: per noi è tutto così familiare. Alle 5 del pomeriggio arriviamo a Madrid.
Parcheggiamo alla Moncloa e da lì, in metrò, andiamo a Colón.
Una marea di giovani ci precede e ci segue. La capitale ci accoglie con un abbraccio caldo, in tutti i sensi.
Vediamo la Via Crucis su uno dei maxischermi della piazza, sino alle 22 circa.
Poi visitiamo qualche stazione, prima di tornare alla macchina e cercare un hotel. La città è zeppa di gente.
«Speriamo di trovare da dormire», – dice Matteo.
Sino ad ora è andato tutto liscio: nessun intoppo.
Senza faticare molto, lungo la Circonvallazione di Madrid - la M30 - vedo un NH Hotel. Ha ancora una stanza libera per noi: un miracolo!
Alle 2, finalmente, ci corichiamo.
L’ingresso in Spagna.
Quanta emozione e quanta agitazione prima di entrare a Cuatro Vientos
A colazione mi mangio 3 ciambelle e mi bevo una bella spremuta per caricarmi per bene. Teo va sul salato.
Siamo diretti a Cuatro Vientos, l’aeroporto militare ove si terrà la Veglia e la S. Messa con Papa Benedetto.
Seguiamo tre pullman pieni di ragazzi. Ci fermiamo dove lo fanno loro. Facciamo un po’ di spesa in un vicino supermercato Hipercor e la mettiamo negli zaini: non si sa mai! Di lì il trenino della Cercania ci porta all’ingresso della spianata della JMJ.
Canti, colori, bandiere e una marea ordinata di ragazzi invadono la strada principale di accesso.
Gli abitanti dei condomini vicini salutano. Noi non abbiamo il pass. Teo si è informato e potremo farlo all’interno.
La Guardia Civil inizialmente ci blocca, ma, spiegata la situazione, dopo alcune domande, ci fa passare. Veniamo assegnati al settore F8. Il sole già picchia.
Teo, che è stato alle GMG di Toronto e Colonia, sceglie un posto vicino alle barriere.
«Qui ci sarà l’ombra degli striscioni» - dice.
Non so come, ma riesce anche a trovare un pallet. Ci stendo sopra le cappe ed i materassini: la nostra postazione è allestita. Le tende sono proibite.
La nostra postazione a Cuatro Vientos.
Un uragano improvviso durante la Veglia non ferma la preghiera
Il pomeriggio passa in maniera piacevole, tra le canzoni della JMJ e le testimonianze di chi racconta la sua esperienza di fede. Ci sono anche i pompieri, con le autobotti, per rinfrescarci. Però, tutte le volte che arrivano al nostro settore, l’acqua è finita. Mangiamo polvere. Per il resto tutto è ben organizzato, a parte i bagni, che sono pochi. Ci vuole un'ora e mezza per entrarci! Siamo vicini a 4 ragazzi di Vicenza, a 4 ragazze dello Zambia e a molti californiani e messicani. Al bar Arturo hanno finito il caffè, ma offrono acqua a volontà.
Quando la sera arriva il Papa, un uragano improvviso ci travolge con lampi e tuoni. Il cielo diventa scuro. Il vento ha una forza tale che sembra voler sradicare le barriere dove siamo rinchiusi e tutto quanto si trova lì.
Sono attimi di terrore. Cade anche un faro delle torrette di illuminazione del palco. Guardo Teo e gli dico:
«Ma cosa ci faccio qua?»
Comincia a piovere forte ed io odio la pioggia. Presto la mia coperta tecnica alle ragazze zambiane e mi metto la cappa.
«Ha da passà ’a nuttata» – sussurro.
Lo dico sempre, quando sono in situazioni spiacevoli. La Veglia continua e, dopo i fuochi di artificio, riesco anche a dormire per qualcheora. Domani, dopo la Messa, potremo tornare in Portogallo, sul nostro cammino.
Elena Casagrande
(La 6ª puntata del Cammino portoghese sarà pubblicata mercoledì 11 gennaio 2023)
Fuochi d’artificio dopo l’uragano.