«I Paesi sviluppati sono in bancarotta: Game-over»
A Giurisprudenza, Laurence J. Kotlikoff ha parlato di un sistema andato in tilt
Non ha usato mezze parole, Laurence Jacob Kotlikoff per definire la situazione finanziaria internazionale.
«È il momento di guardare in faccia la realtà: i paesi sviluppati sono in bancarotta adesso, non fra 50, 30 o 10 anni! Il mondo industrializzato ha operato per sei decenni un enorme schema Ponzi e sta portando i nostri paesi, i nostri figli e noi stessi alla rovina.»
«Game over» è, in sostanza, uno schema arrivato al suo epilogo, per il professore della Boston University, intervenuto questo pomeriggio alla Facoltà di Giurisprudenza, nell'ambito della settima edizione del Festival dell'Economia.
A introdurre i lavori Ferdinando Giugliano, editorialista del «Financial Times».
Laurence J. Kotlikoff professore di economia alla Boston University, oltre ad essere stato consulente per il Fondo Monetario internazionale e per la Banca d'Italia, è famoso anche per aver tentato la corsa alla Casa Bianca, come candidato di un movimento indipendente.
Ed è infatti sull'America che si è concentrata la relazione dell'economista.
«L'America, al pari degli altri paesi sviluppati, è in bancarotta. I politici ci hanno mentito e lo hanno fatto per essere di nuovo eletti. L'elettorato del resto non vuole sentire la verità. Lo schema Ponzi – ha chiarito Kotlikoff – ci ha portato sull'orlo della bancarotta, noi abbiamo creato una sorta di grande catena di Sant'Antonio che funziona in questo modo: il governo si rivolge ai giovani e dice loro “ho bisogno di denaro da te, questo prelievo lo chiamo tasse e queste tasse serviranno per gli anziani. Ma non preoccuparti, ti restituirò queste tasse con gli interessi”. Si tratta, in sostanza, di una promessa fatta dal governo ai giovani, ma questo non è altro che un debito implicito, che non viene registrato sui libri contabili.»
La crisi del debito sovrano ha focalizzato l'attenzione sul debito ufficiale, mentre il debito implicito sarebbe di dieci volte maggiore.
«Partiamo da ciò che definisco il gap fiscale – ha proseguito Laurence Kotlikoff – che è uguale al debito ufficiale più il debito non ufficiale. Ebbene, il gap fiscale dei paesi sviluppati è enorme. Negli Usa è pari a 211.000 miliardi di dollari, 211 triliardi, è 14 volte il Pil, mentre il debito ufficiale si ferma a 10.000 miliardi di dollari.
«Il gap greco è 12 volte più grande del Pil, il gap tedesco 3 volte più grande del Pil. Per chiudere il gap fiscale americano, per ripianare questo enorme debito, bisognerebbe aumentare del 64% le tasse, oppure tagliare sussidi e pensioni del 40%, mentre per chiudere il gap fiscale tedesco basterebbe aumentare le tasse del 13% o tagliere sussidi e pensioni dell'11%.»
La situazione americana è sull'orlo del collasso.
«Questo perché la spesa sanitaria è senza controllo come pure il sistema di welfare, mentre i paesi europei anche se hanno una demografia peggiore rispetto agli Usa sono riusciti a mettere in atto importanti riforme del sistema pensionistico, oltre ad avere un controllo diretto sulla spesa per la sanità.»
Ma soprattutto l'America non risparmia.
«Il mio paese spende tutto ciò che guadagna, i paesi che non risparmiano non investono e non possono crescere. Basti pensare – ha commentato Kotlikoff – che il reddito medio, negli Usa, aggiustato all'inflazione, non è più elevato di quello del 1964. Il grande sogno americano si è infranto, i nostri figli non avranno una vita migliore della nostra, abbiamo fatto cose fantastiche per i nostri anziani, sia ricchi che poveri, ma a scapito dei nostri figli.»
Si è arrivati al famoso «game over».
«Il deficit aumenta di anno in anno, il gap fiscale in America è cresciuto di 6.000 miliardi solo l'anno scorso, quando tutta la generazione dei baby boom arriverà alla pensione, essi riceveranno l'85% del Pil, sarà un conto salatissimo.»
Poche le scelte che si possono fare per evitare il tracollo economico.
«Io ed altri economisti abbiamo individuato quelli che abbiamo chiamato i Piani viola, un colore scelto perché è la combinazione di rosso e blu, i colori dei due partiti americani, i repubblicani e i democratici, a indicare che questi Piani valgono per entrambi. I Piani viola sono una sorta di manifesto per risolvere la questione fiscale, dell'energia, la sanità, le pensioni.»
L'economista ha quindi spiegato come, a suo avviso, il sistema bancario, che ha causato l'attuale crisi, deve muoversi per evitare la bancarotta.
«Nelle banche c'è molta opacità, chiedono i soldi ai risparmiatori, ma poi con quei soldi giocano per così dire all'azzardo sul mercato finanziario. Questo è troppo pericoloso, dobbiamo avere la massima trasparenza. Bisognerebbe perciò impedire che le banche prendano a prestito troppi soldi, impedendo il loro indebitamento. Le banche dovrebbero costituire dei fondi, diventare una sorta di fondo aperto, senza debiti. Solo così il sistema diventerà più stabile e non ci saranno più fallimenti.»