Letteratura di genere/ 466, 467 e 468 – Di Luciana Grillo

Giornata Mondiale della lingua e cultura ellenica, 9 febbraio. Tre libri: «I divini dell'Olimpo», «Lo sguardo di Medusa» e «Storie meravigliose di giovani greci»

Titolo: I divini dell'Olimpo. Quattro incontri con gli dèi
Autrice: Oliva Marilù
Editore: Solferino, 2022
Pagine: 208, Rilegato
Prezzo di copertina: € 17
Titolo: Lo sguardo di Medusa
Autrice: Natalie Haynes
Traduttrice: Ginevra Lamberti
Editore: Sonzogno, 2022
Pagine: 336, Brossura
Prezzo di copertina: € 19,90
Titolo: Storie meravigliose di giovani greci
Autrice: Laura Pepe
Editore: Laterza, 2022
Pagine: 224, illustrato, Rilegato
Prezzo di copertina: € 20

Il 9 febbraio 2014 fu lanciata la proposta di istituire una giornata che nel mondo celebrasse la lingua e la cultura ellenica.
Il governo ellenico accettò la proposta e nel 2017 promulgò ufficialmente l’istituzione di questa giornata.
La data ricorda il poeta Dionysios Solomos, vissuto nel XIX secolo, i cui versi ritornano nell’inno nazionale greco.
La lingua greca ancora oggi è all’origine di parole e concetti come democrazia, filosofia, poesia, arte, teatro, scienza… oggi più che mai sono presenti nella nostra cultura i miti greci, basti pensare a Dedalo e al Labirinto, a Ulisse e al suo viaggio, ad Achille e al suo tallone, a Cassandra mai creduta, a Elena troppo bella, agli amori di Zeus, e così via.
 
Gli uffici anagrafici dei Comuni italiani, dopo aver registrato per alcuni anni nomi presi in prestito dal mondo del cinema e dalle telenovelas e dati a ignari neonati, ora si trovano a iscrivere nei registri bambini che si chiamano Achille, Ulisse, Ettore, Enea, Elena, Penelope, Nausicaa, Dafne, eccetera.
Ai miti greci si sono ispirati grandi artisti, se facciamo un giro in qualsiasi museo del mondo ci imbattiamo sicuramente in un «Apollo e Dafne» o in Afrodite che nasce dalle onde del mare…
Per non parlare del teatro, che dai tragediografi e commediografi greci trae ispirazione perenne.
La letteratura contemporanea non sta a guardare: insieme alle riduzioni illustrate per bambini di Iliade e Odissea, di guerre tra Cretesi e Ateniesi, della conquista del Vello d’oro, della storia del filo di Arianna, si sta sviluppando un notevole interesse per la Mitologia rivisitata e destinata agli adulti.
 
Marilù Oliva, in collaborazione con il figlio Matteo ha raccontato, nel bel libro Il viaggio mitico, la storia di Pablo, un bambino down che i compagni di scuola deridono: la storia del «minotauro», un diverso, può essere utile.
Pablo infatti vuole costruire il labirinto, con l’aiuto del fratello Vince che tra sogno e realtà incontra Teseo, Arianna che gli regala un gomitolo di lana, Dedalo e Icaro…
 
Tornando al mondo degli adulti, mi piace condividere l’esperienza di lettura di un piccolo, delizioso romanzo intitolato Nostos, di Antonella Del Giudice, che riscrive il ritorno di Ulisse nella sua isola, in un regno che non è più il suo, straziato da lotte per il potere, in una famiglia cresciuta senza di lui, con un figlio che lo sente estraneo e lo vede come un bellicoso usurpatore.
 
Penelope, stanca di tessere e di attendere un uomo che conosce bene e di cui non apprezza le bugie, affida il regno a Telemaco che lo rivendica e che proprio allo sconosciuto padre vuole strapparlo.
Nel conflitto, che vede lo scontro fra due generazioni – una guerriera e vorace, l’altra stanca di odio e tesa verso un futuro di pace – si inserisce la figura del vecchio Nestore, amico di Ulisse e anche padre «putativo» di Telemaco.
Nestore ha compreso sulla sua pelle che si deve, a un certo punto, cedere il passo, affidando il regno ai legittimi eredi.
 
