Dolomiti verticali: nuova mostra al Museo di Scienze Naturali

I gruppi Sella e Pala, le Torri del Vajolet, il Sassolungo e le Tre Cime di Lavaredo

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Oltre 20 anni fa, il fotografo documentarista svizzero Ulrich Ackermann (nato nel 1947) ha scoperto il formato verticale per le sue immagini. Con la sua fotocamera panoramica analogica Hasselblad X-Pan, da un piccolo aereo, ha catturato dall'alto intere regioni della Svizzera occidentale. Con questa nuova prospettiva, il fotografo ha creato una nuova percezione, con un grande effetto di profondità spaziale.
Dopo le necessarie ricerche, Ackermann ha deciso di rendere omaggio alla spettacolare dimensione verticale delle Dolomiti: Grazie a diversi voli, effettuati in tutte le stagioni, nel 2010 ha pubblicato un libro fotografico dalla casa editrice Tyrolia, mentre il LUMEN, Museo di Fotografia di Montagna di Plan de Corones (Brunico), gli ha dedicato una mostra nel 2019/20 intitolata «Dolomiti Favolose».
 
Il suo nuovo stile fotografico, mostrato in molte riviste e portfolio, ha ricevuto grande attenzione internazionale, ispirandolo a riprendere verticalmente nuovi soggetti, come alberi e gole. In 22 anni sono stati realizzati sei volumi fotografici. Da alcuni anni, Ackermann è membro della Royal Photographic Society di Londra.
La mostra «Dolomiti verticali», inaugurata oggi al Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige e visibile fino a fine anno nel vano luce del museo, è una retrospettiva «Best of» di Ulrich Ackermann. Permette di immergersi, tra l'altro, nei gruppi del Sella e delle Pale di San Martino, del Brenta e delle Odle, tra le Torri del Vajolet, il Sassolungo, le Tre Cime di Lavaredo e la Marmolada, sempre sostituendo alle vecchie abitudini visive, nuove ed emozionanti profondità spaziali.
 
«Le opere esposte al Museo di Scienze Naturali trovano una cornice perfetta che esalta la bellezza e la maestosità delle Dolomiti, offrendo a chi ci viene a trovare un’esperienza visiva davvero coinvolgente», spiega il direttore del museo e curatore David Gruber, «secondo me la mostra rappresenta non solo una celebrazione della natura alpina, ma anche un tributo alla capacità del fotografo di catturare l'essenza dei paesaggi montani. Le immagini di Ackermann non sono semplici fotografie, ma racconti visivi che trasportano l'osservatore direttamente nel cuore delle Dolomiti, con tutte le loro sfumature di luce e ombra».