Storie di donne, letteratura di genere/ 363 – Di Luciana Grillo
Sabrina Ragucci, «Il medesimo mondo» – Romanzo candidato al Premio Strega 2021, segnalato dagli Amici della domenica e proposto da Maria Teresa Carbone
Titolo: Il medesimo mondo
Autrice: Sabrina Ragucci
Editore: Bollati Boringhieri 2020
Genere: Letteratura contemporanea
Pagine: 176, Brossura
Prezzo di copertina: € 15
Al centro di questo romanzo, scritto con un ritmo incalzante che obbliga chi legge ad andare avanti implacabilmente, è la famiglia Mogliano che, di generazione in generazione, affronta i tempi che cambiano, il dissesto economico, il boom, l’emigrazione in Germania, la malformazione dovuta alla talidomide dell’ultima nata, Roberta.
Su tutto, sembra dominare il denaro, l’esigenza di guadagnare di più, una fretta compulsiva di vivere seguendo le tradizioni che impongono di lavorare, di sposarsi, di mettere al mondo un figlio – meglio un maschio, – senza fermarsi mai a fare una carezza, a dire una parola gentile, a sorridere, ma invece pronti a dare uno schiaffo, come fa Angelo con Teresa, «impreparata al movimento improvviso della mano di Angelo; stava ancora parlando, la faccia si è girata verso il muro dopo lo schiaffo; e adesso Teresa è bloccata, non riporta subito la faccia nella posizione naturale, rimane con le punte dei capelli invischiate nell’angolo della bocca…».
Quanto al lavoro, per due dei Mogliano si apre la via dell’emigrazione nella ricca Germania; i compaesani chiamano svizzerini gli emigrati, anche Angelo lo è per loro, benché lui stesso sappia che «non può tornare ciò che è stato… Ormai assomiglia a un tedesco senza essere tedesco e a un italiano che non comprende gli altri italiani… Angelo deve fare i conti con se stesso».
La figlia viene affidata alla nonna, anche la mamma Teresa «a differenza del previsto si defila, depone il potere alla suocera e alla cognata, il solito potere travestito da affetto», quasi prevedendo una morte precoce, insieme al suo secondo bambino, un maschio.
Non c’è tempo da perdere, Angelo trova una nuova moglie, vedova e senza figli, Lia, che avrà la sua stessa sete di denaro e che sarà per la piccola Roberta una vera matrigna, pronta a picchiarla, anche senza motivo.
E così, come Lia, anche Roberta «non ama nessuno, è senz’altro questa la sua imperfezione, il suo unico e vero lato deforme», non la manina che nasconde o il seno sinistro che le manca.
Il ritorno in Italia di Angelo, Lia e Roberta si rivela un fallimento, «meglio ritornare in Germania…intanto, bisogna sistemare Roberta: impacchettiamola subito!».
E dunque, ancora un abbandono, un collegio, poi una nuova vita, che a Roberta sembra finalmente buona, quando vive con gli zii e i cugini a Milano.
«Roberta per la zia è ancora quell’esserino indifeso lasciatole tra le braccia dopo la tragedia… Qui non deve temere nulla» ed è finalmente serena, «felice di queste attenzioni, dell’improvvisa libertà che la responsabilizza senza l’obbligo delle pulizie di casa, senza penitenze»; va a scuola, d’estate al mare con la famiglia, ascolta la radio nella cameretta che divide con Miriam, sua cugina, sogna un amore, compie diciotto anni, «festeggia il compleanno con gli zii e i cugini. Il padre e la matrigna lavorano a Monaco, non hanno tempo da perdere con le candeline».
E un corteggiatore arriva, è Lello, che «non ha mai avuto una fidanzata», che lavora in fabbrica dopo aver abbandonato la scuola.
Intanto Roberta diventa ragioniera, è assunta in banca, frequenta la casa di Lello, conosce la madre Vanda, pensa ad una casa sua, ai soldi lasciati da sua madre, «tutti amano i soldi. Alla fine non resta molto altro che spinga a fingere emozioni nella realtà… Qui occorre parlare di soldi, di cose, di matrimonio», c’è una casa da comprare, «Angelo e Lia partono da Monaco, l’oro di famiglia nascosto sotto il sedile della macchina… Quanti soldi ci sono in macchina? Quanti soldi ci sono in banca? I miei soldi sono i miei soldi, i miei soldi non sono i soldi di tua figlia!»
In tanta aridità di cuore, Roberta diventa moglie e madre e per vendere la casa della nonna «cammina in ciò che resta di un campo, attraversa un confine invisibile senza rendersene conto.
«L’acqua del fiume lambisce anche le pietre quasi dimenticate… Roberta accosta l’orecchio all’aria immobile, al gesto sconosciuto, alle pietre che, nella loro apparente imperturbabilità, sembrano sottrarle la voce».
E tutto continua a scorrere, come sempre.
Per la giovane autrice, questo romanzo può significare molto: è infatti candidato al Premio Strega 2021, segnalato dagli Amici della domenica e proposto da Maria Teresa Carbone.
Luciana Grillo – [email protected]
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