Come affrontare la balbuzie – Di Nadia Clementi

Ne parliamo con la psicologa Chiara Comastri, ideatrice del metodo «Psicodizione»

Chiara Comastri.
 
Il problema della balbuzie riguarda circa un milione di italiani, tra cui anche molti ragazzi e adolescenti, esponendoli a un rischio di diventare vittime di bullismo tre volte maggiore rispetto ai coetanei. Si tratta di un disturbo del neurosviluppo che, soprattutto in età scolare, può avere importanti ripercussioni sul comportamento, il rendimento scolastico e le relazioni interpersonali.
Ma come riconoscere se esiste davvero un problema di balbuzie? E soprattutto cosa si può fare per affrontarlo e superarlo? Ce lo spiega la Psicologa Chiara Comastri.
 
Lei stessa ha risolto il problema di balbuzie che aveva dall’età di 3 anni, e successivamente ha elaborato un suo metodo, Psicodizione, che dal 2004 insegna in tutta Italia per aiutare le persone che hanno il disagio della balbuzie.
Grazie alla propria esperienza, formazione e ricerca, la dottoressa Comastri lavora con attenzione sia alla rieducazione tecnica che al supporto psicologico per eliminare il «blocco» di balbuzie che si avverte nel pensiero prima ancora che nel linguaggio. Con il suo metodo, insegna ad imparare a fronteggiare l'ansia per usarla a proprio vantaggio.

 Chi è la dottoressa Chiara Comastri 
La dott.ssa Chiara Comastri è Psicologa, ex balbuziente, formatrice ed ha elaborato il metodo Psicodizione, partendo dalla sua esperienza personale, tramite l’approccio psicologico Cognitivo-Comportamentale.
Ha collaborato con molte Università, italiane e internazionali, tra cui l’Università di Bologna, l’Università degli studi della Calabria, Universidad Inca Garcilaso De La Vega (Lima - Perù) e UNIFE de Lima (Perù), con Aziende sanitarie tra cui l’Ospedale Sacco di Milano, il Centro di Neuropsichiatria Infanzia e Adolescenza Territoriale di Brindisi e A.S.L. 5 di Torino.
Partecipa abitualmente a congressi scientifici e conferenze come relatrice, approfondendo le tematiche riguardanti la balbuzie, i più recenti sono: Convegno Nazionale di Epigenetica, ProSocial Values Communitiy International Conference, il Congresso di Pediatria, Neuropsichiatria e Arte di Siracusa; il Global Inclusion e il Colegio Profesional De Logopedas De Aragón (Spagna).
È formatrice per il progetto IPRASE (Istituto provinciale per la ricerca e la sperimentazione educativa), membro del Comitato Scientifico Internazionale, presso l'Universidad Inca Garcilaso de la Vega, per la rivista Psicolgía y Trabajo Social ed è, infine, Coach-Speaker per l’Organizzazione TEDx Modena.

Dottoressa Comastri, che cos’è la balbuzie?
«La balbuzie è un disturbo complesso e multifattoriale, dipende cioè dalla combinazione di fattori linguistici, psico-emotivi, ambientali, fisiologici e organici.
La definizione di balbuzie che diamo in Psicodizione è Sapere esattamente quello che si vuole dire e sapere, altrettanto esattamente, che ci sarà un suono o una parola che ci riuscirà difficile esprimere.
«Si tratta di un problema che può diventare anche molto invalidante poiché condiziona proprio la vita della persona che ne soffre, la quale tende a chiudersi in se stessa e ad allontanarsi dal confronto con gli altri.»

A quale età e come si manifestano i primi segnali che caratterizzano questo disturbo?
«La balbuzie si manifesta con maggiore incidenza nell'età prescolare - tra i 2 e i 4 anni - oppure, intorno ai 6 o 7 anni. Nella maggior parte dei casi insorge in coincidenza con il momento in cui il linguaggio del bambino diventa più complesso e lui incomincia a voler comunicare in modo più strutturato il suo pensiero al mondo esterno. In questa situazione, il bimbo può iniziare ad avere ripetizioni, rimbalzi e allungamenti dei suoni più frequenti rispetto alle disfluenze fisiologiche tipiche del periodo prescolare. Avvicinandosi all’età scolare può succedere che, temendo di fare brutta figura, tenda a evitare sempre di più di comunicare con gli altri.»
 

 
Può insorgere anche in età adulta? In quali casi.
«Anche se più raramente, la balbuzie può insorgere anche in età adulta, magari a seguito di patologie neurologiche o a causa di traumi che vanno ad innescare il disturbo (questo può comunque accadere a ogni età).
«Hanno partecipato ai nostri corsi persone che hanno sviluppato il disturbo come conseguenza di un trauma psicologico emotivo.
«Ad esempio, abbiamo aiutato ragazzi che non avevano mai avuto un inceppo in vita loro, ma hanno iniziato a balbettare a causa di un esame andato molto male o a un’interrogazione in cui si sono sentiti in forte disagio, o magari perché sono stati scherniti davanti a tutti.»
 
