Brasile, assalto al Parlamento. Come a Washington due anni fa

Migliaia di sostenitori di Bolsonaro sono riusciti a entrare nella sede del Congresso, del Palazzo Presidenziale, e del Tribunale supremo

La faccenda richiama pari pari quella accaduta due anni fa a Washington, quando i sostenitori di Trump fecero irruzione al Campidoglio.
Anche in questo caso la situazione è nata in un paese politicamente tagliato a metà, perché la vittoria di Lula è stata certa, ma di misura.
In entrambi i casi la polizia è stata presa alla sprovvista perché non si aspettavano una insurrezione vera e propria. I dimostranti hanno invaso il Palazzo presidenziale, il Parlamento e il Tribunale supremo.
I palazzi erano vuoti perché è domenica, ma hanno distrutto quello che potevano distruggere.
 
Poi la polizia ha ripreso il controllo della situazione, ma ha dovuto usare le maniere forti, dai proiettili di gomma alle bombe stordenti, dagli elicotteri ai gas lacrimogeni.
Lula non si trovava a Brasilia, capitale del Brasile, ma a San Paolo, capitale dell’omonimo stato.
Ha organizzato una riunione di emergenza, nel corso della quale ha definito «terroristi» i facinorosi che hanno assaltato le istituzioni e ha promesso pene esemplari nei confronti di coloro che verranno dichiarati tali.
Per il momento sono 400 gli arresti fatti dalla polizia.
 
Bolsonaro intanto se ne stava tutto tranquillo in Florida, a Orlando, dove era volato 48 ore prima dell’insediamento di Lula, avvenuto il 1° gennaio scorso.
Bolsonaro non ha commentato i fatti. Non si sa se ha fomentato la rivolta, ma di sicuro ha invitato i suoi a sospendere qualsiasi tipo di violenza, sia pure senza troppa convinzione.
I capi di stato del Mondo Occidentale hanno espresso la propria condanna di quanto accaduto a Brasilia, a partire degli Usa e dall’Unione Europea, ma anche dai capi dei singoli stati.
In Italia anche i partiti hanno espresso la propria condanna.