Storie di donne, letteratura di genere/ 432 – Di Luciana Grillo

Marilù Oliva, «L’Eneide di Didone» – Un romanzo «femminista ante litteram» perché sovverte in maniera sorprendente la narrazione maschiocentrica antica

Titolo: L'Eneide di Didone
Autrice: Marilù Oliva
 
Editore: Solferino, 2022
Genere: Narrativa di genere mitologico
 
Pagine: 272, Brossura
Prezzo di copertina: € 16,50
 
Chi ha letto l’Eneide in italiano o l’ha tradotta dal latino certamente ricorda la figura di Didone, vedova di Sicheo che, vedendo il naufrago Enea, confessa alla sorella Anna: «Adgnosco veteris vestigia flammae» (riconosco i segni dell’antica fiamma).
Didone è amata dagli studenti e dalle studentesse che vedono in lei la donna forte e coraggiosa, innamorata perdutamente di Enea e da lui abbandonata - da un uomo che non resiste all’idea di andare verso un destino glorioso - una sorta di eroina romantica.
Ricordano le fiamme che si sollevano dalla pira su cui brucia il suo corpo mentre Enea veleggia verso nuove avventure…
 
E poi c’è la Didone di Dante, paragonata a Cleopatra, punita e condannata all’Inferno perché infedele rispetto al primo marito, «colei che s’ancise amorosa, / e ruppe fede al cener di Sicheo». Di nuovo amata da lettrici e lettori, perché infelice.
Marilù Oliva, che sa dare voce alle protagoniste del mondo classico, dopo Penelope, Circe, Calipso e le altre (https://www.ladigetto.it/permalink/122657.html), dà voce a Didone, a Venere – madre di Enea – e a Giunone, che avrebbe voluto far fermare Enea a Cartagine per evitare la distruzione della città ad opera dei Romani, discendenti di Enea.
 
Didone, fin dalle prime pagine, è una donna forte, che non si lascia impressionare dalla prepotenza di Iarba che, con un sorriso lascivo, le aveva chiesto: «Cosa puoi offrirmi?»
indicando una collina che Didone voleva comprare.
«Mi trattò con la supponenza del maschio dominante che si rivolge a una femmina ritenuta non abbastanza avveduta».
Giunone è la moglie tante volte tradita da Giove, con cui sa essere paziente, perché – dice – «la mia è l’arte dell’attesa… Mentre le altre e gli altri durano il tempo effimero che impiega il suo seme a detonare, io rimango».
 
E dunque trama contro Enea, convince Eolo a dischiudere «i venti più impetuosi… spazzano la terra, sibilano sugli scogli e si riversano sui flutti… Vedere Enea spaurito, aggrappato all’albero maestro, mi inebria…».
Così Enea approda «nella terra della mia protetta, la regina Didone senza paura, saggia come un veggente ma scattante come una giovincella… d’animo profondo e concreto… State attenti a ogni vostra mossa, Troiani, perché un qualsiasi torto a Didone è come se fosse indirizzato a me».
Venere, d’altro canto, non può permettere che una tempesta provocata da Giunone interrompa un evento voluto dal Fato. E dunque interviene, alla sua maniera.
 
Intanto Didone riceve i naufraghi troiani, li ospita generosamente, ascolta il lungo racconto di Enea, prova affetto materno per Ascanio, figlio di Enea, pensa a sua sorella, corteggiata da principi berberi.
Didone è determinata, ha vissuto un matrimonio d’amore, perciò si chiede «com’è possibile che si uniscano in nozze due persone senza indagarne la compatibilità? Due persone che condivideranno abitazione, che procreeranno, che si respireranno addosso ogni notte? Con Sicheo sono stata fortunata, ma non dimentico i lamenti delle mie cognate o delle giovani parenti accasate per scelte politiche. Molte venivano ignorate, umiliate, percosse, magari maltrattate dai mariti e dalla suocera che, dalle nostre parti, ha precedenza assoluta fino alla morte».
 
Marilù Oliva, con un linguaggio musicale, sa rappresentare donne del mondo classico dotate di spirito moderno, capaci di affermarsi, di farsi valere, femministe ante litteram.
Didone, quando parla di Enea, manifesta una certa diffidenza: «Ha combattuto il conflitto più famoso dei nostri tempi. È prode, ha sani principi… È paziente: ha portato sulle spalle il padre infermo, mentre trascinava il bimbo attaccato al braccio… dimentico della moglie, ovviamente dietro di lui. Perché quello è il posto delle donne, vero? Sempre che sia andata veramente così… Se lui l’avesse volutamente lasciata a Troia…? Certo gli farà comodo essersi liberato di lei per costruirsi una nuova storia altrove».
E continua: «Mentre gli uomini sono autorizzati a divertirsi, noi donne restiamo esclusiva proprietà del marito, anche se questo è estinto…».
 
Oliva ha costruito una Didone sorprendente, diversa da quella che abbiamo conosciuto attraverso Virgilio o Dante, è una donna che diventa, e lo dice Giunone, «una vera lestofante. Imprevedibile come solo le donne possono essere…».
Materna con amore, furba per salvarsi, infine felice con un uomo che l’ama.
E qui mi fermo, per lasciare a chi legge la scoperta di una sorpresa incredibile!

Luciana Grillo – [email protected]
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