Cooperative di medici, l’intervento di Roberto Simoni

«Si valuti la qualità del servizio, non lo strumento cooperativo in quanto tale»

Il presidente della Cooperazione trentina Roberto Simoni e il vicepresidente vicario Italo Monfredini (referente coop sociali) intervengono nel dibattito sul ricorso alle cooperative di medici per coprire la carenza di personale nel sistema sanitario: «denigrare le cooperative di medici solo perché sono cooperative è una inutile discriminazione dello strumento cooperativo. Si valutino eventualmente i contenuti del servizio, non il contenitore».

Ricorrono sui mezzi di informazione, con una certa frequenza, dichiarazioni pubbliche circa l’inopportunità da parte del sistema sanitario pubblico di affidarsi a cooperative di medici per la copertura del servizio nell’impossibilità di garantirlo direttamente.
I commenti - espressi anche a nome di sindacati, ordini professionali ed altri soggetti di larga rappresentanza - tendono a denigrare a priori tali organizzazioni per il solo fatto di essere cooperative, associando tale forma di impresa alla scarsa qualità del servizio, cattive condizioni di lavoro, mancato rispetto delle regole, privatizzazione mascherata di funzioni pubbliche, eccetera.
 
A parte il fatto che la quasi totalità dei soggetti che finora hanno partecipato a gare per questi servizi sono società di capitali e non cooperative, spesso tali imprese sono frutto di iniziative di singoli medici che utilizzano lo strumento giuridico cooperativo e si guardano bene dall’iscriverle alle principali realtà di rappresentanze e vigilanza cooperativa che da sempre sono impegnate nel contrasto alle false cooperative.
Riteniamo che, semmai, vada giudicata la scelta politica nel suo complesso, o la qualità e l’organizzazione puntuale del servizio, a prescindere dal fatto che esso sia operato da una cooperativa, società di capitali o chicchessia.
 
In Trentino non ci sono cooperative di medici aderenti alla Federazione, unica associazione di rappresentanza.
Ma esistono validissime cooperative che erogano servizi di tipo sanitario e socio-assistenziale, e che hanno un ruolo fondamentale di integrazione con il pubblico per garantire in modo efficiente tali tipi di servizi. Si pensi alle case di riposo, ai servizi domiciliari, al supporto alle persone fragili, eccetera.
 
Anche per questa ragione riteniamo totalmente fuori luogo la campagna di denigrazione in corso nei confronti della cooperazione che sta provocando gravi danni di immagine e di reputazione a tutte le cooperative.
Confidiamo quindi che chi si troverà a commentare ancora tali scelte politiche, lo faccia con cognizione di causa ricercando elementi di valutazione più oggettivi e puntuali legati a tali scelte, anziché discriminare le forme di impresa dentro cui i servizi sono organizzati.