Zecchi: «Che posso fare? Sono solo il presidente del Muse»
Stefano Zecchi ha tenuto a precisare che può solo «auspicare che tra le parti si apra un sincero confronto ponendo al centro il valore delle risorse umane»
La vertenza in corso tra la CGIL e il MUSE in merito alle condizioni di lavoro cui sono sottoposti i dipendenti delle cooperative che hanno vinto l’appalto per la gestione di alcuni servizi sta andando avanti da un bel po’, con botta e risposta tra le parti.
Abbiamo pubblicato i rispettivi comunicati, ma dopo aver ricevuto quest’ultima nota dal prof. Zecchi, presidente del CdA del MUSE di Trento, vogliamo esprimere una nostra considerazione.
Comprendiamo perfettamente che per rispettare il metodo del controllo budgettario, per un ente sia comodo e congegnale affidare alcuni servizi a cooperative esterne.
Ma se tali affidamenti avvengono affidati sostanzialmente sulla migliore convenienza economica, la responsabilità di eventuali criticità sulle condizioni di lavoro ricade in parte anche sul committente.
Condividendo questo principio, il presidente del Consiglio di Amministrazione del Muse, Stefano Zecchi, ha tenuto a precisare però che tale responsabilità riguarda la direzione del Museo e non l’organo amministrativo.
Ciò premesso, Zecchi ha auspicato che venga «aperto un sincero confronto tra le parti, ponendo al centro il valore delle risorse umane».
Insomma, alla fin dei conti lui è «solo» il presidente del Consiglio di Amministrazione, dimenticando che lo scaricabarile finisce sul tavolo del Presidente.
Di seguito il comunicato inviato (con la foto) alle redazioni dei giornali.
Desidero informare, nel rispetto dovuto dei ruoli, che il Consiglio d’Amministrazione del Museo delle Scienze di Trento non ha alcuna competenza in merito all’amministrazione e gestione del personale che lavora nel museo. Tale competenza appartiene alla Direzione del Muse. A titolo strettamente personale è ancora mio desiderio sottolineare che la dignità del lavoro e della persona sono valori centrali nella nostra società e ancor più nelle comunità scientifiche che il Muse nella sua eccellenza rappresenta. Per affrontare la complessità dei problemi che da tempo agitano i lavoratori del museo avevo suggerito di riconsiderare globalmente la pianta organica del personale che a diverso titolo lavora al Muse. Nell’immediato, ritengo utile oltrepassare il rimpallo delle responsabilità e l’apertura di un sincero confronto tra le parti in causa per trovare nuove e possibili strade condivise. La scienza, la cultura, la formazione dovrebbero essere i primi luoghi dove le idee e la ricerca guidano e illuminano le forme di convivenza civile, di lavoro e di crescita responsabile di tutti gli appartenenti alla nostra comunità. |