Quali sono le cause principali che portano alla balbuzie?
«Nella maggior parte dei casi, la balbuzie si manifesta improvvisamente senza nessuna causa evidente. Il Manuale Diagnostico DSM-5 colloca la balbuzie tra i disturbi del neurosviluppo, in particolare nel sottogruppo di quelli della comunicazione e lo definisce come disturbo della fluenza con esordio nell’infanzia. In tale definizione si specifica che l’ansia è causata dalla balbuzie e non viceversa.
«Come in tutti i disturbi complessi, c'è una predisposizione genetica alla base che aumenta la probabilità di sviluppare balbuzie, ma l'ambiente circostante, la volontà della persona, le scelte consapevoli e il percorso di riabilitazione giocano la loro parte.»
 

 
Si tratta di un disturbo ereditario?
«Le ricerche ci dicono che la presenza in famiglia di un parente con disfluenza persistente, può essere un ulteriore fattore che incide sull’insorgenza della balbuzie: questo aumenta, infatti, la probabilità che il disturbo emerga in altri membri.»
 
Colpisce più maschi o le femmine?
«Consideri che tra la popolazione mondiale, circa 70 milioni di persone hanno un problema di balbuzie persistente e il rapporto maschi/femmine è di 4:1. Se prendiamo, invece, in considerazione la fascia d’età prescolare, il rapporto maschi/femmine scende a 1,5:1. È per questo motivo che la letteratura scientifica è unanime nell’affermare l’importanza dell’intervento precoce, entro i 6 anni la plasticità cerebrale è molto maggiore.
«Si stima che il 75-80% dei bambini abbia una remissione del sintomo e in particolare le femmine. Rimane, però, un quarto dei casi che mantiene il disturbo cronicizzandolo in balbuzie persistente. Non potendo prevedere in quale percentuale rientri il proprio figlio, ecco che diventa fondamentale intervenire precocemente così da fornire un supporto al percorso di recupero o iniziare un intervento in grado di portare a risultati stabili.»
 
Quali difficoltà incontra la persona che balbetta?
«Le problematiche che si trova ad affrontare una persona con balbuzie hanno a che fare sia con la difficoltà nel comunicare che con quella nel vivere a pieno la sua vita: non riuscire ad ordinare il proprio gusto del gelato o la propria pizza preferita, ottenere prestazioni inferiori rispetto alla preparazione in campo scolastico o lavorativo, essere oggetto di bullismo o discriminazione, limitare le relazioni personali per timore di essere esposti al rischio della presa in giro, ecc…
«Una persona che balbetta, infatti, vive la frustrazione di non riuscire ad esprimere il suo pensiero agli altri e a far conoscere il proprio punto di vista come desidera e nell’esatto istante in cui lo desidera.
Esistono, inoltre, delle fasce d’età in cui questo disturbo crea ancora maggiori difficoltà. Per esempio il periodo dell’adolescenza in cui i ragazzi, già coinvolti in tanti cambiamenti fisici, sociali e psicologici, si sentono più esposti ai giudizi degli altri.
«Questo rischia di minare il loro equilibrio, generando insicurezza e bassa autostima. Durante i nostri corsi, infatti, alcune persone ci hanno detto di essersi nel tempo rassegnati a convivere con questo problema, fino a quando hanno deciso di prendere il controllo della propria vita, di non voler più limitare le proprie scelte o di continuare a portare avanti con grande fatica il lavoro che amavano a causa della balbuzie.»
 

Francesco Acerbi.
 
Può raccontarci una di queste storie di rinascita?
«Mi viene in mente Francesco Acerbi, un ragazzo che dopo aver affrontato tutti i suoi studi con le difficoltà legate ad una balbuzie decisamente invalidante (la fatica di sostenere interrogazioni ed esami, le prese in giro da parte dei compagni, il senso di frustrazione) a 24 anni, dopo una videochiamata di lavoro in cui si è bloccato per l’ennesima volta e ha dovuto scrivere al pc per continuare la riunione, decide che è il momento di liberarsi da questa prigione.
«Appassionato di marketing, dopo il percorso di Psicodizione sceglie che da quel momento in poi sarebbe stato lui l’unico capo di se stesso e non più la balbuzie: apre, quindi, la sua agenzia pubblicitaria.
«Oggi, non solo non ha più bisogno di scrivere durante le videochiamate, ma conduce riunioni con i suoi clienti, essendosi riconquistato la libertà di comunicare e realizzando, così, il sogno di essere imprenditore nel campo della comunicazione.»
 
