«9, La rabbia del rivale» – Romanzo di Domenico Notari

Una storia che si tinge di giallo – Intervista esclusiva di Luciana Grillo

Titolo: 9, la rabbia del rivale
Autore: Domenico Notari
 
Editore: Castelvecchi 2018
Genere: Narrativa italiana dopo il 1945
 
Pagine: 240, rilegato
Prezzo di copertina: € 21,50
 
Napoli, 1976. In un clima claustrofobico in cui si sovrappongono violenza e ideologia politica estremista, il giovane Silvestro Donnarumma decide di partecipare al concorso per assistente ordinario presso la Facoltà di Architettura.
Da cane sciolto qual è, intraprende una ricerca sull'architetto settecentesco Mario Gioffredo, prima famoso e poi dimenticato in seguito alla misteriosa scomparsa dei suoi disegni.
 
Tra questi, quello della reggia di Caserta, attribuita ingiustamente al suo nemico, Luigi Vanvitelli.
La ricerca diventa un vero e proprio romanzo che suscita le ire del professor Scarpati, il quale estromette il giovane.
Questi decide di vendicarsi, elaborando un piano astuto che coinvolge il fantasma di E. A. Mario e un sedicente gruppo eversivo.
Vent'anni dopo, Donnarumma svelerà il mistero dei disegni scomparsi.
 
Un architetto-scrittore che guida con abilità corsi di scrittura creativa, dopo aver scritto racconti pubblicati su importanti riviste italiane e straniere, un romanzo affascinante (L’isola di terracotta, ed. Avagliano 1999 prossimamente ripubblicato) e un interessante documentario per Radio RAI (Salerno, un archivio della memoria), si cimenta in un romanzo che è insieme storico e giallo, in cui gli eventi si sviluppano su un doppio binario, svolgendosi in due epoche diverse.
Abbiamo posto all'autore alcune domande.
 
Questa costruzione letteraria ha un rapporto con la sua formazione universitaria?
«In quanto costruzione forse i miei studi di architettura possono avere un peso, ma questo è un romanzo che nasce da una ricerca storica accurata.»
 
Dunque, è un romanzo storico?
«Non solo, nel senso che tra queste pagine si incontrano l’arte, la moda, la cucina e insieme sentimenti forti, la rabbia e la passione, il rancore e l’amore, l’ironia e l’invidia.»
 
Quanto tempo ha impiegato per scriverlo?
«Anni, almeno tre anni per documentarmi con precisione… Difficile è stato per me anche trovare la lingua giusta.»
 
Qual è la genesi di questa storia?
«Il caso, solo il caso… Anni fa ho dovuto occuparmi di un palazzo di Napoli costruito da un certo Mario Gioffredo, forse il vero progettista della reggia di Caserta.
«Questa ipotesi mi ha spinto a indagare e mi ha portato dal 1700 agli anni ’70 del secolo scorso.»
 
E in che modo in questo tema complesso entra l’arte?
«Nel 1700 l’arte napoletana occupava un posto importante nel mondo, c’erano grandi maestri che impreziosivano la città di Napoli e la rendevano famosa, meta imprescindibile del grand tour.»
 
Come esce dalle sue pagine il mondo universitario?
«Un mondo vero, carico di problemi, tanto nel 1700 che oggi.»
 
Definirebbe il suo romanzo un giallo?
«In parte, se pensiamo che si snoda fra le pagine l’indagine di Donnarumma e che il finale svela una spiazzante sorpresa!»
 
Lei dedica pagine gustose alla cucina, scrive di pane bianco e mele annurche, di alici fritte e di minestra maritata…
«La cultura napoletana non trascura i sapori e i profumi che si sprigionano dalle cucine…
«Anche se le donne mangiano dopo, a casa…»
 
L’intervistatrice non può lasciar passare questa puntualizzazione, una sorta di emarginazione delle donne, ma Notari è pronto a sottolineare che le donne – vere artefici di capolavori culinari, e non solo – rimangono il perno intorno a cui ruotano gli occhi e le passioni degli uomini.
Interessante davvero questo romanzo, in cui si accostano intrighi di corte alla statua di Garibaldi, eroe dagli occhi freddi e lontani, in cui la lingua si modifica di pagina in pagina, diventa popolaresca e forse anche sguaiata e subito dopo colta e raffinata.
Utile l’apparato paratestuale, il dizionarietto di Donnarumma, che consente di comprendere pienamente il significato di termini dialettali o obsoleti.
 
Luciana Grillo – [email protected]