Il punto sull’offensiva ucraina – Di Paolo Capitini, generale
«Al di là delle dichiarazioni della leadership di Kiev e della propaganda, quella ucraina non appare un’offensiva capace di ribaltare il rapporto di forze»
Il Saliente Severodonetz.
I primi giorni di settembre hanno mostrato l’inizio della più volte annunciata «grande offensiva» ucraina volta a liberare il Donbas e porre le premesse della successiva liberazione della Crimea.
Al di là delle dichiarazioni della leadership di Kiev e della propaganda, quella ucraina non appare essere un’offensiva vera e propria, vale a dire un’operazione volta a ribaltare il rapporto di forze, conseguire importanti obiettivi sul terreno e permettere all’esercito di Kiev di riprendere l’iniziativa.
Le operazioni si sviluppano essenzialmente attorno a Kharkiv e nel settore centrale tra Izium e Donetsz.
Ciò che si evidenzia è che le unità ucraine sono riuscite a riprendere numerosi centri abitati occupati nelle scorse settimane dai russi e a riportare la linea di contatto una ottantina di chilometri più ad est, quasi a ridosso dell’allineamento Kupinask – Severodonestsk - Donetsk.
Quel che si evince è che ancora l’intero esercito ucraino è bloccato in un saliente circondato da tre lati dalle unità russe.
In secondo luogo si rileva che i reparti russi sono stati ritirati dalle posizioni senza opporre una resistenza decisa, ma mettendo in atto una serie di operazioni ritardatrici che hanno permesso al comando russo di recuperare quasi il 100% delle unità schierate nel settore.
Peggio è andata per l’organizzazione logistica che nel frattempo i russi avevano schierato nelle zone occupate e che in gran parte è stata abbandonata in loco con ovvie ripercussioni sull’immediata operatività delle unità ritirate.
Resta infine da porre in evidenzia una domanda fondamentale: dove sono finite le riserve operative russe? Intendo il gruppo di unità pronte, tenute a ridosso del fronte, ma non troppo, in grado di ribaltare il rapporto di forze o di contenere – se del caso – la spinta avversaria.
Dai rapporti che ho letto finora non ne ho trovato traccia e questo lascia aperte numerose opzioni, non tutte favorevoli per Kiev.
Finora la mancanza da parte ucraina di un successo decisivo e il riuscito parziale arretramento del fronte da parte russa potrebbero aprire a due possibili scenari.
Il primo a una rettifica delle reciproche posizioni che permetta di «congelare» la situazione per tutto l’imminente autunno in attesa di ulteriori sviluppi nei mesi a venire.
Il secondo scenario – per il quale non è possibile oggi attribuire un qualsiasi grado di probabilità – potrebbe riguardare un contrattacco russo condotto da nord verso sud a partire dall’area a sud di Kharkiv e diretto a colpire il fianco e il retro del dispositivo ucraino prima che esso riesca a passare dalla postura offensiva a quella difensiva consolidandosi sulle posizioni da poco liberate.
L’eventuale successo di un simile contrattacco non rappresenterebbe per i russi la possibilità di riprendere porzioni di terreno del tutto secondarie in questa fase della campagna, quanto di infliggere agli ucraini un attrito e un’usura tali da privarli per molto tempo di ogni possibilità di mantenere o riprendere l’iniziativa.
Sul piano politico interno dei due stati è indubbio che i successi di questi giorni abbiano rafforzato la leadership di Kiev e dato una conferma ai partner occidentali che la politica di mantenere un forte canale di approvvigionamento di armi e munizioni consente a Kiev di proseguire con efficacia la guerra.
A Mosca i locali arretramenti non rappresenterebbero un fatto tale da minare l’appoggio alla leadership di Vladymir Putin. Oltretutto c’è da pensare che a questo momento sfavorevole non sarà dato alcuno spazio sugli organi di informazione.
C’è tuttavia da tenere presente che Mosca mantiene ancora come arma di pressione la duplice opzione di restringere ancora l’erogazione di gas all’Occidente, sia di interrompere l’operazione di trasporto del grano nel mar Nero.
Riguardo al problema del gas c’è infine da registrare che a fronte alla paventata limitazione al prezzo massimo del gas lo stesso Putin ha risposto che ciò comporterebbe l’immediata chiusura delle condotte verso l’Europa con conseguenza immediata una profondissima crisi energetica che colpirebbe l’intera Europa.
Per tornare al livello tattico-operativo di competenza, allo stato attuale non si è ancora nelle condizioni di poter fare alcuna ipotesi circa l’esito di questa che risulta essere la prima offensiva ucraina dall’inizio dell’invasione, ma che è ancora ben lontana da determinarne le sorti definitive.
