«La più antica arma marmorea» di Trento donata a D’Annunzio

Sintesi della relazione di Gabriella Brugnara presso la Biblioteca comunale di Trento

Ricorre oggi il 150esimo dalla nascita di Gabriele d’Annunzio (Pescara, 12 marzo 1863), festeggiato in diverse città d’Italia.
Anche Trento partecipa a questo anniversario con una conferenza in cui anticipo alcuni aspetti dello studio inerente al rapporto tra il Poeta e la nostra città.
 
Tale studio, unitamente a quello che sto concludendo sul fondo dannunziano conservato presso il Museo dell’aeronautica Gianni Caproni di Trento, sarà a breve pubblicato nella collana «Monografie» a cura della Fondazione il Vittoriale degli Italiani.
Il legame tra d’Annunzio e Trento nel suo lungo scorrere tra il 1900, anno dell’ode Alla memoria di Narciso e di Pilade Bronzetti, e la morte del Poeta (1938), rimane coerentemente contraddistinto da due motivi di fondo: la figura di Dante, padre dell’italianità, e quella di Cesare Battisti.
 
I due motivi si intrecciano in modo esemplare nella dedica che il Poeta affida al Dantes adriacus, la litografia di Adolfo de Carolis che egli invia al podestà di Trento per l’inaugurazione del monumento a Battisti sul Doss Trento (26 maggio 1935).
«Al popolo cruciato e fedele di Trento offro questa effigie aquilina per significare l’impronta dantesca onde fu segnato in eterno Cesare Battisti che alla causa adriaca – alla mia Causa bella - diede il suo figlio. Maggio MCMXXXV. Gabriele d’Annunzio».
 
La minuziosa consultazione degli Indici di protocollo dell’Archivio storico del Comune di Trento ha portato alla luce documenti di vivo interesse, strettamente collegati all’opera di sistemazione del «libro di pietre vive» rappresentato dal Vittoriale.
1 - nell’anno 1925 vi appare la seguente annotazione: «D'Annunzio Gabriele dono stemma città».
I tre documenti che compongono il fascicolo riguardano una richiesta che il Poeta fa pervenire a «Giuseppe Gerola, Capo ufficio dell’Ufficio Belle Arti di Trento».
Quest’ultimo, il 21 gennaio, scrive al Municipio.
«Gabriele d’Annunzio, a mezzo della signora Battisti, ci ha fatto esprimere il desiderio di possedere qualche marmo che ricordi in modo particolare la città di Trento, da collocare nel suo Vittoriale. D’accordo colla detta signora, avremmo trascelto uno stemma in marmo del cardinale Madruzzo di ottimo lavoro, sebbene mancante di una parte del contorno. Ce ne potremmo privare senza danneggiare le raccolte patrie, avendo un altro esemplare dello stemma stesso. Ma poiché quel marmo proviene da una casupola in Via S. Giovanni n. 4 e fu rinvenuto da cod. Comune nel maggio 1923 in seguito a lavori di riattamento a quello stabile e fu a noi concesso soltanto a titolo di deposito, chiedo di essere autorizzato a donarlo al Poeta, al quale naturalmente verrebbe fatto presente trattarsi di un marmo di proprietà Comunale».
 
Nella questione intervengono le personalità più rappresentative della città: il senatore Vittorio Zippel, il direttore della Biblioteca comunale Lamberto Cesarini Sforza, il commissario prefettizio Giovanni Peterlongo.
Lo stemma, come conferma una successiva relazione di Gerola, viene donato al Poeta. Ne sto cercando la collocazione al Vittoriale.
 
