In ricordo di Vittorio Adorni – Di Giacomo Santini

Ogni tanto ci vedevamo per andare a qualche conviviale, con lo spirito e l’allegria di sempre, come se il tempo non passasse mai. Ma era una pia illusione

È enorme il cordoglio destato dalla morte di Vittorio Adorni, molto più di un campione di ciclismo nel panorama dello sport italiano.
Dopo Avere vinto il Giro d’Italia del 1965 e il campionato del mondo del 1968 a Imola, era riuscito a rimanere nel mondo delle due ruote con grande dignità e carisma.
Inizialmente aveva intrapreso la carriera di direttore sportivo arrivando al ruolo prestigioso di direttore sportivo di campioni come Felice Gimondi ed Eddy Merck.
Successivamente aveva accettato incarichi sindacali come rappresentante dei corridori professionisti nell’ambito della federazione ciclistica italiana ed internazionale e persino una breve esperienza politica come assessore allo sport nella sua Parma.
 
Ma l’immagine più popolare di Vittorio Adorni a «ruote ferme» è quella di commentatore televisivo della RAI per decenni, frutto di una sua capacità comunicativa e di una verve di tipo giornalistico già manifestata anche quando era ancora in gruppo a pedalare ma, nello esso tempo, a raccogliere testimonianza per il famoso processo alla tappa di Sergio Zavoli e addirittura a fare interviste in diretta nel bel mezzo della bagarre agonistica.
Quando arrivai in carovana, nel 1974, come inviato della RAI, fu il primo a venirmi incontro e per 20 anni abbiamo fatto vita parallela. In corsa e fuori corsa.
La sua serenità di giudizio e la sua capacità di leggere le dinamiche della corsa hanno aiutato molti telecronisti e giornalisti a comprendere questo sport basato sulla fatica, apparentemente semplice ma in realtà molto complesso.
 
Nelle serate delle tappe costituivamo un tandem ambito per le cene di gala degli organizzatori, assieme a Gino Bartali.
Per noi era un divertente dialogo, per chi ascoltava l’occasione di rivivere episodi storici del ciclismo dalla viva voce di due grandi protagonisti.
Nel 2012 venne a Roma, dov’ero impegnato come senatore, per propormi di accettare la candidatura a presidente del Panathlon International, il club service degli sportivi del quale per 8 anni egli fu presidente e per decenni esempio di valori fondanti dello sport.
Accettai e il nostro rapporto di amicizia si arricchì di un ulteriore vincolo.
Ogni tanto ci vedevamo per andare a qualche conviviale, con lo spirito e l’allegria di sempre, come se il tempo non passasse mai.
Ma era una pia illusione.

Giacomo Santini

I funerai di Adorni saranno a Parma mercoledì mattina alle 9.45 in forma strettamente privata.