Associazione Castelli del Trentino – Di Daniela Larentis
Il 9 maggio a Mezzolombardo, Lydia Flöss parlerà di «Nomi di fiumi e nomi di abitati nella Piana Rotaliana» – L’intervista
Lydia Flöss.
Si conclude con l’ultimo evento della stagione 2023-2024 il ciclo di incontri organizzato dall’Associazione Castelli del Trentino, curato dal presidente dell’Associazione Andrea Sommavilla, responsabile del Servizio biblioteca e attività culturali del comune di Borgo Valsugana.
Il prossimo appuntamento è fissato per giovedì 9 maggio a Mezzolombardo (Tn), in Sala Spaur, Piazza Erbe, come sempre alle ore 20.30. Protagonista della serata sarà Lydia Flöss, la quale parlerà di «Nomi di fiumi e nomi di abitati nella Piana Rotaliana - Un percorso nella toponomastica locale».
Da oltre trent’anni l’Associazione è attiva nell’ambito culturale provinciale soprattutto attraverso pubblicazioni, convegni e cicli di conferenze su tematiche storiche e storico-artistiche che vengono seguiti con attenzione dal pubblico e dalla stampa. Le iniziative proposte godono del patrocinio della PAT e della Regione, sono inoltre riconosciute valide ai fini dell’aggiornamento del personale docente da parte dell’Iprase. Prosegue la collaborazione con l’Accademia roveretana degli Agiati e con la Società di Studi trentini di Scienze storiche.
Alcune brevi note biografiche prima di passare all’intervista.
Lydia Flöss lavora presso l’Ufficio Beni archivistici, librari e Archivio provinciale della Soprintendenza per i Beni e le attività culturali della Provincia autonoma di Trento dove segue il progetto del «Dizionario toponomastico trentino».
Il Dizionario si occupa della raccolta e della schedatura di tutti i nomi di luogo tramandati oralmente del Trentino, della loro conservazione anche in forma digitale e della loro divulgazione sia in formato cartaceo sia attraverso il web.
Trattandosi di nomi di luogo trasmessi oralmente in tutte le varietà dei dialetti del Trentino, è stato studiato uno speciale codice di trascrizione per scrivere e leggere correttamente ogni nome di luogo in dialetto.
Lydia Flöss si occupa della cura editoriale dei volumi «Raccolta geografica del Dizionario toponomastico trentino» che sono finora in numero di 23. Si occupa inoltre della sezione toponomastica del portale di cultura.trentino.it dove sono consultabili circa 130.000 nomi di luogo.
Nell’ambito della sua attività presenta i risultati delle ricerche toponomastiche sul territorio in occasione delle presentazioni dei volumi e in altri momenti di divulgazione al pubblico su richiesta delle amministrazioni comunali o in occasione di convegni in Italia e all’Estero.
Pubblica inoltre su riviste specializzate articoli di approfondimenti su tematiche di toponomastica trentina e alpina.
Abbiamo avuto occasione di rivolgerle alcune domande.
I 23 volumi del Dizionario toponomastcio trentino.
Nell’incontro di giovedì 9 maggio su quali aspetti focalizzerà maggiormente l’attenzione?
«L’incontro di giovedì 9 maggio sarà dedicato all’illustrazione dei principali nomi di luogo della Piana Rotaliana, in particolare al nome stesso della Piana Rotaliana, che per secoli è stato Méz.
«Illustrerò la storia di questa parola, méz, che è stata a lungo studiata e molto spesso mal interpretata, e che è alla base anche dei nomi di Mezzolombardo e di Mezzocorona.
«Utilizzando molte immagini di documenti anche antichissimi, quali ad esempio una pergamena del 1183, mostrerò come questa parola è cambiata nella scrittura nel corso del tempo e come sia entrata a formare i nomi dei due abitati, nomi che a loro volta hanno avuto una loro storia dai tratti molto interessanti e inaspettati.
«In alcuni casi ai nomi di certi luoghi sono legate anche famose leggende e tradizioni popolari, come per esempio quella del basilisco.
«Mi concentrerò poi anche sui nomi degli abitati di Roveré della Luna, Nave San Rocco, San Michele all’Adige e poi presenterò i nomi dei principali corsi d’acqua, principalmente l’Adige e il Noce.
«Nell’illustrare la storia di questi nomi di luogo non solo utilizzerò documenti antichi che riportano le forme originarie dei nomi, ma farò anche molti confronti con altri toponimi simili a quelli della Piana Rotaliana distribuiti sull’intero territorio provinciale.
