Unità Operativa Cardiologia di Trento – Di Nadia Clementi

Sfide per il futuro? Ne parliamo con il dott. Roberto Bonmassari che la dirige dal 2010

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L’Unità operativa cardiologia di Trento è sempre stata un Centro innovativo e ancora oggi lo si può considerare un’eccellenza.
È specializzata nel trattamento cardiologico interventistico e farmacologico di tutte le cardiopatie dell'età adulta.
Fornisce servizi diagnostici e terapeutici di elevata qualità al fine di assicurare ai pazienti affetti da malattie cardiovascolari cure aggiornate e sempre più efficaci, standard di assistenza improntati alla massima umanizzazione, all'efficienza dei processi organizzativi e della gestione dei percorsi clinici.
Per conoscere da vicino il reparto di cardiologia di Trento e per sapere quali saranno le sfide che il Centro dovrà affrontare nel prossimo futuro, abbiamo intervistato il dottor Roberto Bonmassari che lo dirige, con professionalità e dedizione, dal 2010.




Chi è il dottor Roberto Bonmassari
possiamo vederlo tramite il suo curriculum
visibile a questo link.

Dottor Bonmassari, alle patologie dell’apparato cardiocircolatorio appartengono le malattie acute e croniche del cuore, principali «killer» a livello mondiale (ancora oggi prima causa di morte nei paesi occidentali).
Ci sono cambiamenti negli ultimi anni riguardo l’epidemiologia di queste patologie incidenza e prevalenza?
«Le patologie cardiovascolari rappresentano la principale causa di mortalità e morbilità nel mondo occidentale e sono fortemente in crescita nei paesi dell’Europa orientale. Nell’ambito delle patologie cardiovascolari la manifestazione più frequente rimane la cardiopatia ischemica con la sua forma acuta più grave l’infarto miocardico acuto, seguita dall’ictus cerebri.
«Secondo dati ISTAT 2018 la cardiopatia ischemica è responsabile del 9.9% di tutte le morti e gli accidenti cerebrovascolari del 8.8%. Secondo dati dell’European Heart Network di più di 10 anni fa le malattie cardiovascolari uccidono più di 4 milioni e trecento mila persone all’anno in Europa (48% dei decessi).
«Dati italiani del 2008 (Ufficio Centrale di Statistica e Istituto Superiore di Sanità) confermano le malattie cardiovascolari come prima causa di morte in Italia con più di 220.000 casi all’anno.
«Negli ultimi anni si è però assistito ad una riduzione dei decessi nelle aree europee del NORD SUD e OVEST, mentre nell’ EST Europa l’incremento è marcato e costante. Da studi epidemiologici si è potuto valutare che la riduzione di mortalità per cardiopatia ischemica in Italia dal 1980 al 2000 ha interessato più di 40.000 persone e che nel 58% dei casi è da addebitare ad una migliore prevenzione mentre nel 40% circa ad un migliore trattamento delle cardiopatie acute.
«Dati del progetto CUORE ci riportano una incidenza (nuovi casi /anno) di eventi coronarici nel sesso maschile del 6.1 per mille (con letalità del 27.9%) e nel sesso femminile del 1.6 per mille (con letalità 25.4%).
«Riguardo la prevalenza della cardiopatia ischemica (numero di ammalati/popolazione) nel sesso maschile risulta 7.8% e nel femminile 5.4%. nel 2008 con lieve incremento rispetto al 1998.
«Una patologia cardiaca cronica fortemente in crescita negli ultimi 30 anni è lo scompenso cardiaco patologia che rappresenta la tappa terminale di tutte le cardiopatie e che è aumentata per il miglioramento della sopravvivenza dei cardiopatici nonostante patologie severe.
«Negli ultimi anni sono stati introdotti molti trattamenti farmacologici e non, che sono riusciti ad impattare sulla prognosi e sulla qualità di vita anche di questi ammalati cronici.
«Da questi dati emerge come le malattie cardiache siano da considerarsi il killer principale nel paesi occidentali anche se molto è stato fatto in termini di prevenzione e cura con significative ricadute sulla prognosi dei pazienti.»
 

