Un salvagente per non annegare in un mare di latte versato

Votare per una canzone di Sanremo costava 51 centesimi, mentre un litro di latte di capra costa 60 cents. Cosa abbiamo sbagliato?

Dobbiamo premettere che non c’è modo di sapere quanti siano stati i televoti inviati per le canzoni di Sanremo. Si tratta di un dato tenuto misteriosamente riservato. I dati sono stati resi noti solo in termini percentuali e non assoluti.

Quello che è certo è che un Sms costava al massimo 51 centesimi e che ogni giorno si poteva inviare un massimo di cinque voti. Totale 2,55 euro al giorno per 5 giorni a telefonino.
Quello che invece non sfugge è che un litro di latte di capra costa solo 60 centesimi. Una cifra che non consente ai pastori sardi di coprire neppure i costi di produzione.
I numeri forniti dalle 12.000 aziende sarde del comparto ovicaprino non sono un mistero: le pecore sono 2 milioni e 600 mila unità, pari al 40% di quelle allevate in Italia, che producono circa 300 milioni di litri di latte all’anno.
I pastori portano il proprio latte a una cinquantina di aziende, perlopiù cooperative di cui gli allevatori sono soci. Eppure, il prezzo reso è di soli 60 centesimi al litro.
 
I pastori accusano i produttori di formaggi di fare cartello, il che è possibile, anche se a monte di tutto c’è una probabile sovraproduzione di latte ovicaprino.
Non sappiamo se il settore debba essere regolamentato, o se le istituzioni debbano in qualche modo proteggere una produzione tipica della Sardegna.
Di certo però non può sfuggire l’assurda correlazione tra i 51 centesimi di un televoto e i 60 cents di resa di un litro di latte.
Cosa abbiamo sbagliato?
Insomma, è meglio gettare un salvagente all’intero comparto per non annegare in questo mare di latte versato.