«Per fare questo, ad esempio mostrare altri toponimi trentini composti con il nome dialettale della quercia, róver, róro, con cui è composto il nome di Roveré della Luna, proietterò delle carte tratte dal Dizionario toponomastico trentino.
«Il Dizionario toponomastico trentino è un progetto dell’Ufficio Beni archivistici, librari e Archivio provinciale della Provincia di Trento che, dopo aver raccolto per 25 anni i nomi di luogo dialettali di tutto il territorio provinciale, adesso gestisce una banca dati di oltre 155.000 nomi di luogo raccolti e trascritti in tutte le varietà dei dialetti trentini.»
Qual è il ruolo della toponomastica nella definizione dell'identità culturale e geografica della Piana Rotaliana?
«La toponomastica di un territorio riflette sempre aspetti morfologici, botanici, faunistici, storici o in generale culturali di un territorio.
«Per questo, si può facilmente prevedere che un’area chiamata Piana sia un’area pianeggiante, che luoghi chiamati Pózze o Fontanèle nascondano delle aree umide, che in un’area chiamata Piné siano cresciute o crescano tuttora piante di pino.
«È evidente che per Piana, per Pózze, per Fontanèle e forse anche per Piné ogni parlante locale è in grado di dare delle spiegazioni facili e per lo più corrette dell’origine e del significato del toponimo.
«Per spiegare il nome Fai della Paganella forse occorrono già delle competenze più specifiche dal punto di vista dialettologico. Fai infatti è una delle forme in cui si è evoluto il nome latino del faggio, FAGUS, che è presente, anche nella toponomastica trentina, ma non solo, in moltissime altre forme, come ad esempio nel nome di Faédo, nei nomi di Fàida e i Fòvi di Baselga di Piné, probabilmente nel nome dell’abitato Fadana a Cembra, nel nome dell’abitato di Fòu a Andalo, solo per citare nomi di abitati. Per spiegare correttamente Mezzocorona e Mezzolombardo, Nave San Rocco o Roveré della Luna occorrono delle conoscenze ancora più specifiche di natura storica. Su alcuni di questi toponimi insisterò nel corso della serata.»
Ci potrebbe illustrare qualche esempio interessante di come i nomi dei fiumi e degli abitati nella Piana Rotaliana riflettano aspetti specifici della storia locale o delle tradizioni culturali?
«Una delle specificità dell’area della Piana Rotaliana consiste proprio nel fatto che il territorio è attraversato da due importanti corsi d’acqua, l’Adige e il Noce.
«Le acque debordanti di questi corsi d’acqua sono state tra l’altro le responsabili della fertilità di questa terra, e anche dell’origine del nome Piana de Méz, variante del nome Piana Rotaliana.
«Alcuni nomi di abitati in quest’area sono da secoli strettamente legati all’acqua. Faccio l’esempio di Nave San Rocco e di Roveré della Luna.
«Nave San Rocco in dialetto è chiamato ancora semplicemente la Nave. Il nome comune la nave indicava un traghetto o un ponte di chiatte sull’Adige che consentiva il passaggio del fiume.
«Con il tempo, ma già a metà ’300, questo nome comune nave, è diventato nome proprio di luogo.
«Roveré della luna invece è composto con luna che fa riferimento alla forma a mezzaluna dell’isola di terra presente nell’ansa che faceva l’Adige nel punto in cui era collocato l’abitato.
«È evidente dunque come anche i nomi dei luoghi lascino trasparire lo strettissimo legame che da sempre è esistito tra il fiume e i nomi dei luoghi intorno ad esso.»
Pergamena del 4 agosto 1271 che reca la prima attestazione del nome di Mezzocorona.
Archivio del Principato Vescovile, Sezione latina, c. 58, n. 35.
Come è cambiata la toponomastica nella Piana Rotaliana nel corso del tempo? Ci sono stati cambiamenti significativi o continuità nei nomi utilizzati?
«A questa domanda è più facile rispondere facendo l’esempio di come è cambiato il nome di Mezzolombardo nel corso dei secoli. Dalle prime forme che risalgono al ’300 quando questo paese si chiamava Mezo sancti Petri con numerose varianti grafiche, si è passati nel ’600 a forme quali Mezo lombardo con altrettante numerose varianti.