La professoressa Grazia Ciani è una studiosa del mito, a lei si devono pubblicazioni molto interessanti, tra cui «Le porte del mito»: all’Iliade dedica pagine intense, sostiene che la guerra tra Greci e Troiani – che romanticamente si pensava potesse essere scoppiata a causa di una donna bellissima – è in realtà «lo scontro epocale tra Oriente e Occidente... per ragioni economico-politiche, per timore e invidia di una città ricca e potente come Troia, per la minaccia di un barbaro ”altrove” che incombe su una Grecia ancora inquieta e fortemente divisa».
E sottolinea che non ci vengono risparmiati scontri di inaudita violenza, mentre piccoli episodi, come l’incontro carico di tenerezza di Ettore e Andromaca, servono soltanto a distrarre lettrici e lettori dal campo di battaglia, dalla guerra vista come «istinto primario e ineludibile dell’uomo…messaggio omerico predominante».
 
Quando scrive dell’Odissea, Ciani aggiunge che «il ricordo dell’Iliade percorre e pervade l’Odissea… strettamente legate dalla memoria indelebile di un passato che ha segnato la storia e sconvolto l’esistenza dei suoi protagonisti».
In «Tornare a Itaca» Ciani si sofferma sulle donne, su «Clitennestra, solo adultera>>, su Elena che «nel talamo troiano ricama la “sua” guerra, e tornata a Sparta ancora tesse e intreccia fili colorati», su Circe, «personaggio ambiguo… con i suoi sortilegi… e il suo arrendersi di fronte a un essere umano… per un anno intero Ulisse sembra appagato … e sono i compagni a ricordargli l’aspra terra di Itaca», su Nausicaa, «colei che attende e come tale assomiglia a Penelope… Ma l’animo di Nausicaa rimane chiuso ai sentimenti, come si conviene a una fanciulla dall’educazione irreprensibile», infine su Penelope – dia, cioè divina, e perìphron, cioè saggia, astuta come Ulisse – «che tesse e disfa la tela… lotta per resistere ai Proci così come Ulisse lotta per raggiungere la patria, la casa, e lei».
 
Ulisse non è più guerriero, nobile, eroe, ma molteplice, multiforme, dotato di saggezza e di equilibrio.
Rimane vincitore indiscusso della guerra contro Troia, «incontrastato eroe della tragica navigazione», desideroso solo di tornare a Itaca, «con gli occhi sempre bagnati di lacrime consumava la vita sospirando il ritorno… Nulla vi è di più dolce della propria terra…», anche quando è ospite di Calipso, di cui lui vuole liberarsi, con una certa durezza: «So bene anch’io che la saggia Penelope è a te inferiore nell’aspetto, nella figura: lei è mortale, tu immortale e giovane sempre. E tuttavia io desidero e voglio tornare a casa…».
 
Marilù Oliva ha rivisitato questa volta per i lettori adulti le vicende di Ulisse, nell’”Odissea raccontata da…” la vita e il viaggio di Odisseo sono narrati da diverse voci e tra l’una e l’altra c’è l’intermezzo di Atena che vigila su Itaca e sulla reggia occupata dai Proci, che invita Telemaco a partire alla ricerca di notizie su suo padre, che scorta Odisseo in visita al mondo delle ombre, che lo riporta a casa, «dissolvo la nebbia e Odisseo vede chiaramente la sua amata patria… Sbarcano e ormeggiano a Itaca un istante dopo che Aurora si posa sul suo trono luminoso».
E poi, parlano Calipso, Penelope, Nausicaa, Circe, Euriclea…
 
Oliva ha poi ripresentato in chiave moderna, con uno sguardo lieve e ironico, anche «I divini dell’Olimpo», cioè Zeus «il farfallone», Afrodite «la frivola», Ade «l’antipatico» e Atena «l’implacabile», contestualizzando le loro vicende e dunque collegando i suoi divini ad altri grandi miti come Danae, Vesta, Medea, Fedra, Demetra e Persefone, Paride – arbitro fra le tre dee... senza dimenticare le opere letterarie e d’arte che rendono concreto il loro aspetto, con citazioni che vanno da Alfieri a Bernini a Canova.
 
