La mia Africa/ 18 – Di Tiziana Tabarelli
Il mondo di Chiara: i bambini e la vita in un villaggio che porta il nome di Tabaka
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Arrivo a Tabaka in Kenya come mio solito e… chi mi trovo quest’anno?
Una giovane bella ragazza di nome Chiara (foto seguente) che fa l’ostetrica che ben da tre mesi è qui e che ha rinnovato il permesso per altri tre mesi.
Da qui già si capisce che anche a lei è venuto mal d’Africa hoi hoi…
E difatti il bellissimo incontro ha generato subito un feeling tra noi, anche se potrei esser la sua mamma, visto la mia veneranda età.
Ora vi spiego ciò che mi ha raccontato lei sui contatti diretti che, grazie alla sua attività umanitaria, riesce avere con famiglie Tabakiane, dove si tocca letteralmente con mano la vera Africa Nera. E con la realtà autentica della vita dei bimbi africani… che purtroppo devono crescere fin troppo in fretta.
Già alla prima età devono badare hai fratelli più piccoli e come primo compito della giornata portare l’acqua a casa, che è una capanna a ben vedere… Una giornata per loro lunga e faticosa, non fatta di giochi.
Il progetto che segue Chiara prevede la distribuzione del vaccino contro la Poliomielite a tutti i bambini di età inferiore hai 5 anni.
Ecco questa volta è lei che racconta.
Partenza ore sette. Ci incamminiamo per le vie del villaggio ancora deserte, quando alcune famiglie ci vedono arrivare con il frigo portatile.
Ci chiamano perché possiamo somministrare il vaccino ai loro bambini. Spesso i bimbi, qui vedendo un «muuguzi» (infermiere), si mettono a piangere perché non hanno mai visto qualcuno di pelle diversa dalla loro.
Una volta date le due gocce di anti-polio al bambino, questo viene marcato con un pennarello indelebile nero sul mignolo della mano sinistra e sulla porta viene segnato col gesso un codice VR1T47 e il numero di bambini vaccinati.
Il codice significa V per visitati R1 la zona t47 il nostro team.
Dalle foto che riportiamo di seguito vediamo la realtà della loro vita quotidiana.
Qui è molto difficile per i bambini la cui vita è fatta di fatiche, di lavori domestici e di altri lavori di manovalanza che in realtà dovrebbero svolgere i grandi.
Vedere i bimbi che portano taniche pesanti e grandi sulla testa e bambini di 7 anni che accudiscono i fratelli piccoli, fa capire quanto siamo fortunati in Europa.
Fare un esperienza così ti arricchisce da un punto di vista personale, emotivo.
E ancor di più ci metti tutta te stessa per il bene di chi non ha niente. Che ti ripaga con un sorriso anche se sono con la pancia vuota.