Cogliere il disagio in adolescenza – Di Giuseppe Maiolo, psicanalista

Quando i dubbi dei genitori sono elevati è bene chiarire in tempo la situazione. E a volte è il caso di consultare uno specialista

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Durante l’adolescenza è importante stare attenti ai segnali che vengono inviati dai giovani come sbalzi di umore, pessimismo, isolamento relazionale. Anche se tristezza e pessimismo non vogliono dire depressione.
Tuttavia la scarsezza o l'assenza di relazioni sociali reali va sempre osservata con particolare attenzione.
 
La maggior parte degli adolescenti non è depressa ma attraversa spesso profonde crisi esistenziali strettamente collegate alla fase di passaggio tipica di quell'epoca.
Smarrimento, perdita parziale della fiducia in se stessi e negli altri sono di solito il pedaggio obbligato per il transito in un territorio arido, apparentemente sconfinato, in cui c’è bisogno di luoghi di ristoro e di punti di riferimento.
Se questi ci sono, se non mancano gli appigli che possono essere dati dalla famiglia ma anche dalla comunità dei coetanei e quindi dal gruppo, il viaggio dell'adolescente alla scoperta di se stesso e del mondo non è mai un tunnel senza uscita: sarà un lungo percorso, faticoso in alcuni momenti, difficile e doloroso ma che si conclude prima o poi.
 
Agli adulti e ai genitori in particolare compete il ruolo di accompagnare e di esserci quando l'adolescente si trova in difficoltà e mostra di avere bisogno di aiuto.
Non vuol dire che dobbiamo fare gli investigatori e frugare di nascosto negli spazi privati del giovane per cercare di capire come sta affrontando la vita.
Dico questo perché capita alle volte di sentire dei genitori che spiano il cellulare dei figli o su un Social «amici» dei loro figli.
Non credo che questo sia un buon comportamento, anche se posso capire lo stato d'animo di una madre in ansia per la crescita del figlio.
Tuttavia non serve fare i detective ma è fondamentale ascoltare e osservare quello che gli adolescenti comunicano non solo a parole, ma soprattutto con il linguaggio non-verbale.
Ascoltare attentamente diventa l'imperativo categorico per un genitore e serve per non sottovalutare i segnali che possono giungere dall'adolescente.
 
Non è raccomandabile liquidare in fretta un comportamento strano o eccessivamente dirompente con l'espressione «è una ragazzata».
Potrebbe essere controproducente banalizzare una comunicazione in codice e allo stesso tempo poco educativo non sottolineare i limiti alle proprie azioni.
E poi meglio non trascurare quei comportamenti strani, improvvisi, imprevisti e comunque diversi dalle normali abitudini che scopriamo in famiglia, a scuola, nelle relazioni sociali.
Ma è anche importante liberarsi di quei pregiudizi che ancora ci fanno temere tutto ciò che ha a che fare con il disagio psichico e mentale che si sviluppa da un diffuso malessere.
Aspettare che tutto passi da solo non conviene. Meglio consultare uno specialista quando i dubbi sono elevati e chiarire in tempo la situazione.
 
Giuseppe Maiolo
www.officina-benessere.it