Intervista a Margherita de Cles, discendente della nobile famiglia di Bernardo

Ha ideato un vino. Ha organizzato una serata culturale di musica e poesia con l'appoggio di «Pro Cultura-Centro Studi Nonesi». Dove? Nel Castello di Cles, naturalmente

Margherita, lei ha organizzato una serata da «Mille e una notte» [vedremo dopo il perché di questa citazione - NdR] al Castello di Cles apposta per celebrare nascita del suo prezioso Rosé di Teroldego?
La serata che sono riuscita ad organizzare grazie al sostegno dell'Associazione Pro Cultura-Centro Studi Nonesi sarà interamente dedicata alla poesia femminile e alla musica. Il vino «Note di cuore» sarà celebrato solo a fine serata per pochi invitati che continueranno la serata all'interno del castello con un buffet offerto dalla mia famiglia.
Non nego che la scelta del tema della serata interamente femminile si sposi bene col vino che comunque rimane sullo sfondo.

Perché ha dedicato anima e corpo per la riuscita di questa serata?
Ci tengo molto per più ragioni. La prima è che sarà tenuta in uno dei posti che amo più al mondo la Valle di Non e in particolare Castel Cles, dove ho trascorso i più bei momenti della mia vita; sono sempre stata affascinata da quell'aria di mistero, di storia, di vite passate. Ogni volta che vado è sempre un'esperienza nuova, mi sembra di scorgere particolari che non avevo notato negli anni, è un modo per arricchirmi giorno dopo giorno. In secondo luogo penso che sia bello permettere anche alla gente che nutre il mio stesso interesse e amore, vivere una serata culturale in un castello che gode di grande ammirazione e curiosità.

Lei ama tuffarsi nel passato?
Dico sempre ai miei genitori che ho sbagliato epoca di nascita. Mi sarebbe piaciuto vivere al tempo del Rinascimento.
Organizzare un incontro culturale come quello del 7 settembre vuol dire avvicinare la gente non solo alla musica e alla prosa ma ad un bene di famiglia che non è solo un castello ma che con la storia è divenuto il recipiente di tante emozioni e avvenimenti, un luogo che per quanto raro sia va tutelato, rispettato e mantenuto integro.

Lei vuole ricrearlo?
Riuscire a ricreare quel clima di attesa, di suspence, di stupore è una grande sfida.
I nobili stessi erano soliti passare così le loro serate: ogni sera si presentava al loro cospetto qualcuno che li potesse aiutare a sconfiggere la noia, proponendo poesie, danze, spettacoli di magia... Questo buon vivere oggi è un po' andando perdendosi.

Pensa che le chiederanno il bis?
Io mi auguro che la gente a fine spettacolo possa andare a casa arricchita di tante belle emozioni. Oggi come oggi siamo tutti presi dal lavoro perdendo così di vista il valore delle piccole cose, come ascoltare una sinfonia di musica classica o semplicemente leggere dei versi. Le emozioni oggi si cercano in altre cose e purtroppo - lo vedo anche tra i miei coetanei - non sempre nel modo più costruttivo. Ma non ci sarà mai un bis. Io non intendo ripetermi mai… Le emozioni fanno parte del momento.

Sente la pressione dei suoi antenati? E questo che la spinge a cercare la sfida?
Essere nata e cresciuta in una famiglia con il peso di tanta storia alle spalle mi rende ancora più responsabile e rispettosa nel confronti del passato e del mio prossimo. Non nego inoltre di avere avuto un'educazione rigida che mi ha però permesso di capire l'importanza delle proprie radici e della nobiltà d'animo che è quella che conta di più al mondo.
Ho avuto molto da lottare anche con me stessa dato che sono una aretina ribelle e testarda… Ma alla fine lavorando su se stessi un compromesso si trova sempre.

Ho assaggiato oggi il vostro più classico Teroldego. E' Lui, quello del 64, del 71, dell'83…
Mi fa immenso piacere che abbia apprezzato il nostro buon vecchio Teroldego. I miei zii e mio padre hanno dedicato anima e cuore all'azienda che era degli Scari Cronhof e con grandi successi soprattutto agli inizi degli anni '70. Ora mio fratello Giorgio Bernardo ed io stiamo premendo per entrare a collaborare dando un pizzico di freschezza, ma c'è ancora tempo…

Si riferisce al «Note di cuore»?
Sorride. - Non solo… He he. E' solo l'inizio…

Cosa mi sa dire sul «suo» Note di cuore?
La nascita di questo vino vuol essere un omaggio per ogni donna che vive nel suo mondo, dove come un magnifico fiore cresce in un immenso giardino e si distingue per la sua bellezza, delicatezza ed eleganza. La scelta di un teroldego rosato non è casuale, teroldego perché proviene dal cuore della Piana Rotaliana: Maso Scari, rosato perché in estate risulta essere un buon sostitutivo dei bianchi e dello stesso Teroldego vinificato in rosso. Il sistema di allevamento è a pergola doppia trentina. L'epoca di vendemmia è la terza decade di settembre (si spera che lo sia anche quest'anno). Il sistema di vinificazione è in rosato per «alzata di cappello», con fermentazione a temperature controllate, in acciaio e piccole botti di legno. L'affinamento è in acciaio.

