La fragilità informatica – Di Maurizio Panizza

Chi oggi non è in grado di usare computer, smartphone, app. e sistemi pubblici, rischia di rimanere escluso dalla società

Alla Provincia autonoma di Trento
Alle Amministrazioni Comunali del Trentino
Ai Commissari delle Comunità di Valle
Oggetto: proposta di istituzione di uno sportello di aiuto-informatico.
 
In questi ultimi anni stiamo assistendo ad una vera e propria rivoluzione nell’approccio del cittadino a molti enti pubblici e privati che prevede non più il contatto diretto con una persona fisica, bensì la comunicazione a remoto con sistemi informatici, oppure, nel migliore dei casi, con operatori che rispondono dietro tempistiche e modalità macchinose non sempre alla portata di tutti i cittadini.
Su questo versante si potrebbero aprire molte riflessioni in merito alla circostanza che l’automazione porta con sé una drastica riduzione dei posti di lavoro (un domani, tutti col reddito di cittadinanza?), così come al fatto che l’istituzione dei call-center molto spesso si accompagna ad un sistematico sfruttamento dei lavoratori. Tuttavia, ciò che qui ora si vuole sottolineare non è questa nera prospettiva futura quanto piuttosto l’aspetto prettamente pratico nell’approccio con le nuove modalità alle quali ormai chiunque è costretto ad adeguarsi.
 
Perché se da un punto di vista operativo tali modalità possono agevolare le pratiche burocratiche, dal punto di vista umano questa specie di rivoluzione porta con sé aspetti molto negativi, sia per il fatto che non tutti i cittadini (anziani, ma anche giovani) sono «nativi digitali», sia perché la mancanza di un rapporto reale con l’interlocutore induce spesso una soggezione, se non una vera e propria repulsione in molte persone.
È il caso, ad esempio, della recente introduzione del sistema SPID nei rapporti con le pubbliche amministrazioni.
Chi non ha lo SPID (Sistema Pubblico di Identità digitale che comporta registrazione, scarico di un’app sul cellulare, capacità di usarlo) è del tutto tagliato fuori dalla possibilità di fare domande, inoltrare istanze, fare concorsi, iscrizioni a liste di lavoro, visualizzazione cartelle cliniche, ecc. Senza poi considerare in altri casi operazioni aggiuntive che oltre ad account, password e quant’altro, esigono anche di scaricare software, di richiedere codici PIN/PUK, di configurare il computer o altre procedure cervellotiche che spesso solo gli addetti ai lavori sono in grado di compiere.
Senza dire, infine, delle recenti vicissitudini in merito alle prenotazioni vaccinali anti-Covid che si spera non si debbano più ripetere in futuro anche se purtroppo si profila già all’orizzonte che per ottenere la tanto sbandierata green pass sarà necessario avere e saper usare proprio il famigerato SPID.
 
Oltre a questa casistica «pubblica», anche il settore privato non è da meno.
Anche qui, infatti, è sempre più richiesta una buona abilità informatica in ogni caso in cui si attivi, ad esempio, un contratto telefonico o assicurativo, oppure la garanzia di un elettrodomestico, o, ancora, avanzare un reclamo per un prodotto o per un servizio non conforme.
Purtroppo chi già possiede queste abilità non si domanda mai come possano fare quelli che loro malgrado ne sono esenti. D’altro canto è noto da sempre che chi non si mette nei panni dell’altro non può comprendere fino in fondo il disagio, né tanto meno riconoscere in queste difficoltà un vero e proprio problema sociale.
Disgraziatamente, però, non è affatto così perché in realtà andiamo verso una società in cui via via si stanno mettendo ai margini tutti coloro che non sono in grado di interagire non tanto con una persona, ma con un «sistema» che da questo punto di vista può diventare alienante per chi non ne conosce il linguaggio.
 
Tutto ciò premesso, da semplice cittadino attento a questi problemi chiedo cortesemente alle amministrazioni in indirizzo se condividano la proposta di mettere a disposizione della cittadinanza uno sportello di aiuto-informatico (magari poche ore alla settimana in collaborazione con altri Comuni e/o con la Comunità di Valle) che possa far superare le difficoltà segnalate riequilibrando in tal modo un concetto di democrazia messo a rischio da un sistema che allontana e mortifica quei concittadini che in questo caso possono essere considerati a ragione «digitalmente fragili».

Maurizio Panizza