2 - nel 1927 l’annotazione sugli Indici di Protocollo dell’Archivio storico del Comune di Trento è di interesse ancora maggiore: «D'Annunzio Gabriele - stemma di Trento murato sulla casa dell'ex Monte Santo».
Il contenuto del relativo fascicolo è composto di quattro documenti e vede la partecipazione degli stessi soggetti intervenuti nel 1925, cui si aggiunge il Ministero della Pubblica istruzione e una figura che da questo momento diventerà un tramite fondamentale per il rapporto d’Annunzio – Trento.
Si tratta di Marcello Vaccari, prefetto di Trento dal dicembre 1926 al gennaio 1929, che nella corrispondenza con il Poeta si definisce «un vecchio soldato ed un fedele Vostro ammiratore di guerra e di pace» .
Il 4 marzo 1927 l’architetto del Vittoriale si reca a Trento perché gli è giunta notizia della vendita di un salottino orientale che avrebbe potuto interessare d’Annunzio: «Comandante, Il viaggio per Trento e ritorno fu ottimo per il tempo, soddisfacentissimo di aver trovato un uomo, cioè il Prefetto di Trento […] Fra qualche giorno egli desidera che io mi porti di nuovo a Trento per la scelta delle pietre, che con tanto piacere prepara per Lei» .
Il 7 marzo, a proposito delle «pietre» il podestà scrive a Gerola per chiedere:
«L’adesione per la cessione in dona al Poeta d’Annunzio dello stemma di Trento, attualmente murato nell’edificio dell’ex Monte Santo [l’edificio, situato in piazza Fiera, ospita oggi gli uffici anagrafe, elettorale e tributi del Comune di Trento]. Lo stemma verrà conservato nel Vittoriale e consegnato al Poeta dall’Ill.mo Signor Prefetto on. Vaccari, che fra giorni si recherà a visitarlo».
 
Il podestà dà quindi ordine all’ufficio tecnico municipale di preparare «entro il più breve termine possibile copia di eguale pietra e patina – dopo aver prelevato un calco dello stesso – destinata a sostituire quella ceduta al poeta».
Il valore del dono risulta chiaramente dalla relazione con cui Gerola chiede al Ministero l’autorizzazione alla rimozione dello stemma e alla sua conseguente sostituzione.
«È uno scudo cinquecentesco, mancante di qualche piccola parte del contorno, interessante sopra tutto per essere la più antica arma marmorea che oggi rimanga del Comune di Trento. […] Il Municipio da parte sua collocherebbe al posto dello stemma originale, una copia fedele» .
 
Il 20 aprile il Ministro della Pubblica istruzione concede l’autorizzazione. Della rimozione e conseguente sostituzione non fa menzione alcun giornale locale dell’epoca.
La questione sembra quindi destinata a non lasciare traccia negli studi successivi, neppure ne L'aquila stemma di Trento e del Trentino che nel 2000 padre Frumenzio Ghetta cura per conto del Comune di Trento.
Certo è che, già in una foto del 1927, l’aquila trentina fa bella mostra di sé sulla facciata della Prioria del Vittoriale.
 
3 - Il 16 settembre 1935, inoltre, sempre Vaccari appare impegnato nella ricerca di una terza pietra per d’Annunzio, questa volta per il suo Arengo.
«Ho dato immediate disposizioni per trovarvi un pietra a Trento. Spero che sia nera di secoli e verde di muschio per fare nobile corona fra le tante sorelle ridente nell’ “arengo della Vittoria”. Attendo fra pochi istanti Gian Calo Maroni […] Telegrafatemi alla fine della prossima settimana, dopo che v’avrò inviato la pietra, il giorno in cui potrete vedermi» .
 
Durante la conferenza fornirò chiarimenti anche in relazione alla splendida copia del Notturno, Treves 1921, illustrata da Adolfo de Carolis che Gabriele d’Annunzio ha donato alla Biblioteca di Trento con la seguente dedica.
«Alla Biblioteca civica di Trento questo libro di tenebra rischiarato dalla fede devotissimamente offre Gabriele d’Annunzio». 
Lo farà attraverso la lettera conservata presso gli Archivi del Vittoriale con cui Cesarini Sforza ringrazia il Poeta per il dono.
 
Nelle immagini in alto, l'aquila in piazza Fiera a Trento (a sinistra) e l'acquila al Vittoriale (a destra).
Nell'immagine che segue, il Palazzo comunale di Piazza Fiera.