Storie di donne, letteratura di genere/ 418 – Di Luciana Grillo
Enrica Ficai Veltroni, «EXIT - Uscita di sicurezza» – Una scrittura agile e senza fronzoli, una storia che ha il sapore della verità e che coinvolge fin dalla prima pagina
Titolo: EXIT - Uscita di sicurezza
Autrice: Enrica Ficai Veltroni
Editore: Sensoinverso Edizioni 2021
Genere: Narrativa contemporanea
Pagine: 353, Brossura
Prezzo di copertina: € 17
Una scrittura agile e senza fronzoli, una storia che ha il sapore della verità e che ti coinvolge fin dalla prima pagina, una protagonista - Vittoria - che lavora con passione nella pubblicità, creando una rete di amicizia, complicità, sostegno… tutto questo e molto di più è Exit, «un viaggio da un’epoca ad un’altra dentro una terra di nessuno…» come scrive Dario Diaz nella prefazione.
In realtà, verso la fine degli anni ’90 il mondo della pubblicità è tutto in divenire: stanno modificandosi modi e metodi di lavoro, si tagliano posti di lavoro, i ruoli subiscono ridimensionamenti, i nuovi capi arrivano da lontano, promettono cambiamenti epocali e in pratica stravolgono sistemi di successo consolidati, creando tensioni e competitività. Insomma, insieme a tante novità, quel periodo porta il mobbing nelle aziende.
Enrica Ficai Veltroni conosce da vicino questo mondo, nel quale ci introduce con una citazione particolarmente significativa: “Lasciate ogni speranza, voi ch’intrate”.
E ci descrive colleghi e colleghe, chi piange, chi allude a novità importanti, chi parla - come Guido «alto, grosso, biondo, con l’andatura del robot telecomandato» che «si siede sulla poltrona a capotavola… e dà inizio al suo interminabile discorso», chi arriva da lontano – come Don, il nuovo capo che «c’è, ci parla, ma non ci vede. In realtà per lui non esistiamo… È un piacere avere a che fare con qualcuno che non ti vede. Puoi essere al minimo delle tue prestazioni che lui non se n’accorgerà».
Vittoria è consapevole del suo valore e delle sue competenze, ha prodotto successi consistenti, Don la invita persino a pranzo: «Sono la prima del reparto ad essere invitata. Ethan è oltremodo geloso e anche Beatrice mi guarda uscire con un pizzico di invidia negli occhi, – dopo averle raccontato con dovizia di particolari la sua vita, le chiede di parlargli della sua. Vittoria gli dice che suo marito lavora a Roma, lei e il bambino sono invece a Milano e Don subito: «E tu non vorresti andare a Roma con lui? - Lo sapevo. Ecco il motivo per cui mi ha portato fuori a pranzo. Vuole mandarmi a Roma, estromettermi dal reparto…».
La vita in azienda continua, l’autrice ci fa pensare e a volte sorridere, riflettere e vedere i cambiamenti: morta Rachele - che era stata rimossa dal suo posto, relegata nel sottosuolo perché anziana e portatrice di handicap - «abbiamo già fatto l’abitudine alla biondina della reception e alla nuova brunetta del centralino. Se volevamo facce giovani e fresche, ombelichi con il piercing e glutei rifasciati, ecco che l’obiettivo è raggiunto, senza avere una persona in più nel sottosuolo che smista la posta».
Poi è la volta di Edda, l’art director più anziano dell’agenzia, «amata e coccolata da tutti. Escluso Don».
Guido ha il compito di dirle che «l’agenzia sta cambiando, sta prendendo un assetto più dinamico, più creativo, si sta formando un gruppo di persone dedicate all’eccellenza… E tu non fai parte di questo gruppo».
Per Edda il colpo è duro, ma lo è anche per Vittoria perché le chiedono di sostituirla e lei subito vede intorno a sé gli occhi increduli delle colleghe: «Sono indignata, offesa, umiliata dal tacito giudizio delle mie amiche. Ho cercato di supportarle tutte, di aiutarle, di promuoverle. Non posso mica immolarmi! Oppure devo? Il dubbio mi viene e si adagia sul mio senso di colpa».
Amara la conclusione, «Nessuno ci ha preparato alla sopravvivenza in ambiente selvaggio a stretto contatto con belve feroci e insetti velenosi…».
Ma Vittoria non cede e si avvia verso «un futuro diversamente aggettivato».
Con leggerezza, ma non con superficialità, Enrica Ficai Veltroni ci conduce in un mondo in rapido cambiamento, in cui i capi possono vedere e fingere di non aver visto, capire e decidere, mettendo da parte valori come stima, rispetto, solidarietà, in nome di un cannibalismo che finirà per distruggere anche loro (forse).
Luciana Grillo – [email protected]
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