Le regioni per la crescita – Di Daniele Bornancin
Confronto stamani fra i governatori di Trentino, Friuli Venezia Giulia e Lombardia
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Le differenze tra importanti regioni italiane e le politiche adottate per la crescita dei territori, questi gli aspetti che hanno caratterizzato uno degli incontri in programma della seconda giornata del Festival dell'economia 2016.
A parlare di queste realtà del Nord italiano, i presidenti della Lombardia Maroni, del Friuli Serracchiani e del Trentino Rossi.
Momento, questo, introdotto dalla giornalista Nunzia Penelope che ha posto l'attenzione sulle caratteristiche delle regioni ordinarie e speciali .
Territori ed organismi che comunque sono interessati, come luoghi della crisi economica, ma anche come sedi di cambiamento e crescita.
Regioni a statuto speciale e Regioni a statuto ordinario, patrimoni storici dell'assetto costituzionale italiano di un disegno del regionalismo, mai completato.
Infatti, la vocazione storica delle Regioni, di un criterio di avvicinamento alle speciali attraverso la concessione di maggiori competenze da parte dello Stato alle Regioni ordinarie non si è mai rinforzato e completato.
Ecco quindi la diversità, non solo finanziaria, ma anche di sviluppo e di contesto complessivo cui operano le imprese, le organizzazioni di servizi, le strutture scolastiche e dei vari settori produttivi e sociali.
Una descrizione delle particolarità della crescita economica e delle dimensioni regionali.
Quel chiedersi continuamente quali sono gli squilibri territoriali italiani e individuare i criteri per verificare l'efficacia e l'efficienza delle politiche di sviluppo, attivate dalle regioni e dalle province autonome.
Difficile trovare le soluzioni quando i contesti e le risorse finanziarie sono diverse.
Rimane comunque l'obiettivo comune che è quello di cercare di valorizzare il più possibile le particolarità e le caratteristiche delle Regioni, siano esse speciali oppure ordinarie.
Dobbiamo anche convincerci che se una regione cresce ne trae benefici l'intero paese.
Una panoramica, quella presentata in questa occasione informativa, che ha fatto capire non solo le differenze tra una comunità e l'altra, ma le linee future di questi territori.
Una Lombardia che desidererebbe essere più autonoma e meno dipendente dallo Stato centralista e due regioni e provincie a statuto speciale, il Trentino e il Friuli, comunque diverse tra loro.
Rossi si è soffermato sulle caratteristiche dell'autonomia, riconosciuta dalla Costituzione, richiamando l'attenzione sulla grande capacità di Alcide Degasperi nel far sì che anche il Trentino potesse beneficiare di questa specialità nel riconoscimento non solo delle minoranze linguistiche, ma anche del sistema e della tradizione di autogoverno, di autogestione anche dei servizi.
Pensiamo solo alla storia e alla presenza dei servizi in ogni valle gestiti dal sistema della cooperazione trentina.
Questa caratteristica di autogoverno responsabile di gestione dell'autonomia, di fatto, ha portato i territori trentini da una situazione di povertà degli anni passati, ad una di benessere diffuso attuale.
Negli anni il Trentino ha saputo concretizzare molte norme di attuazione e deleghe gestionali ed amministrative in vari campi, ampliando sempre più le competenze e le materie indicate dalla Costituzione.
Quel criterio del governare localmente con una programmazione finanziaria basata sulle necessità dei cittadini e delle imprese, ha garantito per anni buoni livelli di qualità della vita e dei servizi.
Negli ultimi anni poi si sono attivate forme di collaborazione con lo Stato, anche per la compartecipazione delle spese del bilancio statale in una forma pattizia e di accordi per una gestione responsabile e di compartecipazione con le dinamiche finanziarie statali.
Rossi ha rimarcato che le specialità non possono essere considerate quali “situazioni di privilegio, ma «sfide».
Serracchiani nel suo intervento ha posto l'attenzione sulle caratteristiche del Friuli, quale regione di confine, che è ripartita da quello che già esisteva: strade, infrastrutture, il porto di Trieste, riorganizzando le attività con nuove nomine di persone preparate ed idonee alla trasformazione del sistema di trasporto via mare.
Ha riassunto inoltre i dati del 2016 del trasporto marittimo che vede Trieste al primo posto come porto italiano.
Si sono poi sviluppati rapporti contrattuali con la Germania, per incrementare gli scambi e per qualificare ulteriormente il turismo.
E' stato perfezionato di recente un accordo bilaterale con la Baviera, per far sì che il porto di Trieste diventasse così il terzo porto tedesco.
Ha accennato anche alla riduzione del sistema burocratico e fiscale per le imprese, per creare una certa attrattività per le imprese che vengono da altre zone italiane o europee.
Infine, ha sottolineato di aver raggiunto dal 2015 il traguardo dei conti in ordine con un rapporto del debito / PIL pari al 2%.
Ha concluso il suo intervento dicendo che la specialità può anticipare la stagione delle riforme e diventare utile solo se viene utilizzata tutti i giorni.
Maroni ha iniziato il suo discorso dicendo che non è necessario abolire le regioni speciali, ma tutte le regioni ordinarie devono essere messe in grado di diventare speciali, solo così si definisce l'assetto del regionalismo e delle vocazioni di autogoverno.
Se vi sono regioni che possono avere risorse aggiuntive, per una crescita complessiva, questo deve essere consentito o almeno sperimentato per un periodo.
La Lombardia è riuscita a generare una certa crescita con l'utilizzo delle risorse europee e nazionali, in particolare sui progetti di ricerca ed innovazione tecnologica.
Abbiamo approvato una legge specifica “Innova Lombardia” per le nuove start up gestite dai giovani e per il sostegno alla competitività delle piccole imprese.
Ha quindi spiegato la situazione della Lombardia che con 10 milioni di abitanti con comuni di piccole e medie dimensioni e di grandi comuni come Milano, un territorio complesso con 13 università, 8 miliardi di IRAP, 600 milioni di bollo auto, non ha le disponibilità delle regioni autonome.
Secondo Maroni, per meglio incrementare il motore della crescita è necessario che le 4 regioni alpine collaborino di più tra loro. Lavorare insieme vuol dire anche confrontarsi e trovare soluzioni utili per lo Stato.
Da questo confronto sono emersi alcuni aspetti che non vanno verso l'abolizione delle regioni speciali e delle provincie autonome, ma verso un'estensione della specialità anche alle regioni che meritano attenzione, come ad esempio il Veneto e la Lombardia.
E' comunque importante rendersi conto che il miglioramento del sistema regionalistico italiano passa anche attraverso le riforma costituzionali, che divengono così come la prima fase dell'ammodernamento delle istituzioni, al passo con i tempi e nel solco dei Paesi europei più moderni.
Daniele Bornancin