Laura Pepe, docente di Diritto greco antico all’Università degli Studi di Milano, ha pubblicato con l’editore Laterza alcuni testi sugli eroi greci e sulle sirene; recentemente ho letto e apprezzato «Storie meravigliose di giovani greci»: ha dedicato la sua attenzione ai “figli”, ad Achille «biondo e bellissimo, dal piede veloce e dalla forza sovrumana» figlio di Teti, che secondo una diceria «sarebbe divenuto più forte di suo padre»; a Telemaco, figlio «rassicurante» di Ulisse, «spettatore inerte di fronte ai soprusi dei Proci… quando il padre finalmente riappare, gli si accoda volentieri, e lo asseconda con devota obbedienza»; a Oreste, figlio di Agamennone e Clitennestra, che si macchierà del matricidio perché «sangue, si sa, chiama sangue… nel farsi matricida per dare giustizia a suo padre, Oreste ripiomba in quel contagio di sangue familiare che da generazioni infetta la stirpe di Tantalo, in una spirale infinita di vendetta da cui sembra impossibile trovare una via d’uscita»; ad Antigone, figlia di Edipo e Giocasta, «una donna giovanissima, una ragazzina di cui Sofocle non specifica l’età… corpo esile, nervoso e acerbo… eppure, da quel corpo minuto erompe un animo forte, maturo, determinato».
 
Paola Corrente si è specializzata nello studio della Mitologia greca e mesopotamica, in particolare concentrandosi sulla figura del «dying god», il dio che muore e resuscita: è Dioniso, figlio di Zeus, «universalmente conosciuto come il dio del vino e dell’estasi generato da questa potente bevanda, e secondo alcuni miti e riti, è un dio che muore e risorge». Varie sono le testimonianze (Filodemo e Diodoro, I sec a. C.) e le tradizioni che hanno a che fare con Dioniso: secondo Apollodoro, «il dio nasce dalla coscia del padre Zeus, viene allevato da Ino e Atamante, perseguitato da Era e sottratto alla sua ira da Zeus»; secondo un’altra tradizione, il piccolo Dioniso, dopo tante trasformazioni per sfuggire ai Titani, «viene intrappolato e smembrato dai crudeli assalitori» quando assume l’aspetto di un toro; secondo Firmico Materno, nel IV sec. d.C., in un’immagine di Dioniso viene inserito il cuore del piccolo Bacco ucciso, fatto a pezzi e mangiato dietro incitamento di Giunone.
 
Tanti potrebbero essere gli approfondimenti su Dioniso, l’autrice fra le fonti cita Diodoro Siculo, Plutarco, Pausania, Aristofane e indica luoghi dove potrebbero trovarsi tombe del dio: Delfi o Tebe o il Parnaso, e ci sono anche tante tradizioni relative alla rinascita del dio: c’è Demetra che ne ricompone il corpo, c’è lo stesso Dioniso che ascende al cielo dopo la sepoltura, e c’è anche la tradizione secondo cui è lo stesso Zeus a riportarlo in vita.
Se poi, invece che di morte parliamo di sonno, Corrente ricorda il circolo poetico orfico, i rituali dionisiaci di Delfi descritti da Plutarco e Pausania e un’iscrizione di Rodi che celebra due riti, il risveglio e il sonno del dio.
Altri sono i luoghi delle feste, per esempio Creta e Argo; altri sono i riferimenti alla terra, all’ambiente, all’agricoltura, alla fertilità, e questa volta anche per Attis, dal cui sangue nascono le viole, e per Adone, dal cui sangue sbocciano le rose, come da Dioniso i melograni. Tutti e tre, per altro, sono di stirpe reale.
 
