Ha cessato di vivere Carlo Azeglio Ciampi, aveva 95 anni
È stato Governatore della Banca d’Italia, Presidente del Consiglio e Presidente della Repubblica – Nel 2006 fu insignito del premio De Gasperi-Costruttori d'Europa

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Carlo Azeglio Ciampi era nato a Livorno il 9 dicembre 1920.
Figlio di Pietro Ciampi e di Maria Masino, frequentò l'Istituto San Francesco Saverio, retto dai Gesuiti, dalla terza elementare al liceo. Saltò la quinta elementare e la terza liceo per gli ottimi voti conseguiti nelle classi precedenti.
Dopo la maturità, concorse alla Scuola normale superiore di Pisa per un posto nel corso di laurea in lettere: nella prova scritta di italiano del concorso trattò di Piccolo mondo antico di Antonio Fogazzaro e nella prova orale fu esaminato da Giovanni Gentile; superò il concorso classificandosi undicesimo insieme con Scevola Mariotti.
Durante il suo percorso di studi, compì diversi soggiorni all'estero, in particolare all'Università di Lipsia.
Conseguì la laurea in Lettere nel 1941
Quando fu siglato l'armistizio dell'8 settembre 1943, Ciampi, che si trovava in Italia con un permesso, rifiutò di aderire alla Repubblica Sociale Italiana e si rifugiò a Scanno, in Abruzzo, dove trovò il suo Maestro Guido Calogero, condannato al confino per le sue idee antifasciste, esponente di primo piano del pensiero liberalsocialista e vicino al Partito d'Azione.
Il 24 marzo 1944 Ciampi, con un gruppo di una sessantina di persone, fra cui lo stesso Calogero, altri antifascisti, prigionieri sfuggiti alla Wehrmacht e con l'aiuto della guida locale Alberto Pietrorazio, partendo da Sulmona si mise in marcia per raggiungere gli Alleati, attraversando il massiccio della Majella.
Nel 1946 sposò Franca Pilla (nata il 19 dicembre 1920), conseguì una seconda laurea, in giurisprudenza questa, presso l'Università di Pisa e partecipò al concorso che lo fece entrare come impiegato in Banca d'Italia, dove rimarrà per 47 anni (14 da governatore), dopo aver abbandonato l'insegnamento, che era, per sua stessa ammissione, la vera grande passione.
Dopo la laurea in Lettere aveva infatti ottenuto una cattedra di Lettere Italiane e Latine al Liceo Classico Niccolini e Guerrazzi di Livorno, dove sono ancora conservati i documenti che attestano il suo passaggio dalla Scuola alla Banca d'Italia.
Nello stesso anno s'iscrisse anche alla CGIL e ne conservò la tessera fino al 1980. Nel 1960 fu chiamato all'amministrazione centrale della Banca. Nel 1973 diventò Segretario generale, Vice direttore generale nel 1976 e Direttore generale nel 1978.
Nell'ottobre del 1979 fu nominato Governatore della Banca d'Italia e presidente dell'Ufficio italiano dei cambi nel pieno della bufera che aveva travolto l'istituzione dopo il crack Sindona, l'incriminazione del Governatore Paolo Baffi e l'arresto del vice direttore Mario Sarcinelli (ambedue poi scagionati da ogni accusa).
Ciampi ha dichiarato che «Appena nominato Governatore andai a rendere omaggio al Capo dello Stato e dissi chiaramente che se Mario Sarcinelli avesse dovuto lasciare la Banca d'Italia, mi dovevano considerare dimissionario».
Ricoprì l'incarico fino al 1993. Ha ricevuto, l'11 dicembre 1991, laurea honoris causa in Economia e commercio dall'Università degli Studi di Pavia.
Dall'aprile 1993 al maggio 1994 fu il presidente del Consiglio di un governo tecnico di transizione, il primo presidente del Consiglio non parlamentare della storia della Repubblica.
Non sono mancate anche in tal senso polemiche, che, sebbene minoritarie, vedono una carenza di rappresentatività popolare negli organi costituzionali, non avendo egli mai ricoperto cariche elettive. Nel giugno 1994 fu chiamato a ricoprire la carica di vicepresidente della Banca dei Regolamenti Internazionali, ruolo che detenne fino al maggio 1996.
In seguito fu ministro del tesoro (dall'aprile 1996 al maggio 1999) nei governi Prodi I e D'Alema I.
La sua candidatura alla presidenza della Repubblica venne avanzata da un vasto schieramento parlamentare e in particolare dall'allora Presidente del Consiglio D'Alema che ottenne, durante le trattative, il benestare dell'opposizione di centro-destra, anche se Ciampi, che non era iscritto ad alcun partito, era molto vicino all'Ulivo.
