Libia, l’Italia si inserisce come sempre per motivi umanitari
Il cosiddetto «Esercito Nazionale Libico» ha acquisito il controllo delle installazioni petrolifere e noi in questa maniera restiamo importanti nello scacchiere
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Lo scorso 11 settembre, l’autoproclamato Esercito Nazionale Libico (ENL), guidato dal Generale Khalifa Haftar, ha avviato un’offensiva volta ad acquisire il controllo delle installazioni petrolifere presenti nella cosiddetta «mezzaluna» del Golfo della Sirte.
Dopo diversi scontri con le milizie delle Guardie delle Infrastrutture Petrolifere (PIF) di Ibrahim Jadhran (vicine al Governo Serraj), l’offensiva si è conclusa con la conquista dei pozzi petroliferi di Ras Lanuf, al-Sidras, Agedabia e Zueitina da parte dell’ENL, cui ha fatto seguito la dichiarazione di Mustafà Sanalla (presidente dei comparti della Compagnia Petrolifera Nazionale libica vicini a Tobruk) della ripresa dell’attività di estrazione e stoccaggio nei suddetti stabilimenti.
L’esito positivo dell’offensiva di Haftar ha rappresentato un duro colpo all’autorità del Governo Serraj, proprio nel momento in cui era in procinto di capitalizzare sul piano politico i successi militari contro lo Stato Islamico a Sirte.
Attraverso il controllo di uno dei maggiori hub petroliferi del Paese, infatti, Haftar ha rafforzato ulteriormente non solo il suo ruolo nella definizione degli equilibri interni del Paese, ma anche dell’intero fronte di Tobruk che grazie all’accresciuto potere di negoziazione potrebbe alzare la posta in gioco per il riconoscimento della fiducia al governo tripolino.
Inoltre, la scarsa resistenza incontrata dal Generale nella sua avanzata ha messo in evidenza la momentanea carenza di uomini e mezzi a disposizione di Serraj, soprattutto in virtù dell’attuale impegno delle milizie di Misurata contro lo Stato Islamico.
Proprio a Misurata, il nostro Paese è in procinto di avviare la missione umanitaria «Ippocrate» che prevede l’installazione di un ospedale militare a sostegno delle forze attualmente impegnate a Sirte e che vedrà impegnati 65 medici, 135 unità supporto logistico generale e 100 unità a protezione del personale appartenenti al 186° reggimento della Folgore.
Nonostante il teatro di azione della missione italiana presenti vulnerabilità di sicurezza tipiche di un Paese privo di strutture statali e in guerra civile dal 2011, Misurata può essere considerata più stabile di altri teatri quali Tripoli o il fronte Sirte-Bengasi-Derna.
Infatti, mentre nella capitale libica gli attriti tra le milizie generano un alto livello di violenza, le tre città cirenaiche continuano a rappresentare il fronte caldo dello scontro tra le milizie laiche o islamiste moderate e le milizie jihadiste di Ansar al Sharia e il Consiglio della Shura di Derna.