 
Quali sono stati i progressi principali nel corso di questi ultimi anni nel campo cardiologico e quali del reparto di cardiologia di Trento?
«Negli ultimi 30 anni si è assistito ad uno straordinario progresso nella diagnosi e cura delle patologie cardiovascolari. Partendo dall’infarto miocardico acuto, con l’introduzione prima delle terapie intensive cardiologiche (le Unità Coronariche) poi della trombolisi e infine della angioplastica coronarica primaria si è passati da una mortalità intraospedaliera del 30% ad una inferiore al 5% grazie alla precoce ricanalizzazione del vaso coronarico occluso.
«Ma nello stesso periodo vi sono stati stupefacenti progressi nel trattamento delle malattie aritmiche del cuore (per esempio grazie all’utilizzo del defibrillatore impiantabile o alla ablazione trans catetere delle aritmie) o nel trattamento delle malattie strutturali del cuore come le malattie valvolari o alcune patologie congenite (per esempio con l’impianto di valvole cardiache transcatetere o la riparazione con dispositivi della valvola mitrale o di difetti del setto interatriale). Tutto questo con tecniche minimamente invasive mediante puntura dei vasi.
«Il Centro di Trento da anni è impegnato nell’introduzione e nell’ utilizzo di metodiche innovative potendo offrire alla popolazione trentina tutte le tecniche che progressivamente si sono affermate come appropriate e indicate per la cura dei pazienti cardiopatici.
«Tutto questo anche grazie ad uno sforzo congiunto e coordinato con tutto il gruppo cardiovascolare comprendente la Cardiochirurgia e la Chirurgia vascolare ed endovascolare del nostro ospedale.
«L’evoluzione delle tecniche è particolarmente veloce e il nostro impegno costante è seguire le innovazioni per poter mantenere aggiornata e adeguata la competenza della nostra offerta terapeutica.»
 

 
Quanti pazienti seguite nel vostro reparto con ricoveri e ambulatorialmente? Avete pazienti provenienti da altre regioni?
«I pazienti ricoverati nel nostro centro sono circa 2.200-2.300 all’anno di cui circa 2.000 nel Reparto -UTIC (Unità di terapia intensiva cardiologica) all’Ospedale Santa Chiara e circa 250-300 in Day Hospital al nostro centro riabilitativo a Villa Rosa Pergine.
«Circa il 50% dei pazienti che accedono al nostro Reparto UTIC arrivano in urgenza e il 10% provengono da fuori provincia.
«Effettuiamo circa 47.000 prestazioni ambulatoriali all’anno con più di 6.000 ecocardiogrammi e più di 6.000 prestazioni di tele cardiologia.»
 
 
 
Com’è organizzata l’Unità Operativa di cardiologia, quali sono i punti di forza? Quali tecniche e apparecchiature utilizzate e per quali accertamenti?
«Il Reparto di Cardiologia ha 26 posti letto di cui 24 con controllo telemetrico e l’ UTIC 10 posti letto di cui 6 in box singoli e 4 in box doppi. I posti in Terapia Intensiva sono monitorati costantemente in modo intensivo.
«La Unità Operativa ha 3 sale di Cardiologia Interventistica di cui 2 con apparecchio radiologico fisso adeguate per effettuare esami emodinamici ed una con apparecchio portatile per effettuare impianti di PACE MAKER.
«In una sala fissa viene effettuata anche la attività di Elettrofisiologia maggiore: ablazioni transcatetere delle aritmie. Nelle sale di emodinamica si effettuano le procedure di cardiologia interventistica strutturale con impianto di valvole aortiche transacatetere, impianto di Mitraclip, chiusura di auricola sinistra e correzione dei difetti del setto interatriale.
«Dai primi anni 2000 il nostro centro si è organizzato in rete con tutti gli ospedali del Trentino per trattare in emergenza tutti i pazienti infartuati con angioplastica coronarica primaria grazie ad un protocollo condiviso di percorso e al trasporto in elicottero che fa convergere al Santa Chiara tutti i pazienti colpiti da infarto acuto (dai 300 ai 400 pazienti all’anno).
«Dal 2012 il nostro Centro ha iniziato il trattamento della stenosi valvolare aortica con impianto di valvole transcatetere e ad oggi più di 350 pazienti sono stati curati con questa procedura molti dei quali in precedenza non trattabili. Il trattamento delle aritmie cardiache è storicamente un ambito nel quale il Centro di Trento ha dato un contributo importante.
«Con l’introduzione di tecniche interventistiche come la ablazione sta proseguendo in tale settore assicurando i più efficaci trattamenti per le persone che ne abbiano bisogno.
«L’ambito ambulatoriale del nostro centro comprende circa 10 ambulatori al Santa Chiara e 3 a Villa Rosa. Il Laboratorio di ecocardiografica comprende 3 apparecchi di alta gamma al Santa Chiara e uno a Villa Rosa. Il Centro di Cardiologia Riabilitativa che lavora in Day Hospital oltre agli ambulatori comprende una palestra monitorata e una sala per incontri e lezioni.
«Il personale che lavora in Cardiologia al Santa Chiara supera le 100 unità tra medici, infermieri, tecnici di radiologia medica, operatori socio sanitari e personale delle segreterie.»
 