«Questo passaggio da San Pietro a Lombardo è strettamente legato al nome di un altro abitato, che è quello di Mezzocorona. Già da prima del ’600, infatti, Mezzocorona per un certo periodo si era chiamato Mezzo tedesco o Mezzo todesco o anche Taitschmetz, per via dei suoi storici contatti con il confinante mondo tedesco che risalivano ancora all’epoca di Mainardo II conte di Tirolo.
«Per differenziarsi dal Mezzo di lingua tedesca, pertanto, l’abitato di Mezzo san Pietro preferì chiamarsi Mezzo lombardo. Con l’aggettivo lombardo si intendeva fin dal medioevo tutto ciò che faceva riferimento al mondo latino/italiano e quindi, in questo caso, ciò che si contrapponeva al mondo tedesco.
«Questo esempio risulta significativo per comprendere come i nomi dei luoghi hanno subito fortissime influenze derivate anche dagli eventi storici e con gli eventi storici sono cambiati, lasciando ancora intravvedere, grazie al loro studio, le tracce del passato.»
Come si integrano i risultati della ricerca toponomastica con altre discipline, come la storia locale o la geografia umana, per ottenere una visione più completa del territorio?
«A parte il caso di Mezzolombardo che ho appena fatto e che lascia trasparire lo stretto collegamento tra il toponimo e la storia, molti altri possono essere gli esempi di interazione tra nomi di luogo e storia o nomi di luogo e antiche attività umane.
«Uscendo dalla Piana Rotaliana, un caso molto significativo può essere quello del toponimo Marilleva, in Val di Sole. Fino a prima della costruzione degli impianti sciistici, l’intera area di Marilleva era nota presso i parlanti locali con il solo nome di Dòs marì levà, trascritto, nella tradizione cartografica delle Mappe catastali, con forme prime di accento sull’ultima sillaba quali Dos Marilleva, Dos Marileva o Dosso Marilleva.
«Il nome Dòs marì levà presenta una suggestiva etimologia popolare che lo vuole composto dal termine marì marito e dalla forma imperativa levà alzatevi! In verità levà non è una forma verbale, ma è probabilmente da mettere in relazione con il nome arlef piccolo della vacca o della capra, dal latino ALLEVARE, mentre il termine marì è con ogni probabilità un derivato di MERIDIES meriggio, passato a significare luogo dove le mucche vengono lasciate all’ombra a ruminare nelle ore più calde del meriggio.
«Da questo etimo nella forma marì in Trentino è documentato il solo toponimo Gac’ marì a Caderzone, in Val Rendena, ma numerose forme quali Maric’, Marigio, Maréz, Marézo e Marigi, Marégi, Marézi; Maregiot, Marigiat, Marigiöl, Maregini, Maregiòli, Marigiöi, Marezati; Maregiana, Marigiane, Maresane, Marusana sono registrate in svariate aree montane della Valsugana, del Perginese, della Val di Cembra e della Val di Sole.»
A cosa sta lavorando, progetti futuri?
«L’attività del Dizionario toponomastico trentino prevede ogni anno l’uscita di un volume della collana Ricerca geografica. Finora ne sono usciti 23, l’ultimo è stato I nomi locali dei comuni di Commezzadura, Dimaro Folgarida ed è uscito nel 2023.
«Nel 2024 uscirà il volume 24 dedicato ai nomi locali del comune di Peio e che conterrà oltre 2.500 nomi di luogo dialettali. In questi mesi mi sto occupando della cura editoriale del volume e in particolare delle introduzioni dialettologiche e toponomastiche che apriranno il volume.
«Ma l’attività del DTT non si limita alla cura editoriale dei volumi, poiché molto spesso, come in questo caso, presentiamo i risultati del lavoro in vari luoghi e in varie sedi che richiedono incontri o conferenze.
«Il mese scorso l’intero progetto è stato presentato agli studenti della Facoltà di Lettere dell’Università di Trento, in giugno ci sarà un incontro organizzato dall’Università di Torino.
«L’attività dell’Ufficio prevede inoltre la schedatura di toponimi storici tratti da documenti d’archivio che consentono di capire come un nome di luogo si è evoluto nel tempo.
«Attualmente è stata conclusa la schedatura dei toponimi tratti dai documenti storici dell’archivio dell’Alpe Vederna e ora è in corso la schedatura di toponimi di alcuni registri del Catasto teresiano di fine ’700.
«Inoltre un settore dell’ufficio si dedica esclusivamente all’utilizzo dei toponimi per le intitolazioni di vie, strade e piazze dei comuni trentini.»
Daniela Larentis – [email protected]