Giovani in azione: Riccardo Bertoldi – Di Astrid Panizza
Ha scritto un libro edito da Rizzoli dal titolo «Resti?» Giunto ormai alla settima ristampa – Un volo tra le pagine del suo libro e della sua vita
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Vivere in un piccolo paese di montagna come Nosellari, sull'Altipiano di Folgaria, può essere la spinta, il motore, per poi volare alto, ma sempre con i piedi per terra.
È stato così per il protagonista di questa settimana, Riccardo Bertoldi, classe 1990, che da giovane editore presso una casa editrice roveretana ha visto realizzato il suo sogno: diventare scrittore.
«Mi fa sempre sorridere dire che faccio lo scrittore, perché le persone magari pensano che non faccia nulla, in realtà dietro ad un libro ci sta tanto lavoro. Cioè, se uno ha tempo a disposizione in due mesi riesce a scrivere un libro, io ci ho messo di più perché nel frattempo lavoravo.»
Il tuo libro d’esordio «Resti?» parla di amore ma anche di dolore, sentimenti che spesso viaggiano in coppia. Come hai voluto intendere questo concetto nel libro?
«Da qualche anno prima di scrivere il libro avevo iniziato a gestire alcune pagine su Instagram, riguardanti il tema dell’amore. Sono riuscito a raggiungere un seguito numeroso con il tempo, quindi i miei seguaci si aspettavano che io parlassi di amore anche nel libro.
«Non volevo però rendere l’amore banale, mi piacciono, invece, i libri che fanno riflettere, che danno da pensare. Da qui quindi l’unione dell’amore con il tema della malattia e del dolore, argomento che mi sta a cuore e quindi ci tenevo che il mio primo libro parlasse di questi due aspetti della vita molto importanti, che vanno ad intrecciarsi tra loro assieme al tempo che scorre inesorabile.»
Ti aspettavi tutte queste vendite? Il libro è stato ristampato per sette volte!
«Mi aspettavo un discreto interesse da parte di chi mi seguiva sui social, ma non pensavo si potesse arrivare a tanto. A dire il vero ho scritto altri due libri prima di questo, quindi non è ufficialmente il mio libro di esordio, tuttavia i primi due romanzi erano stati pubblicati da una piccola casa editrice locale, quindi sono stati ritirati dal mercato in quanto ora ho un contratto esclusivo con Rizzoli.
«È stato per me un sogno diventato realtà quello di poter lavorare con un grande editore come Rizzoli.»
E come ci sei finito a scrivere per una casa editrice così importante?
«In casa editrice uno dei miei ruoli è sempre stato quello di trovare autori per commissionare loro opere da scrivere. A suo tempo avevo trovato un autore con cui avevamo pubblicato un libro che aveva riscosso molto successo, inaspettatamente.
«Rizzoli ci ha allora contattato per acquisire i diritti e il direttore ha voluto conoscere me e il mio capo. Siamo andati a Milano dove, durante il colloquio, il mio capo ha esclamato scherzosamente che a Nosellari ci sono talmente pochi abitanti che devi stare attento ad uscire con una ragazza perché magari è tua parente.
«Sul momento ci siamo messi a ridere, però una volta usciti, il direttore di Rizzoli mi ha chiamato e mi ha chiesto di fermarmi a Milano perché avrebbe voluto parlarmi la sera stessa.
«Mi ricordo che ci siamo incontrati in un bar che era dall’altra parte della città rispetto a dove stavo. Per evitare contrattempi ho pagato un taxi ben 60 euro per raggiungere il posto stabilito.
«Una volta arrivato lì ho trovato il direttore di Rizzoli. Mi ha chiesto se avessi mai scritto, lasciandomi intravedere la proposta di scrivere un pezzo partendo da Nosellari, quella cioè che è la mia normalità, ma non quella di chi vive in grandi città. I macro argomenti avrebbero dovuto ruotare intorno ad amore e malattia.