Tuttavia è bene tenere a mente l’ottava Legge di Murphy, che i militari non dimenticano mai: «quando l’attacco procede perfettamente secondo i piani, stai cadendo in un’imboscata».
Verosimilmente si dovrà ancora attendere l’inizio dell’autunno, quando le piogge muteranno sostanzialmente le condizioni del terreno rendendo assai difficoltoso per entrambi pianificare e soprattutto condurre azioni dinamiche di una certa rilevanza.
Generale Paolo Capitini
Per chi vuole approvondire nei dettagli La situazione a livello tattico. Dagli inizi di settembre si registra una ripresa delle attività lungo tutto il fronte, soprattutto dal lato ucraino. In diversi settori le unità ucraine hanno preso ad avanzare verso est, rioccupando numerosi villaggi e cittadine a sud di Kharkiv e attorno all’importante snodo ferroviario e stradale di Izium. L’avanzata ucraina ha riportato la linea di contatto approssimativamente sulle posizioni immediatamente successive alla caduta delle città di Severodonetsk-Lisychansk. Progressi minori si registrano invece a sud attorno alla città di Kherson che è tutt’ora occupata dai russi. Fino ad ora l’avanzata ucraina non ha incontrato una forte resistenza. I reparti di Mosca hanno infatti in gran parte deciso di arretrare ordinatamente cedendo volontariamente spazio agli ucraini. In altri termini non si è ancora combattuta alcuna significativa battaglia nel settore indicato. È quindi ancora troppo presto per valutare le conseguenze operative di quest’operazione offensiva ucraina che tuttavia già da ora non appare come risolutiva sebbene abbia conseguito l’obiettivo di riportare la lotta più ad est e di far diminuire la pressione russa su importanti snodi tattico-logistici del Donbas come Kramaotrsk e Sloviansk. Anche la pressione russa sul settore sud, nella zona di Mycholayv e Kherson, è diminuita in ragione di questo ampio sforzo ucraino che ha obbligatoriamente richiamato forze nel settore nord. Tuttavia potrebbe essere plausibile che una volta esaurita la spinta offensiva delle unità ucraine e prima che esse si consolidino sulle posizioni appena liberate, l’esercito russo possa lanciare un contrattacco da nord verso sud al fine di colpire sul fianco e con un dispositivo non ancora riorganizzato l’esercito di Kiev. I russi infatti controllano ancora la ferrovia da Belgorod a Velykiy Burluk, gli assi stradali collegati e il perno di manovra di Severodonetz. Da quanto si riesce a conoscere da parte russa in questo settore operavano circa una decina di gruppi tattici a livello battaglione appartenenti al Raggruppamento Operativo Voronetz-Nord. Settore di Kharkiv. Nelle ultime 48 - 72 ore reparti ucraini stanno combattendo per la conquista dell’abitato di Velykiy Burluk. In precedenza nelle adiacenze si era registrata un’intensa attività di guerriglia condotta da bande partigiane e da reparti di Forze Speciali. Il possesso di Velykiy Burluk contribuirebbe a rendere più sicuro il fianco nord del dispositivo d’attacco ucraino e nel frattempo favorirebbe l’avanzata verso la sponda occidentale del fiume OSKIL. Da parte russa si riporta che robusti rinforzi sono stati inviati in zona. L’esito dei combattimenti è ancora incerto. Kupyansk: la parte occidentale della città è in mani ucraine. Fiume Oskil. La cittadina di Senkove è in mani ucraine da circa 48 ore. Il luogo è importante in quanto a Senkove è ancora attivo uno dei ponti che consentono l’attraversamento del fiume OSKIL e quindi di avanzare ancora in direzione di Svatove. Durante la ritirata i reparti russi hanno demolito numerosi ponti, ma non tutti. Ciò potrebbe far pensare a un prossimo contrattacco. Bakhtyn: probabilmente sotto controllo ucraino. L’area è di forte rilevanza perché considerata porta di accesso alle due città di Sloviansk E Kramatorsk, punti nevralgici dell’intero sistema difensivo ucraino nel Donbas. Nel settore sembrano operare circa 20 gruppi tattici russi del Raggruppamento operativo Izium. Dal giorno 8 settembre gran parte delle unità russe schierate in città e nelle sue adiacenze sono state fatte arretrare, protette da un velo di forze in retroguardia. Al momento la città è stata ripresa dalle unità ucraine, tuttavia ciò non ha comportato la distruzione/neutralizzazione di quelle russe a presidio. Settore di Sloviansk - Kramatorsk. La conquista