Il libro storico cella settimana – Di Guido de Mozzi

Titolo: Beneduce. Il finanziere di Mussolini Autori: Franzinelli Mimmo; Magnani Marco Editore: Mondadori 2009 (collana Le scie) Pagine 329, rilegato, € 20,00

IL CONTENUTO
Durante il fascismo lo Stato acquisì un ruolo attivo nell'economia, che divenne a pieno titolo un sistema di economia mista, finalizzato primariamente al sostegno dello sviluppo industriale e alla salvaguardia della stabilità finanziaria. Il modello che allora prese forma è rimasto sostanzialmente intatto fino agli anni '90. Artefice e protagonista assoluto di questo sistema è Alberto Beneduce. Nell'immediato dopoguerra è deputato social-riformista e nel 1921-22 ministro del Lavoro nel penultimo governo dell'Italia liberale. Nel frattempo presiede il Consorzio di credito per le opere pubbliche. Dopo la marcia su Roma Beneduce è alla guida dei più importanti istituti economico-finanziari, dall'Istituto di credito per le opere di pubblica utilità alla Bastogi, ed è negoziatore internazionale nella battaglia per «quota 90» su diretto mandato del duce. Nel 1933, al culmine della grande crisi che scuote l'Europa, Beneduce è chiamato da Mussolini alla presidenza di un nuovo ente pubblico, l'IRI, che acquisisce il patrimonio industriale fino ad allora controllato dalle grandi banche appena liquidate. Fra il 1939 e il 1940 Beneduce, in precarie condizioni di salute, abbandona gradualmente le sue cariche. Muore poco prima della liberazione di Roma, ma il sistema di economia mista da lui creato, metà privato e metà pubblico, spravviverà al fascismo e fornirà un impulso determinante al decollo economico del secondo dopoguerra.

IL COMMENTO
Devo premettere che non è un libro facile, cioè da leggere per passare il tempo, anche se il sottoscritto l'ha letto proprio con le stesse modalità con cui legge i Thriller o Tex Willer. Beh, credo che sia un libro fondamentale per chi non ha mai affrontato due aspetti della nostra storia: chi era il consulente del Duce in termini di economia e come ha fatto il Nostro Paese (sempre il Duce) a uscire dalla crisi del 29, che si è trascinata per gli anni Trenta. E sono convinto che chi ha voglia di riempire questa lacuna si divertirà a leggerlo perché riuscirà a mettere al loro posto i tasselli della nostra storia che gli mancavano, pagina per pagina.
Le banche principali italiane avevano acquistato pacchetti consistenti delle aziende più «sicure» del Paese, che andavano da quelle della nascente telefonia alla produzione di energia elettrica, dalle fabbriche di automobili alle fabbriche di generi alimentari. Ma quando scoppiò la crisi del 29, che si ripercosse in Europa a partire dal 1932, le tre grandi banche si trovavano ad avere crediti nei confronti delle proprie partecipate, in crisi. Come fare a far fallire le aziende le cui azioni sono nelle loro mani? Sarebbe la catastrofe, per le banche e per il Paese. Ecco perché andarono da Mussolini a battere cassa: o salvare le banche o far saltare il Paese.
Ma, come sappiamo, Mussolini non era sprovveduto e prese delle decisioni che salvarono il Paese, grazie alla consulenza (solo consulenza, si badi bene) di Beneduce. Acquistò le banche fallimentari (come avrebbe fatto Bush quasi 80 anni dopo), al prezzo di mercato, cioè poco o niente. Poi separò le banche d'affari dalle finanziarie (come avrebbero dovuto fare le banche stesse), e intestò tutto all'IRI, alla cui presidenza mise Beneduce. In questa maniera salvò il Paese, che vendette le proprietà non molti anni fa, 50 dopo la scomparsa del Duce e di Beneduce, due nomi così singolarmente assonanti.
Sì, agli appassionati di storia e/o economia, consiglio proprio di leggerlo.