Il mito di Adone è presente presso i greci, i fenici e gli egizi e il suo culto si trova in centri importanti come Sidone, Antiochia, Alessandria, Atene, Argo, eccetera. Sarebbe nato dall’amore incestuoso di Teante e della figlia Smirna, trasformata nell’albero della mirra perché il padre non la uccidesse. Dalla corteccia di questo albero sarebbe scaturito Adone, bimbo bellissimo affidato da Afrodite a Persefone, conteso tra mondo terreno e inferi, infine sbranato da un cinghiale.
Persefone, che secondo Esiodo è figlia di Demetra, diventa simbolo dell’amore che unisce madre e figlia; da sposa di Ade viene ritrovata da sua madre dopo «nove giorni di angoscioso pellegrinaggio».
Solo allora Zeus decreterà che la ragazza trascorra sei mesi negli Inferi con Ade e sei con sua madre sulla terra.
 
L’interesse per la cultura greca non si è limitato all’Italia, anche la scrittrice inglese Natalie Haynes ha contribuito alla divulgazione dei classici con alcuni testi, tra cui Il canto di Calliope e «Lo sguardo di Medusa».
Calliope obbedisce alla richiesta di Omero:«Cantami, o Musa, ha detto, e io ho cantato.
Ho cantato di eserciti e ho cantato di uomini.
Ho cantato di dèi e mostri, ho cantato di storie e menzogne.
Ho cantato di morte e di vita, di gioia e di dolore.
Ho cantato di vita dopo la morte.
E ho cantato delle donne, le donne nell’ombra. Ho cantato di chi è stato dimenticato, ignorato, non raccontato».
 
Quante donne vittime della guerra di Troia! Haynes non le dimentica, ci fa ritrovare Ifigenia, vittima innocente di un padre ambizioso, Cassandra, che vede morire i suoi e finisce schiava, Elena, causa della guerra, Andromaca, moglie di Ettore a cui viene strappato anche il figlio, Clitennestra, assetata di vendetta, Teti, che piange il figlio a cui aveva sperato di donare l’immortalità.
«Hanno aspettato che si raccontasse la loro storia, e io non le farò più aspettare…
La storia delle donne sarà raccontata, qualunque sia il tempo che ci vorrà. Io sono senza età, immortale: per me il tempo non ha importanza».
«Lo sguardo di Medusa indaga miti forse non altrettanto diffusi, descrive Medusa, bambina mortale che ha nostalgia della madre, bimba trovata sulla spiaggia, bimba a cui piano piano crescono le ali, donna che «sapeva di essere al cospetto di Atena…sentì un dolore lancinante trafiggerle il cranio… seppelliva il volto nella curva delle braccia. Le mani, però, erano perse in una massa ribollente di serpenti…».

E qui il cerchio si chiude, dèi e dèe, mostri e vittime si ritrovano come in un girotondo, Era, Zeus, Efesto, Apollo, tutti espressione di una cultura antica che è penetrata in profondità e ha influenzato il mondo degli uomini e delle donne. Del passato e del presente.

Luciana Grillo - [email protected]
(Recensioni precedenti)

*M.Oliva e Matteo, Il viaggio mitico, DeA ed.
*Antonella Del Giudice, Nostos, Ad Est dell’Equatore ed.
*Maria Grazia Ciani, Le porte del mito. Il mondo greco come un romanzo, Marsilio ed.
*Maria Grazia Ciani, Tornare a Itaca. Una lettura dell’Odissea, Carocci ed.
*Marilù Oliva, L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre, Solferino ed.
Marilù Oliva, I divini dell’Olimpo. Quattro incontri con gli dèi, Solferino ed.
Laura Pepe, Storie meravigliose di giovani greci, Laterza ed.
*Paola Corrente, Dioniso e gli dèi morenti – Storia della morte e resurrezione divina nelle antiche mitologie mediterranee, Mimesis ed
*Natalie Haynes, Il canto di Calliope, traduzione di Monica Capuani, Mimesis ed.
Natalie Haynes, Lo sguardo di Medusa, traduzione di Ginevra Lamberti, Sonzogno ed.

Nota: I testi con asterisco sono stati recensiti nella rubrica «Storie di donne/Letteratura di genere».