La nostra amata Rovereto/ 3 – Di Paolo Farinati

Intervista a Stefano Andreis, titolare della storica Torrefazione Bontadi di Rovereto

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L’iniziativa del nostro giornale che vuole riscoprire le attività che danno lustro alla nostra Città della Quercia prosegue oggi con la storica Torrefazione Bontadi, con un’intervista rivolta al suo titolare, Stefano Andreis.
 
Signor Andreis, buon giorno. Inizio con i più sinceri complimenti per la sua azienda, che ha fatto riscoprire a Rovereto una tradizione antica e che oggi si presenta come uno spazio ricco di storia e un punto originale e affascinante per la nostra città e non solo. Ci racconta la storia di questa sua attività. Dove e quando nasce? Quali sono oggi i protagonisti dell'azienda? Dove si è sviluppata?
«La dinastia Bontadi trova le sue fondamenta nell’attuale Pianura Padana tra il Bresciano e il Piacentino. Lì i Bontadi coltivavano la terra, ma nel 1790, Carlo partiva per Rovereto, luogo che già in quegli anni vedeva la sua collocazione geografica sull’asse del Brennero e come oggi finestra sul mitteleuropeo di indiscussa rilevanza strategica politico commerciale. La famiglia Bontadi, di generazione in generazione e senza mai interrompere l’attività, arriva fino ai giorni nostri.
«Mi fa molto piacere che la domanda parli al plurale su chi sono i protagonisti di questa azienda. Si parte dal gruppo che collabora allo stesso fine, persone che per ogni distinta funzione hanno una preparazione specifica in seno al suo incarico, ma anche capaci di congiungere le forze nei momenti decisionali in cui si affrontano i progetti, gli investimenti le innovazioni oggi necessari per affrontare serenamente gli impegni dei mercati sempre più concorrenziali.
«L’azienda si è sviluppata molto nel mercato domestico durante la sua lunga storia e in questi ultimi anni in maniera molto incisiva nel mercato internazionale portando i nostri prodotti in Sud America, in tutta Europa, in Russia, in Asia.»
 
Quali sono i marchi, le tipologie di prodotti e i servizi che voi offrite alla clientela?
«La Torrefazione Bontadi qualche anno fa ha sottoscritto una collaborazione commerciale che si è conclusa con l’incorporare in essa la Torrefazione Targher, quindi in questo momento commercialmente parlando produciamo questi due brand.
«Il caffè più comunemente venduto per noi è lasciato in grani che poi viene macinato al momento del suo consumo ma offriamo tutta la gamma dei macinati per le varie tipologie di moke o macchine per l’espresso.
«Ad oggi siamo l’unica torrefazione in Trentino Alto Adige ad avere un impianto di produzione per le cialde ed è un mercato in continua espansione.
«Un servizio su tutti ho a cuore, i corsi di formazione in Accademia Bontadi che si rivolgono ai professionisti, ai principianti, alle casalinghe, ai dipendenti, alle persone interessate a un aggiornamento professionale e alle aziende lungimiranti, pronte a investire nello sviluppo delle Risorse Umane per aggiornare e ampliare il bagaglio di conoscenze e competenze all’interno delle aziende.
«Possiamo progettare un piano formativo in linea con gli obiettivi delle aziende anche in loco dove opera il personale. I corsi di formazione si articolano in varie aree formative e ciascun corso coinvolge formatori preparati, professionisti con un solido background professionale interessati a trasferire ad altri quanto appreso sul campo. Per rendere il processo di apprendimento coinvolgente ed efficace.»
 

 
Il caffè, una bevanda che viene da lontano, ma divenuta nel tempo italiana nonché famosa e apprezzata in tutto il mondo. Come nasce questa sua grande passione?
«La pianta del caffè cresce tra i due tropici e il valore della materia prima raccolta viene determinato dalle quotazioni delle borse di New York e Londra. Oggi il caffè è la seconda materia prima più scambiata al mondo, dopo il petrolio, al quale però sta per insidiare il primato.
«I maggiori produttori di caffè in ordine sono, Brasile, Vietnam e Colombia. Nel mondo vengono raccolti 160 milioni di sacchi l’anno, 100 milioni di arabica e 60 milioni di robusta.
«Il caffè dopo il raccolto viene spolpato, lavato ed essiccato. L ’unità di misura convenzionale è ancora il sacco, ed il più usato è quello da 60 Kg.
«Durante la tostatura il caffè cala del 20% il suo peso, questo dovuto alla perdita di umidità e aumenta del 60% il suo volume. La cosa più straordinaria è che passa dallo stato crudo a quello cotto alterando i suoi composti volatili da un parametro di 250 a quasi 1.000 sprigionando tutta la sua fragranza di profumi e polifenoli.
«In Italia si lavorano 9 milioni di sacchi all’anno che producono un volume d’affari pari a 3,5 miliardi di euro. Il 97% degli Italiani consumano caffè. Ecco in breve tutte le emozioni del settore e credo che tutto questo sia stato l’asse che ha scatenato la mia passione per questa materia prima.»
 
Quali sono le emozioni che prova ogni giorno nell'entrare nella sua azienda?
«Una delle maggiori emozioni la provo quando i formatori parlano di blend, quando mi danno informazioni su una miscela e sento le provenienze della materia prima, mi accorgo che paesi in conflitto bellico da sempre tra loro, uniti in una miscela esaltano al massimo le loro peculiarità e penso a quanto poco ci vorrebbe per rendere tutti felici aiutandosi l’uno con l’altro.»
 

