Pnrr: «Le esigenze del territorio tra opportunità e ostacoli»

I 230 miliardi di euro del Pnrr destinati all’Italia stimolano speranze ma anche appetiti

Aprono opportunità ma favoriscono anche preoccupazioni.
Disegnano scenari di fiducia ma provocano anche incertezza e rischi.
Una bussola per capire come orientarsi, dal livello europeo a quello nazionale alla scala provinciale trentina, nell’incontro organizzato dal Coordinamento Giovani imprenditori del terziario di Confcommercio Trentino.
 
Subito un richiamo alla responsabilità. Lo ha proposto l’europarlamentare Herbert Dorfmann:
«Ricordiamoci che il Pnrr non è un regalo dell’Europa, ma un debito comune. Dei 230 miliardi che riceverà, l’Europa dovrà restituirne 127.»
Dorfmann ha anche sottolineato il peso della sfida per l’Unione Europea: «È un esperimento. Se fallisce, di debito comune non si parlerà più e l’Europa tornerà al debito sovrano».
L’Italia, da sola, beneficerà di circa il 25% dei mille miliardi previsti come risorse di questo che è definito come il «Piano Marshall» del Terzo Millennio.
Le criticità del Pnrr: il vincolo di spesa entro il 2026, la mole di burocrazia, il monitoraggio e controllo da parte dell’Ue.
 
Dorfmann si è detto dispiaciuto del fatto che questi fondi non abbiano previsto il coinvolgimento del Parlamento europeo.
La governance è nelle mani degli Stati membri in un’ottica di gestione europea. L’Italia ha messo in piedi una governance sofisticata, con cabine di regia nei ministeri.



Il 40% dei fondi andrà agli enti territoriali: Regioni, Province, Comuni. Il 40% è destinato al Mezzogiorno:
«Ma il Sud non è mai riuscito nemmeno a utilizzare tutti i fondi strutturali ordinari» ha rimarcato l’europarlamentare altoatesino.
«Il 40% andrà alla transizione ecologica, il 20% alla digitalizzazione e il 10% alla coesione sociale. In Trentino, il Pnrr prevede oltre 1,3 miliardi di euro. 930 milioni sono destinati al bypass ferroviario.»
 
Paolo Nicoletti, direttore generale della Provincia autonoma di Trento ha ricordato come verranno utilizzate queste risorse in Trentino: 52 interventi. Il progetto Rfi si mangia il 70% dell’importo.
Il 46% delle risorse rimanenti sarà della Pat, il 45% dei comuni, il 3,8 andrà all’Itea, l1’1 all’Università, il 3,5 agli enti irrigui.
158 i milioni per la transizione ecologica, 930 per le infrastrutture 68 per istruzione e ricerca, 65 per la salute, 55 alla coesione.
I giovani imprenditori trentini, per voce di Eleonora Angelini e Paolo Zanolli, chiedono meno burocrazia e più formazione, più raccordo tra politiche per l’impresa e servizi di welfare e meno pregiudizi verso giovani e donne imprenditrici.
Nicoletti ha paragonato il Pnrr a una gara dei 3.000 metri siepi: «Piena di ostacoli, in cui puntare su velocità e resistenza allo stesso tempo».