L’importanza di lavarsi le mani – Di Maurizio Panizza

Una storia di ingegno e pregiudizio che ha segnato il progresso della scienza medica

Era il maggio del 1847 quando un giovane medico ungherese di 29 anni, iniziò a studiare le cause della febbre puerperale, una grave infezione che a quei tempi, poco dopo il parto, toglieva la vita a una donna su cinque.
Il giovane e intraprendente dottore, tra l'indifferenza ostile dei colleghi dell’Ospedale Generale di Vienna, all’epoca il più moderno nosocomio europeo, ipotizzò che la causa derivasse dalle mani infette dei chirurghi che operavano sulle partorienti e pertanto mise in atto una banale disposizione.
Tutti coloro che entravano nel Padiglione nr. 1 sarebbero stati obbligati a lavarsi le mani con una soluzione di cloruro di calce (ipoclorito di calcio).

Altrettanto doveva accadere anche per i medici che entravano in sala parto. Inoltre, diede ordine che a tutte le partorienti venissero cambiate le lenzuola sporche con altre pulite.
Nonostante l’ostilità preconcetta della comunità scientifica che continuò a respingere con supponenza le teorie del giovane medico, i fatti gli diedero ragione. L'anno precedente, il 1846, su circa 4.000 puerpere ricoverate presso il Padiglione 1, ne erano morte 459 (pari all'11%) per febbre puerperale.
Nel 1847, dopo l'adozione dell’obbligo di lavare le mani, su 3.490 pazienti ne morirono 176 (pari al 5%) e l'anno successivo la percentuale si azzerò quasi completamente.
 
Quel medico aveva visto giusto, ma la sua battaglia contro i pregiudizi non era stata vinta.
Osteggiato e isolato dall’invidia dei colleghi, venne licenziato qualche anno dopo dall’Ospedale di Vienna. Tornato nella sua patria ungherese, anche li applicò il medesimo metodo profilattico, ottenendo gli stessi ottimi risultati. Ma pure in quel caso, venne ghettizzato dall’apparato sanitario.
A causa del rifiuto della comunità scientifica circa la sua teoria, lui si lasciò schiacciare sempre di più da complessi d'inferiorità e cadde in depressione. Morì in manicomio il 13 agosto del 1865 a causa di una setticemia.
Solo a fine secolo gli venne riconosciuta la sua grande scoperta. Ma ormai per lui era troppo tardi.
Quel medico si chiamava Ignác Fülöp Semmelweis.