 
Lei è imprenditore del commercio conosciuto e stimato in città. Cosa chiede alla nuova Amministrazione comunale per migliorare la nostra Rovereto? E in particolare il suo piccolo ma affascinante centro storico?
«Sinceramente credo che l’offerta culturale Roveretana faccia invidia a molti, non c’è molto da fare in seno alla cosa ma persistere nel fare conoscere quello che c’è già.
«Puntando un compasso virtuale in Piazza Rosmini, nel un raggio di 500 metri troviamo offerte quali Mart, Teatro Zandonai, Casa Natale Antonio Rosmini, Museo della Guerra, Casa Futurista Depero… un’offerta straordinaria che soddisfa le più svariate attese.
«Sono fortemente convinto che anche il commercio deve fare la sua parte, impegnandoci tutti a offrire servizi sempre più completi e assistenziali, faccio una provocazione, se chiediamo a dieci commercianti del centro quanti ci sanno rispondere su quale sia la mostra in essere al Mart? Cominciamo ad essere i primi ad avere profuso le nostre bellezze.»
 
Lei è stato membro del Consiglio di Amministrazione del MART. Come far amare di più ai roveretani questo museo di importanza internazionale?
«Il Mart, che si voglia o meno, è il richiamo turistico/culturale più importante della Vallagarina e non solo, sappiamo quanto sia difficile il richiamo specifico del settore se non ben condotto da agenzie che operano in contesti che distinguono dalle abitudini a cui il Trentino era abituato, le Alpi e il Garda.
«Questa cosa la sta vivendo anche il territorio, le generazioni si devono abituare ai cambiamenti e credo che tra qualche anno vengano meno quei pensieri ostativi che hanno accompagnato la nascita del museo e prevalgano i pregi che questa struttura porta e porterà per la comunità coinvolgendola e rendendola parte integrante del progetto Mart.»
 

 
I nostri giovani coltivano sempre le loro giuste nuove ambizioni, i loro sogni: come coinvolgerli in attività commerciali e artigianali preziose e stimolanti come la sua?
«Investiamo nei giovani e avremmo un futuro… Ci sono molte iniziative in città che vanno perseguite e pochi conoscono.
«Progetto Manifattura con Trentino Sviluppo per citarne una su tutte, i giovani possono sviluppare le loro idee e metterle al servizio del commercio dell’artigianato portando innovazione e idee che stimolano reciprocamente gli investimenti dei due settori.»
 
La parola innovazione è per lei il pane quotidiano. Quale è il vero motore di questa filosofia aziendale e personale?
«Torrefazione Bontadi è fortemente legata alla sua storia ma allo stesso momento guardiamo al futuro, siamo attenti ai cambiamenti e in un contesto di piena quarta rivoluzione industriale dove l'interazione tra uomo e macchina rappresenta l'occasione per le aziende di cogliere le opportunità, riteniamo che investire nel progresso sia la linea di congiunzione tra il nostro passato e il nostro futuro.
«Per questa filosofia oggi l'azienda risponde alle direttive di Industria 4.0 ottimizzando le performance degli impianti pur sempre valorizzando il personale con formazione specifica e programmata nel contesto delle loro funzioni.
«I nostri traguardi sono i riconoscimenti conseguiti, tra i quali evidenziamo la medaglia d’oro fedeltà al lavoro e progresso economico, per l'attività svolta con lodevole impegno ininterrottamente dal 1790 ad oggi, CCIAA Trento.
«Premio mete d'Italia ambasciatori del territorio, conferito ad aziende di eccellenza per aver contribuito alla valorizzazione del territorio, del patrimonio agro-alimentare, adottando strategie legate alla tutela dell'ambiente e del paesaggio, Roma Palazzo Madama.
«Premio 100 eccellenze Italiane, conferito ad aziende ed enti che con il loro lavoro contribuiscono ed hanno contribuito a valorizzare l'emblema del marchio Made in Italy, Roma Palazzo Montecitorio. L'eccellenza delle torrefazioni italiane, guida De'Longhi. Attestato di bottega storica trentina, Provincia Autonoma di Trento.
«In questi traguardi Bontadi riconosce valori e principi fondamentali da tenere sempre presenti avendo chiari i nostri obiettivi, questa è la filosofia del gruppo e mia personale.»
 

 
La convivenza con il Covid19 non è semplice. Lei come si è organizzato?
«Come dice la convivenza con questo virus non è semplice, le cose da farsi sono seguire ed attuare le linee guida per la salvaguardia della salute dei lavoratori e non compromettere l’attività giornaliera delle aziende.
«Vorrei porre l’attenzione in questo contesto che spesso vedo lasciato a se stesso, oggi le aziende vanno condotte con progetti pragmatici, non ci si affida più al condottiero e alle sue intuizioni, come dicevo prima vale il gioco di squadra e ad ognuno il suo mestiere, quindi affidiamoci anche in questo difficile momento a persone competenti e professionali preposte a stipulare gli appropriati documenti di valutazione dei rischi e attuiamoli in tutte le sue richieste.
«Questa credo sia la professionalità dell’imprenditore moderno sapere nominare i propri partner.»
 
Le chiedo, infine, un messaggio di fiducia da far arrivare a tutti i nostri concittadini.
«Partiamo da principio che dopo la tempesta arriva il bel tempo, e cito Albert Einstein che disse: la crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi

Paolo Farinati – [email protected]