Anne Krueger: «per i mercati finanziari regole ancora lontane»

Il ruolo degli Usa, della Cina e del Fondo monetario internazionale

Anne Krueger, docente di economia internazionale alla Johns Hopkins University di Washington, un passato di tutto rilievo anche in seno al Fondo monetario internazionale, ha chiuso la prima giornata del Festival con un intervento centrato sul problema del rafforzamento del sistema monetario internazionale. Introdotta da Wolfgang Munchau, la Krueger ha dato forma con le sue parole alla complessità di una crisi economica che ha molti responsabili - non solo i mercati finanziari - e per la quale è necessario mettere in campo risposte complesse sul medio-lungo periodo.

Perché «anche se la crisi si risolverà rimarrà un problema di squilibrio mondiale, di sbilanciamento dei mercati. In quanto alle cause, ci vorranno anni per comprenderle appieno, così come è avvenuto negli anni '30.
Nel corso della sua relazione la Krueger si è addentrata nell'insieme delle misure che gli Usa stanno adottando per fronteggiare una crisi generata in primo luogo dai mutui-casa e dai titoli subprime.

«Se gli Usa adottano una buona politica fiscale, le cose potrebbero andare meglio nel prossimo futuro - ha detto. - Ci sono in questo senso segnali di ripresa, non solo negli Stati Uniti ma anche in altri paesi, ad esempio in Asia orientale. Uno dei fattori chiave per uscire da questa situazione è rappresentato dal prezzo degli alloggi. Se negli Usa scendono sempre più persone saranno invogliate a 'spedire le chiavi alla banca'. C'è poi la questione delle seconde case acquistate per puri scopo speculativi. Non tutti coloro che hanno perso la casa erano famiglie a basso reddito che avevano acquistato la loro abitazione: molti erano speculatori che nella casa acquistata con i subprime non erano mai entrati.»

Attualmente, ha ricordato l'economista, gli acquisti stanno ricominciando, ad esempio in Florida le agenzie fanno pubblicità di proprietà immobiliari e organizzano viaggi turistici per proporre investimenti nella casa. La situazione dunque è «fluida», e solo verso la fine dell'anno si avrà un'idea più chiara delle prospettive nel settore.
Sugli scenari a lungo termine la Krueger ha confermato che le cose sono destinate comunque a stabilizzarsi; sulle modalità con cui questo si verificherà, però, le idee sono diverse, c'è chi dice che la ripresa sarà velocissima, altri che sarà più lenta o 'a onde'. Non ci sono insomma, risposte facili.
«È evidente che ci vuole uno stimolo alla domanda aggregata. L'Amministrazione americana sta versando enormi capitali sul mercato. Ma c'è anche un problema di bilanci in rosso, molte persone per rimetterli in ordine dovranno comunque spendere meno, tagliare i consumi. Si verificheranno infine prevedibilmente anche delle pressioni inflazionistiche. Il servizio del debito rappresenterà una grossa percentuale del Pil.»

Cosa pensa la Krueger del lavoro che sta svolgendo la Federal reserve?
«Bisogna considerare il ruolo della politica, che sta mettendo sotto pressione la banca federale. Il dilemma è: o alti tassi di interesse o inflazione.»

E la Cina? Quale ruolo svolge il nuovo «gigante» dell'economia mondiale?
«La Cina sta cercando di sganciarsi dal dollaro come valuta di riserva. È nel novero delle sue possibilità ed è un suo diritto. La nuova valuta deve godere della fiducia dei mercati, deve avere convertibilità. Si pensava che il dollaro si sarebbe deprezzato, invece sta accadendo il contrario. In verità, comunque, non vedo grossi cambiamenti, forse il dollaro calerà un po' rispetto all'euro ma niente di più.»

Una domanda obbligata era quella concernente il Fondo monetario internazionale e quale parte può giocare.
«Il Fmi deve svolgere due ruoli: uno di supervisione, e lo svolge generalmente bene. Poi deve combattere le situazioni di emergenza e seguire gli squilibri globali. Il problema è che gli attori principali dell'economia mondiale faranno quello che vogliono fare fino a che si arriverà ad un accordo internazionale che detterà regole più trasparenti. Anche prima che esplodesse la crisi tutti erano d'accordo che bisognava fare qualcosa, a livello di negoziati multilaterali. Poi però nessun governo ha fatto nulla. Ci sono dei mercati emergenti che dicono che dovrebbero avere più voce in capitolo. Io sono d'accordo; l'Europa è sovrarappresentata, gli Usa lievemente sottorappresentati. Adesso starà agli europei decidere come comportarsi: se sono veramente un'unione devono comportarsi come tali. Per quanto riguarda il G20 a marzo 17 paesi su 20 compresi gli Usa avevano assunto misure protezionistiche, disattendendo quanto dichiarato in precedenza. Poi ad aprile hanno sottoscritto nuovi impegni e vedremo se verranno realizzati. In conclusione: abbiamo bisogno di una regolamentazione sensata dei mercati finanziari, ma non c'è un'idea univoca su cosa ciò significhi. Una regolamentazione globale sembra lontana.»