Le conseguenze della pandemia: il lockdown, il distanziamento sociale e la didattica a distanza hanno inciso su coloro che soffrono di balbuzie?
«Nel periodo del lockdown e nei mesi successivi siamo stati contattati da molte persone preoccupate perché la balbuzie si era sensibilmente acuita. Il cambio repentino di come relazionarsi alla socialità, perdere di colpo l’abitudine alla relazione, allo stare con l’altro, in pratica a quello che è l’allenamento di tutte le abilità sociali, ha inciso molto su questo aspetto, soprattutto nelle persone più fragili nell’area relazionale. Inoltre, ad esempio, la didattica e il lavoro a distanza hanno contribuito a mettere sotto i riflettori il proprio problema di disfluenza, sia nei confronti degli altri che di se stessi.
«Lo schermo è stato lo specchio che ha riflesso il proprio modo di comunicare, facendo sì che le attenzioni fossero focalizzate in maniera più evidente sulla balbuzie. Questo, inserito nel contesto più ampio del lockdown e delle limitazioni nella propria vita, ha certamente causato stress, ansia e abbassamento di autostima, contribuendo all’acuirsi del problema.»
 
I genitori e le persone in generale come possono aiutare una persona che balbetta?
«Il primo consiglio che mi sento di dare è quello di non anticipare la parola che la persona vuole dire, così da farle portare a termine il suo sforzo comunicativo; inoltre è importante evitare suggerimenti del tipo stai calmo, respira, parla più lentamente: affermazioni dette con grande spirito di supporto nel vedere la persona in difficoltà, ma che agitano ancora di più; non mettere fretta.
«La persona deve percepire che il tempo non è un problema per chi ha di fronte; infine, mantenere un buon contatto visivo, accogliente, senza distogliere l’attenzione dalla persona a causa dell’imbarazzo.
«Fate comprendere di essere davvero interessati al messaggio che l’altro vuole comunicare e non al come lo sta comunicando.»
 

Intervista Rai 2.
 
Si può prevenire?
«Ciò che è possibile prevenire è il cronicizzarsi del disturbo e questo risultato si può ottenere attraverso l’intervento precoce.
«Quando il bambino inizia a balbettare (può accadere anche all’improvviso dalla sera alla mattina!), un consiglio che spesso riceve il genitore è quello di non preoccuparsi e aspettare che passi.
«Questo però è contrario alle evidenze scientifiche e può comportare che i bambini non vengano adeguatamente supportati proprio nella fascia d’età in cui la condizione di neuroplasticità del cervello favorirebbe un esito più rapido del trattamento di rieducazione.
«Ad esempio, in Psicodizione abbiamo sviluppato dei percorsi specifici proprio per i bambini in età prescolare, grazie ai quali riusciamo ad intervenire in modo tempestivo: trasmettiamo alla famiglia degli strumenti che consentono di rieducare la fluidità del bambino attraverso il gioco, in maniera indiretta, senza che lui accusi la pesantezza di un trattamento imposto o si senta corretto.»
 
Si può guarire?
«La balbuzie non deve essere considerata una malattia dalla quale guarire, quanto piuttosto un disturbo che può essere superato. La mia risposta alla domanda la balbuzie si risolve? è sì, ed io ne sono prova.
«Partendo, infatti, dalla mia esperienza personale ed effettuando anni di ricerca ho elaborato il metodo Psicodizione, che mi ha portato a risolvere la balbuzie di cui soffrivo dall’età di 3 anni.
«Il fatto che, oltre a me, siano in tanti ad aver superato questo problema affrontando questo stesso percorso, mi dà la possibilità di affermare che è possibile aprire la prigione che la balbuzie crea.»
 
Nella precedente risposta ha accennato al metodo «Psicodizione»: di cosa si tratta nello specifico e come viene applicato?
«Psicodizione è un metodo che poggia le sue basi sull’approccio Cognitivo-Comportamentale.
Per i ragazzi dai 6 in poi e per gli adulti il percorso è strutturato in modalità intensiva, Online o in presenza, in cui si ricrea il micro-mondo che ogni persona incontra all’esterno, in cui bambini, ragazzi e adulti si relazionano gli uni con gli altri.
«Gli insegnanti (Psicologi e Psicoterapeuti) lavorano su due piani: inizialmente sull’aspetto di rieducazione più tecnico, di riconquista dei propri suoni e sull’aspetto emotivo insegnando ad ognuno come usare l’ansia a proprio vantaggio.
«Vengono forniti strumenti che consentono alla persona di creare ed avere il controllo sui propri suoni riconquistandosi fluidità nell’eloquio e piacevolezza nel comunicare. Parallelamente, si fanno vivere ai partecipanti attività di vita reale attraverso esposizioni graduali all’ansia, in cui le persone riabilitano le proprie competenze comunicative sperimentando situazioni di lettura in pubblico, conversazione con persone sconosciute, telefonate, ecc… guidate dai tutor che agiscono in modo personalizzato sulle esigenze (e le paure) del singolo, sia esso bambino, ragazzo o adulto.»

Nadia Clementi - [email protected]
Dott.ssa Chiara Comastri - [email protected]
Tel. 011 0466223 - 327 4915008 - www.psicodizione.it