 
State partecipando a progetti di ricerca?
«Siamo impegnati in diversi progetti di ricerca insieme ad altri Istituti e Istituzioni: con Fondazione Bruno Kessler e con Università di Trento Dipartimento Ingegneria per la tele cardiologia nei pazienti con dispositivi impiantabili e in pazienti con scompenso cardiaco, con Università di Trento Dipartimento di Matematica e con la U.O. di Radiologia dell’Ospedale Santa Chiara per valutazione funzionale delle stenosi coronariche, con la U.O. di Cardiochirurgia per il trattamento ablativo epicardico in video toracoscopia, con la protonterapia per tecniche ablative della tachicardia ventricolare con Università di Fisica e con la U.O. di Cardiologia di Rovereto, con altri centri italiani ed esteri nell’ambito della cardiologia interventistica.»
 
Quali sono i sintomi a cui prestare la massima attenzione? Qual è la patologia più frequente che comporta il ricovero in cardiologia?
«I sintomi di allarme in ambito cardiologico sono il dolore toracico, una possibile irradiazione di solore al collo, la perdita di conoscenza (sincope), la mancanza di fiato (dispnea) che compare improvvisamente e il cardiopalmo (sensazione del battito cardiaco accelerato o irregolare).
«Riguardo il dolore toracico, che è il sintomo con cui esordisce più frequentemente un infarto acuto, tengo a sottolineare che può manifestarsi come sensazione di peso, oppressione, talvolta bruciore in sede antero-toracica con possibili irradiazioni alle braccia. E che è un sintomo talvolta non intenso e allarmante, a volte avvertito alla bocca dello stomaco.
«Deve comunque allertare e spingere ad una valutazione clinica urgente. In caso di sintomo improvviso e perdurante il percorso più adeguato è contattare il 112 che provvederà a dare indicazioni e che se sospetta un dolore cardiaco invierà personale con un defibrillatore (il rischio maggiore all’esordio dell’infarto è la comparsa della fibrillazione ventricolare che determina arresto cardiaco)
«La sincope che può essere causa di trauma da caduta, può avere talvolta una causa banale (un calo pressorio) ma a volte è sostenuta da una pericolosa aritmia ed è necessario effettuare una accurata diagnosi. La presenza di fiato corto o cardiopalmo che compaiono improvvisamente richiedono approfondimenti per valutarne innanzitutto la causa.
«La patologia cardiaca più frequente è la patologia coronarica rappresentata dall‘infarto miocardico acuto e dalla angina pectoris stabile o instabile. Sono patologie che in genere esordiscono con dolore toracico.»
 

 
Come si svolge il decorso post-operatorio del paziente?
«Il paziente che accede in urgenza per un infarto miocardico deve giungere prima possibile in Cardiologia a Trento per effettuare l’angioplastica primaria con disostruzione della coronaria occlusa.
«Questo trattamento riduce la ampiezza della cicatrice infartuale e il rischio successivo. Pertanto dopo la procedura emergente in emodinamica il paziente viene accolto in Unità di terapia intensiva per adeguato monitoraggio e per trattare eventuali complicanze nelle prime giornate di degenza.
«In caso di un decorso non complicato, dopo 2-3 giorni il paziente viene trasferito nella sezione di Reparto posti intensiva mobilizzandosi e in 6ª 7ª giornata viene dimesso a domicilio.
«Dopo 10-15 giorni viene accolto nel centro di riabilitazione a Pergine in Day Hospital dove rimane 3-4- settimane per effettuare il ciclo riabilitativo. Questo è un periodo fondamentale per la ripresa verso la vita abituale e si è rivelato determinante nel ridurre il rischio del paziente oltre a migliorarne la qualità di vita.
«Successivamente il paziente potrà nella maggior parte dei casi riprendere la sua attività seguendo le indicazioni che sono state date.»
 