«Non abbiamo parlato di libri in concreto, avrei solo dovuto presentargli qualche decina di pagine che avessero queste indicazioni, per vedere se la cosa poteva funzionare oppure no.
«Per l’entusiasmo sono stato un fulmine, ci ho messo due settimane ed ero agitatissimo. Ho mandato il malloppo e sono rimasto in attesa. La chiamata è arrivata. Me l’avrebbero pubblicato. Un sogno.
«Ma avrei dovuto ricominciare da capo con qualche accorgimento da cambiare perché volevano un taglio un po’ diverso.»
Adesso hai il contratto per altri due libri in mano…come è cambiata la tua vita da quel febbraio dell’anno scorso quando è uscito «Resti?»
«Lavoro sempre, le vacanze le passo a scrivere. Sono stressato sai?! Ho bisogno di staccare per poter riposare. A parte questo ci sono molti lati belli, sono soddisfatto. Ho fatto il tour e dalle pagine sui social sono nate amicizie. Questo lato umano è ciò che più mi piace di tutto.
«Poi, com’è cambiata la mia vita? Direi che ad oggi posso vivere di scrittura. Fra poco terminerò il lavoro in casa editrice, ho dirottato il mio tempo esclusivamente per i libri.
«Vorrei affiancare però il lavoro di scrittore a dei corsi di formazione sulla scrittura creativa o marketing attraverso i social media. Finora è un’idea, ma lo farò, ho deciso. Ho la fortuna che adesso i libri vanno bene ed ho già una base, quindi quello che arriva in più ben venga.»
Nei tuoi post parli tanto di sogni, cosa diresti ad un ragazzo che si trova in una situazione come la tua ma prima che avessi il successo con il libro?
«Quando ho pubblicato i primi due libri e li hanno letti solo i miei parenti, dentro di me pensavo che non ce l’avrei mai fatta ad emergere, che il sogno di scrivere sarebbe rimasto solo una passione chiusa in un cassetto. Invece poi è bastata una scintilla e sono partito nuovamente alla carica.
«Questo per farti capire che tutti abbiamo dei sogni che a volte rimangono latenti in un cassetto, nascosti dentro di noi. Sicuramente non costa niente provare a realizzarli. C’è una frase a cui penso sempre al riguardo, di Benazir Bhutto, ex ministro del Pakistan, che dice Una nave in porto è al sicuro ma non è per questo che le navi sono state costruite.
«Lo stesso discorso vale per noi. Il consiglio che cerco di dare alle persone è che la strada che si sceglie, quella che viene dal cuore, è quella giusta, se invece ci fossilizziamo su di un’altra strada solo per convenienza o perché è più facile trovare lavoro in quel settore, ci sentiremo sempre nel posto sbagliato. Il segreto è che ognuno deve trovare la sua passione e cercare di raggiungere l’obiettivo.
«Poi, la mia esperienza mi ha insegnato che se uno si sbatte ce la può fare, con un po’ di fortuna anche, ma non senza impegno e sacrificio.»
Parlando di sogni, quali sono i tuoi, dopo aver realizzato quello di pubblicare un libro di successo?
«È chiaro che vorrei scrivere tutta la vita, però è molto difficile poterlo fare. Se il primo libro va bene c'è l'euforia iniziale, il secondo libro potrebbe andare ancora meglio, il terzo è già più difficile che rimanga in costante ascesa, quindi bisogna andare cauti con le supposizioni, anche perché comunque è necessario non annoiare i lettori.
«L'idea di ora è quindi quella di godermi il momento per alcuni anni, cominciare a fare il formatore con i corsi di formazione come ti dicevo prima. Costruire, quindi, una carriera parallela, sempre inerente alla scrittura.
«E poi, chissà, magari un giorno aprirò una casa editrice mia, anche quello sarebbe un grande sogno.»
Astrid Panizza – [email protected]
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