Si vede che è una de Cles… Quante bottiglie ne fate?
La produzione annua è di10.000 bottiglie. Il colore è rosato carico, vivace, tendente al ciclamino intenso. All'olfatto è delicatamente fruttato, con note di piccoli frutti di sottobosco, complesso. Il gusto è fresco, piacevolmente sapido, corrispondente alle note olfattive, morbido e persistente. Ottima intensità.

Con cosa lo consiglia?
Come aperitivo, tuttopasto accompagnato a pietanze di pesce, carni e formaggi delicati. Ottimo se servito fresco nelle calde serate estive trascorse in allegra compagnia. La temperatura di servizio deve essere dai 13 ai 16 gradi.

Volevo chiederle se sa descrivere il vino come la serata al castello, ma mi trovo a invertire i termini. Può spiegare la serata con la stessa professionalità con cui ha descritto il «Note di cuore»?
Ci posso provare - sorride ancora. - L'idea è quella di creare nello scenario magico di Castel Cles una serata culturale dedicata interamente alla donna. Si svolgerà nel giardino del castello e sarà suddivisa in più momenti. Poesia femminile dell'800-900; intermezzi di musica di violoncello e delle video proiezioni.

Il tema della serata?
Il titolo è «L'altra voce. Silenzi e voci femminili nel Novecento». L'«altra voce» è uno spettacolo nel quale, sullo sfondo di una scenografia insolita e cangiante, si alternano ed intrecciano linguaggi artistici differenti (musica dal vivo, proiezione di video originali, interpretazione di testi poetici). La trama è costituita da un'accurata scelta di brani di scrittrici e poetesse del Novecento (Cristina Campo, Simone Weil, Anna Achmatova, Katherine Mansfield, Etty Hillesum, Marianne Moore, Marina Cvetaeva, Wislawa Szymborska, Alda Merini), che rappresentano appunto l''altra voce' evocata dal titolo: la voce femminile, ma anche ad un tempo la voce della poesia. In un certo senso la più «femminile» tra le arti, ovvero la più discreta ed inerme. Ad unire le diverse voci poetiche, è - sottile, al limite invisibile filo conduttore - l'episodio contenuto nella novella con cui si apre la raccolta Le mille e una notte.

Ce la racconta?
Dopo aver scoperto il tradimento della moglie e averla uccisa insieme al suo amante, il re Sharyar decide di unirsi ogni notte con una vergine e di decapitarla all'alba del mattino seguente. Ultima delle vittime designate è Sharazad che, invitata a raccontare una storia con cui trascorrere la notte (il tempo che la separa dalla morte), oppone finalmente al sogno di sangue del tiranno l'incanto della propria parola.
Affascinato dai racconti di Sharazad, il tiranno la esorta, come noto, a non interrompere la narrazione, che continua per «mille e una notte». La metafora è chiara. La voce di Sharazad è il simbolo dell'altra voce (di ogni voce altra), la quale, per contrastare la voce dominante - la voce «maschile» del potere, della propaganda, del conformismo ideologico - non può contare che sulla propria bellezza, sulla propria malìa (si pensi anche, nell'ambito dell'iconografia femminile, al canto ipnotico delle sirene).
Cosa ha rappresentato infatti la poesia del Novecento - e tanto più la poesia femminile - se non il controcanto della retorica dell'epoca, incentrata sulle parole d'ordine di ideologie torve e violente?

Ci sarà anche… il vino?
Alla fine dello spettacolo ci sarà un piccolo buffet su invito dove sarà servito il rosato «Note di cuore». Non poteva mancare in una serata dedicata alla Donna. Ma la serata è stata ideata come evento culturale e non come demo-promozionale, d'altronde non a caso Castel Cles è da sempre unicamente messo a disposizione per eventi culturali quali concerti e recital.

Verranno personaggi di un certo rilievo?
In passato abbiamo avuto ospiti come il chitarrista spagnolo, galiziano per la precisione, Sergio Ortega, ma è venuto anche Arnoldo Foà per la lettura di poesie di Leopardi. E poi Riccardo Cucciola e altri ospiti ancora, come interpreti di musica sacra o attori di teatro.
Alla serata «Ode alla donna» non mancherà il dott. Parrinello presidente della Pro Cultura-Centro Studi Nonesi e gli sponsor quali la Cassa Rurale di Tuenno, il Comprensorio della Valle di Non, il Comune di Cles, la giunta regionale, e soci di varie associazioni culturali.

Fa tutto da sola?
Inizialmente gli eventi erano organizzati in collaborazione con associazioni quali la Croce Rossa e l'Associazione Bernardo Clesio nata da mio padre Leonardo a scopo strettamente Culturale, legato alla figura dell'antenato principe-vescovo Bernardo Clesio grande amante dell'arte e della musica. Quest'anno l'Associazione Pro Cultura-Centro Studi Nonesi mi ha sostenuta nell'organizzazione dell'evento nella persona del dott. Parrinello e gli sponsor sul piano economico. La compagnia teatrale che si esibirà in questo spettacolo sarà il Funambolo.

Chi può parteciparvi?
Lo spettacolo è aperto a tutti su prenotazione, i posti sono limitati.
Vi aspetto a Castel Cles il 7 settembre ore 20.30.