Quali sono i fattori di rischio sui quali è possibile e necessario intervenire?
«I fattori di rischio cardiovascolare si suddividono classicamente in fattori correggibili e non correggibili. I primi sono l’ipertensione arteriosa sistemica, il fumo, il diabete mellito, l’ipercolesterolemia, la sindrome metabolica, mentre i secondi sono la familiarità per cardiopatia ischemica, l’età e il sesso.
«Una caratteristica fondamentale dei fattori di rischio cardiovascolare è che se sono presenti in numero maggiore di uno non incrementano il rischio in modo lineare ma esponenziale cioè moltiplicano il rischio.»
 
Da quale età è consigliata una visita al proprio cuore e quando è necessario rivolgersi allo specialista?
«Non esiste in realtà una età che vada bene per tutti. Pur considerando che la patologia più frequente (la cardiopatia ischemica) insorge maggiormente tra i 40 e 50 anni nel sesso maschile e tra i 50 e 60 anni nel femminile, è necessario innanzitutto nei soggetti asintomatici stratificare il rischio cardiovascolare sulla base della presenza ed entità dei fattori di rischio.
«In presenza di un rischio cardiovascolare elevato una valutazione cardiologica è appropriata per ricercare segni premonitori di malattia.
«Nei soggetti invece che manifestano sintomi (dolore, oppressione, discomfort toracico, dispnea, cardiopalmo, sincope) una valutazione cardiologica urgente o programmabile a seconda del quadro clinico è raccomandabile.»
 

 
Fondamentale per combattere l’insorgenza e la ricomparsa di malattie cardiocircolatorie è la prevenzione primaria e secondaria. Quali consigli può dare a livello di alimentazione e stili di vita e, in generale, a livello di prevenzione?
«Abbiamo visto come la prevenzione in questi ultimi decenni renda ragione di più della metà degli eventi evitati.
«È molto utile fare prevenzione prima che la malattia di manifesti (prevenzione primaria), addirittura nelle età giovanili soprattutto per esempio in termini di abitudini alimentari e di stili di vita: l’evitare l’abitudine al fumo, una alimentazione equilibrata non ipercalorica con basso contenuto di grassi saturi, promuovere la attività fisica e una sana programmazione della propria attività sono messaggi che debbono essere inviati ma soprattutto recepiti fin da giovani.
«Con l’aumentare dell’età poi vanno controllati periodicamente i fattori di rischio correggibili (pressione arteriosa, livelli di glucosio e quadro lipidico con particolare attenzione al livello del colesterolo LDL) valutando caso per caso una correzione farmacologica.
«È bene rammentare ancora una volta come il sommarsi dei fattori abbia un effetto non additivo come rischio ma moltiplicativo. Nei soggetti poi che hanno già vissuto un evento cardiovascolare la necessità di mettere in atto un attento controllo dei fattori di rischio (pressione colesterolo, glicemia, fumo, peso attività fisica) risulta decisivo in termini di riduzione del rischio di recidiva di eventi.
«In questo caso si parla di prevenzione secondaria e va sottolineato con decisione come la terapia farmacologica risulti fondamentale per raggiungere e mantenere questi obiettivi. Pertanto la aderenza terapeutica (assunzione corretta della terapia spesso autonomamente ridotta a distanza dall’evento acuto) è un obiettivo primario.»
 
Quali sono le prospettive future e nuovi strumenti di questa Unità Operativa?
«La cardiologia è una branca della medicina in continua crescita. Il Centro di Trento è fortemente motivato e ben attrezzato per raccogliere le sfide per mantenere elevati standard nella cura dei pazienti cardiopatici con l’introduzione delle nuove tecniche che via via si presenteranno.
«Le apparecchiature in dotazione e soprattutto le competenze e la passione delle persone che lavorano in questo reparto (medici, infermieri, tecnici di radiologia medica, operatori socio sanitari e personale amministrativo di segreteria) mi fanno essere ottimista e fiducioso nella crescita continua di questo reparto che vuole giorno per giorno coniugare la migliore tecnologia a sensibilità e umanità nella cura dei pazienti ammalati di cuore.
«Le prospettive verso una nuova struttura ospedaliera associate all’inquadramento nella nuova Università di Medicina di Trento sono ulteriori importanti elementi di sistema che potenzieranno innovazione e crescita culturale.»

Nadia Clementi - [email protected]
Dott. Roberto Bonmassari
Direttore della U.O. di Cardiologia Ospedale Santa Chiara TRENTO
[email protected] - +39 0461 90 3121 3266