Andrew Glyn, Michele Salvati, Mario Baldassarri presentati da Roberto Ippolito: «Capitalismo scatenato»
In biblioteca un vivace dibattito sui temi dell'economia finanziaria, globalizzazione, disuguaglianze reddituali e welfare
L'economia reale è destabilizzata
dalla crescita dei mercati finanziari? Questo il tema al centro del
dibattito sul libro «Capitalismo scatenato. Globalizzazione,
competitività, welfare» di Andrew Glyn a cura di Francesco Brioschi
Editore.
Ne discutono con l'autore, Michele Salvati,
docente di Economia politica ed ex deputato dei DS, e Mario
Baldassarri, senatore di AN ed ex Vice Ministro
dell'economia e delle finanze, presentati da Roberto
Ippolito, condirettore della Scuola Superiore di
Giornalismo della LUISS di Roma.
Ippolito introduce il tema attraverso una citazione di Karl Marx
che si legge nelle prime pagine nel libro di Glyn. «Il paese più
sviluppato industrialmente non fa che mostrare al paese meno
sviluppato il futuro che lo attende». Questa frase sottende una
valutazione negativa dello status economico e sociale che
contraddistingue gran parte del cosiddetto Occidente. Nel nostro
mondo, Glyn vede inarrestabili tendenze all'instabilità economica,
all'ingiustizia provocata dalla globalizzazione, alla
disuguaglianza reddituale.
Il libro è costruito come una discussione su questi tre temi. E
questa è anche la struttura del dibattito.
Una pericolosa instabilità economica dovuta alla preponderanza - o
addirittura prepotenza - dei mercati finanziari caratterizza le
nostre economie, secondo Glyn. Tali mercati sono in inarrestabile
crescita, negli Stati Uniti, per esempio, fatturano attualmente
oltre un terzo dei profitti. Nulla di male, si potrebbe dire. Più
ricchezza. Ma, il problema, secondo l'autore è una mancanza
pressoché totale di regolamentazione che espone al rischio di uno
shock finanziario con ripercussioni disastrose sull'economia reale.
Si sostiene che dovrebbero essere le banche a vigilare sulla
sicurezza delle proprie operazioni.
«Ma è come chiedere ad un cocainomane di controllare il mercato
della droga» dice Glyn. Un paradosso dunque.
«Questo modello non sta in piedi» concorda Baldassarri. Ma conferma
il risultato attraverso un'analisi molto diversa. Non condivide,
infatti, alcuni passi del libro di Glyn che, a suo dire, «guarda il
mondo con lo specchietto retrovisore».
In particolare «applicherebbe un modello di economia molto chiusa
(capitale contro lavoro) ad un panorama sempre più globalizzato e
schiaccerebbe i diversi modelli esistenti su un'unica tipologia, un
unico capitalismo. I casi sono diversi dunque.»
«Ma - dice sempre Baldassarri - ciò non toglie il rischio di uno
"scoppio" della globalizzazione. Una crisi dovuta alla
preponderanza dei mercati finanziari sui "mattoni" dell'economia
reale, o alla parossistica crescita del debito USA, o ancora
all'inadeguatezza della political economy europea.»
La parola passa a Salvati che condivide l'allarme crisi anche se si
dice non del tutto pessimista. «Ci sono relazioni tra i Paesi che,
nonostante i pericoli, scongiurano il crollo».
Non risparmia poi una critica al libro di Glyn che porta una sua
introduzione.
«Il testo descrive la storia degli ultimi cinquant'anni come il
susseguirsi di due situazioni molto diverse. Un periodo, tra gli
anni cinquanta e la fine dei settanta, caratterizzato dalla
crescita, anche in termini di reddito, del lavoro a scapito del
capitale, seguito da una fase (l'ultimo trentennio) d'inversione
dei rapporti di forza.» « Per me la realtà è molto diversa, più
complessa, esiste per esempio un corposo ceto medio; non mi
convince l'implicito messaggio di questo libro, cioè l'idea che il
movimento della società sia un poderoso tiro alla fune. dice
Salvati. Insomma non solo due situazioni polari, con un perdente e
un vincente, ma altre strade, o una terza via: i Paesi del Nord
Europa, per esempio, hanno tentato questa soluzione.^
Il dibattito continua sul tema, affrontato nel libro, delle
distorsioni o ingiustizie provocate dalla globalizzazione. I
relatori concordano sulla necessaria ricerca di soluzioni.
Terzo punto toccato è l'aumento del divario tra i redditi, dovuto,
secondo Glyn, tanto alla globalizzazione quanto a certe politiche
sconsiderate dei governi. Baldassarri e Salvati concordano sulla
necessità di maggiore equilibrio e processi di redistribuzione,
anche tra generazioni e tra Paesi. Entrambi sostengono, infine, che
tali soluzioni andrebbero cercate in un quadro nuovo: uno scenario
dove ci sia un'Europa più coesa, unita, un'Europa che implementa
politiche comuni. Gli «Stati Uniti d'Europa» insomma.
(am)