avvenuta nel mese scorso delle città di Severodonetz e Lysichansk ha dimezzato l’ampiezza dell’originaria area della battaglia ora concentrata tra il fiume Siversk-Donetz e le due città di sloviansk e kramatorsk. Queste ultime intercettano due importanti assi viari che, con andamento nord-sud, uniscono le repubbliche separatiste di Donetz e Lugansk al resto dell’Ucraina. In questo settore operano due Raggruppamenti Operativi russi: il Rostov-Nord forte di circa 10 gruppi tattici e il Raggruppamento Operativo Rostov-Centro composto da altri 6 o 7 gruppi tattici. Il sottosettore a sud di Kramatorsk e fin oltre Donetz è affidato invece al Raggruppamento operativo Rostov –Sud forte di circa 17 gruppi tattici. Sul livello di efficienza operativa e sulla capacità offensiva residua di queste forze non si hanno dati significativi. Combattimenti si registrano lungo la linea di contatto da Slovyansk a Siversk. Il 9 settembre il comando ucraino ha lanciato un attacco locale contro Lyman. Notizie non confermate riportano che la cittadina è stata liberata. Anche in questo caso le unità russe si sono ritirate in buon ordine opponendo solo un velo di forze con funzione ritardatrice. Se il possesso di Lyman da parte ucraina venisse confermato e si potesse disporre di un adeguato numero di forze con logisticamente sostenute lo sforzo potrebbe proseguire lungo l’autostrada M03 al fine di collegarsi con altre unità ucraine provenienti da IZIUM. La riconquista di Severodonetsk potrebbe essere tra gli obiettivi finali di questa controffensiva ucraina, tuttavia i combattimenti sono ancora distanti più di 30-40 km da Severodonetsk-Lysychansk. Su quest’ultima città i russi hanno fatto convergere gran parte delle unità fatte ritirare del resto del settore e sembrerebbero decise ad opporre una robusta resistenza. Settore Donetz - Zaporijia. Lungo i quasi 200 km della linea di contatto tra Donetz e Zaporiija i russi hanno schierato il Raggruppamento operativo Vostok forte di una ventina di gruppi tattici. Questo settore è attualmente abbastanza calmo in quanto la densità delle forze contrapposte è insufficiente per l’avvio di operazioni significative. Cresce invece l’allarme internazionale per le condizioni di sicurezza della centrale atomica di ENERHODAR i cui reattori (fonti ucraine) sono stati spenti. Il raffreddamento del combustibile fissile sarebbe garantito al momento dall’energia elettrica fornita da una ventina di generatori elettrici di emergenza. Si tratta tuttavia di una soluzione precaria e temporanea. Costruita tra il 1984 e il 1995, è la più grande centrale nucleare d’Europa e la nona più grande del mondo. Dispone di sei reattori, ciascuno capace di erogare fino a 950 Megawat. Si tratta di reattori più moderni e sicuri di quelli usati, ad esempio, a CHERNOBYL- Sono infatti reattori ad acqua pressurizzata dove ogni è reattore ha due circuiti. L’acqua che mantiene freddo il reattore è cioè su un circuito separato rispetto al secondo, che evaporando fornisce energia alla turbina elettrica. Settore di Kherson. Dal 4 settembre il settore di Kherson è oggetto di un generalizzato attacco ucraino che finora non ha sortito però risultati decisivi. L’area tenuta dai russi a nord del fiume BUG è una sacca profonda dai 20 ai 50 km e ampia circa 150 km da Kherson a Vysokopillya. La testa di ponte di Kherson completamente al di là del fiume BUG meridionale garantisce a Mosca una fascia di sicurezza alla regione della Crimea e alle altre aree sotto il controllo russo a sud del fiume. Per mantenere Kherson collegata al resto del territorio ad est del fiume i russi dispongono di un aeroporto e di due sole strade: una diretta verso la Crimea e l’altra verso Melitopol. Queste due strade convergono su un unico ponte - il ponte Antonesky - da giorni soggetto a costanti bombardamenti da parte dell’artiglieria, dei droni e ora degli Himars ucraini che hanno reso il ponte inagibile al traffico pesante. I russi hanno ovviato con la costruzione di una ponte galleggiante al di sotto della struttura. I combattimenti di questi giorni hanno portato a una leggera contrazione della sacca occupata dall’esercito russo. In particolare risultano liberate la zona a sud di Vysokopillya. L’intera sacca risulta così contratta, ma i russi mantengono ancora il controllo di Kherson. P. Capitini |