Considerato come figura fondamentale per l'adozione dell'euro e come uno dei ministri più popolari del governo godette anche dell'appoggio del mondo economico e finanziario oltre che della stima dei dirigenti dell'Unione europea.
Il 13 maggio 1999 venne eletto alla prima votazione, con una larga maggioranza (707 voti su 1010), decimo presidente della Repubblica.In questa veste, egli cercò di trasmettere agli italiani quel patriottico sentimento nazionale che deriva dalle imprese del Risorgimento e della Resistenza e che si manifesta nell'Inno di Mameli e nella bandiera tricolore.
Ciampi fu un Presidente che, come avvenuto con Sandro Pertini, ebbe sempre un alto indice di gradimento popolare nei sondaggi fatti dai vari Istituti italiani, con una media oscillante tra il 70 e l'80% (il minimo si registrò con il 67% nel nord-est del Paese), rimanendo sempre, perciò, una delle figure nelle quali gli italiani riponevano la loro fiducia e che rafforzava, con la sua figura istituzionale, lo stesso ruolo del Presidente della Repubblica.
Come Pertini, anche Ciampi assistette a una finale calcistica dell'Italia; infatti il 2 luglio 2000 come Capo dello Stato era presente allo Stadio De Kuip di Rotterdam nella finale di Euro 2000 persa dagli azzurri ai supplementari per 2-1 contro la Francia.
Ricevette, nel 2005, il premio Carlo Magno dalla città tedesca di Aquisgrana per il suo impegno volto a garantire l'idea di Europa unita e pacifica.
Sempre nel 2005, ricevette honoris causa il David di Donatello per la sua volontà di rilanciare il cinema italiano.
Nel 2006 fu insignito del premio De Gasperi-Costruttori d'Europa indetto dalla Provincia autonoma di Trento.
In un intervento al Parlamento europeo fu vivacemente contestato da alcuni europarlamentari della Lega Nord, tra cui Mario Borghezio, scontenti per l'ingresso dell'Italia nella Moneta comune europea, l'Euro, citato nel discorso del Presidente della repubblica. Durante il settennato Ciampi e sua moglie hanno posto la loro residenza presso il palazzo del Quirinale.
La consorte del Presidente, come raramente era accaduto in passato, fu spesso presente agli incontri che il marito ebbe in Italia e all'estero. «Donna Franca», come è stata chiamata, fece alcune dichiarazioni «fuori dal protocollo»: fecero discutere le sue esternazioni riguardo alla «TV deficiente», alla bontà e all'affetto dei napoletani («La gente del sud è più buona e intelligente»).
Da più parti a Ciampi fu chiesto di rimanere Capo dello Stato per un secondo mandato ma, per addotte ragioni anagrafiche e di opportunità istituzionale, decise di escludere l'ipotesi di un Ciampi bis al Quirinale.
Sia il centro destra, sia il centro sinistra, lo ringraziarono per il suo operato super partes e come garante istituzionale.
Ciampi si dimise da Presidente della Repubblica il 15 maggio 2006, stesso giorno in cui il suo successore (nominato da Ciampi senatore a vita pochi mesi prima) Giorgio Napolitano prestò giuramento.
Il suo primo atto da senatore a vita fu quello di votare la fiducia al secondo governo Prodi, esprimendosi favorevolmente riguardo al nuovo esecutivo.
Ciò provocò l'accesa reazione, manifestata durante la votazione con fischi e grida, di numerosi esponenti della Casa delle Libertà.
Un mese dopo le sue dimissioni Ciampi annunciò che avrebbe votato no al referendum confermativo sulle riforme istituzionali, motivando questa scelta in coerenza con il suo costante impegno a difesa della Costituzione: tale posizione fu criticata dal centro destra e apprezzata dal centro sinistra dalla componente dei costituzionalisti che a esso si ispira. Dal 2007, pur non avendo mai accettato di aderirvi ufficialmente, è considerato vicino al Partito Democratico che lo ha nominato componente di diritto del Coordinamento Nazionale, come membro onorario.
Designato presidente del comitato organizzativo delle manifestazioni per il centocinquantenario dell'Unità d'Italia nel 2011, fu costretto a dimettersi dall'incarico nell'aprile 2010 per un peggioramento delle sue condizioni fisiche dovuto all'età e per la scarsa collaborazione ottenuta dalle forze politiche.
A succedergli nell'incarico fu Giuliano Amato, ex presidente del Consiglio. Il 31 dicembre 2012, nonostante le precarie condizioni di salute, rese omaggio alla camera ardente di Rita Levi Montalcini, da lui nominata senatrice a vita.
Si è spento il 16 settembre 2016, all'età di 95 anni, in una clinica romana.
Si ringrazia Wikipedia per le note e per le foto.