Domani a Pieve Tesino la Lectio degasperiana 2018
Angelo Panebianco e Paolo Pombeni interverranno sul tema «De Gasperi e il popolo»
Sabato 18 agosto alle 17 a Pieve Tesino il politologo Angelo Panebianco e lo storico Paolo Pombeni interverranno su «De Gasperi e il popolo», mostrando da punti di vista complementari quale fosse l’idea dello statista trentino sul popolo e sulla democrazia e in che modo si possa fare oggi tesoro del suo insegnamento in una fase politica di radicale trasformazione. |
Per la tradizionale Lectio degasperiana la Fondazione ha invitato Angelo Panebianco, professore di Scienza della politica presso l’università di Bologna e da trent’anni editorialista del Corriere della Sera e Paolo Pombeni, professore emerito di Storia contemporanea presso la stessa università, collaboratore del Sole 24 ore e già direttore a Trento dell’Istituto storico Italo-Germanico della Fondazione Bruno Kessler.
I due relatori affronteranno il tema «De Gasperi e il popolo»
Per la quindicesima edizione della Lectio degasperiana, la Fondazione continua il suo percorso di rivisitazione della grande storia europea chiedendo a due autorevoli ospiti di riflettere sull’idea che De Gasperi aveva del popolo e sul ruolo dei partiti nella costruzione di una democrazia solida ed efficace.
L’incontro si tiene nell’anno delle elezioni politiche nazionali che hanno visto emergere, dopo una lunga e complessa trattativa, una maggioranza politica inedita per la storia italiana, chiaramente orientata ad un programma che molti commentatori definiscono, forse troppo frettolosamente, populista, e che hanno scosso fin dalle fondamenta anche il sistema politico del Trentino, chiamato nel prossimo ottobre a rinnovare il proprio consiglio provinciale e la propria Giunta di governo.
Il 2018 appare essere un anno chiave della storia politica nazionale e provinciale.
Con la scelta di un tema così attuale, la Fondazione intende contribuire ad una riflessione politica e storica che non può ridursi a slogan.
L’idea che De Gasperi aveva del popolo è molto diversa da quella che oggi si crede sia alla base della protesta populista contro le istituzioni e il mercato.
Come molti degli statisti formatisi nella prima metà del Novecento, De Gasperi usava la parola «popolo» in una pluralità di significati che la rendeva estremamente ricca, ma, in quanto cattolico e liberale, anche sempre distante da ogni retorica rivoluzionaria o demagogica.
Per De Gasperi il popolo era una realtà profondamente ancorata ai valori di una tradizione civile e spirituale di lunga durata e come tale andava certamente rispettato, ma guidato verso una assunzione collettiva di responsabilità che ne valorizzasse la concreta capacità di realizzarsi nel senso del dovere e nella solidarietà.
Tutte le forzature o le semplificazioni politiche tradiscono il popolo, il quale non è una realtà se non quando trova la possibilità di esprimersi non come un tutto materiale, ma come sintesi «politica» di una storia e di una geografia.
I confini di un popolo non sono le frontiere, ma le istituzioni che si è dato ed è per questo che la crisi politica dell’Italia, uno dei paesi fondatori dell’Europa politica, ha una grande importanza per l’intero continente europeo.
La democrazia diretta è un orizzonte interessante da esplorare, ma è anche molto fragile di fronte a forme sempre più sofisticate di manipolazione da parte di minoranze dotate di mezzi e spesso di obiettivi non dichiarabili.
«Con questa Lectio – ha spiegato il prof. Giuseppe Tognon, presidente della Fondazione – si vuole mettere a confronto la storia italiana con la dottrina politica europea e la scienza politica con il possibile futuro della nostra storia nazionale.
«Due grandi studiosi, di formazione e di orientamento politico diverso, ci mostreranno che il popolo non può mai diventare un’astrazione al servizio di interessi politici troppo ristretti o troppo di parte, perché in democrazia sono le istituzioni e i rapporti economici e sociali che danno un volto sociale, autenticamente popolare, alle identità singolari degli individui e alla forza degli interessi privati.
«La propaganda non può mai diventare azione di governo. Cittadini si nasce e popolo si diventa ma il popolo non può mai essere populista perché se lo fosse distruggerebbe il sistema democratico che lo sostiene e lo anima.»