In che modo un robot può sostituire il lavoro umano?

Intervista a un Robot, il punto sull’intelligenza artificiale con Roberto Cingolani

Cosa sa fare e può fare un robot? In che modo sostituisce o è complementare al lavoro umano? Ne hanno parlato, al Teatro Sociale, Roberto Cingolani, fisico, direttore Scientifico dell'Istituto Italiano di Tecnologia - IIT di Genova e Massimo Mazzalai, caporedattore della redazione Rai di Trento.

Con loro anche iCub, Robot androide costruito dall’IIT.
«I robot – ha detto Cingolani – fanno cose straordinarie e potranno fare ancora meglio, ma un essere umano sarà sempre più performante.»
Di sicuro un robot può presentarsi al pubblico e rispondere alle domande dell’intervistatore, anche se con voce un po’ meccanica, come ha fatto iCub questo pomeriggio dal palco del teatro.
Se, nonostante film e libri di fantascienza, siamo ancora lontani dall’autocoscienza delle macchine, queste sono già in grado di comprendere domande non troppo complicate e di dare risposte, compiendo anche alcune azioni in autonomia.
Notevoli sono le possibilità di sviluppo, partendo soprattutto dalle esigenze umane.
Roberto Cingolani ha presentato lo stato dell’arte della robotica e dell’intelligenza artificiale, «Cercando – ha detto – di non essere catastrofista né eccessivamente ottimista.»
 

 
Si lavora a robot che imitano le radici delle piante, utili per le ricerche, o il movimento degli animali, con la loro capacità di spostarsi in zone impervie, ci sono soprattutto molte applicazioni attuali o prossimamente possibili. Ma non c’è da temere per il primato dell’uomo.
«L’evoluzione – ha detto Cingolani – ci ha resi molto più efficienti e performanti rispetto alle macchine, che per ogni operazione hanno un consumo energetico molto alto.»
Rendere semplici le cose complesse, ha aggiunto lo scienziato, è la principale caratteristica dell’uomo: le sinergie tra neuroni lo hanno reso efficiente. La macchina invece deve misurare e calcolare ogni parametro per poter agire.
Per questo è inarrivabile l’eccletticità dell’esperienza biologica. Non si può dire quindi che le macchine siano intelligenti, sono solo molto performanti.
In una società in cui si diffondono molto questi «strumenti» è importante però, è emerso, che ci siano informazione e regole.
 

 
Sul piano degli effetti della loro diffusione sul mercato del lavoro, Cingolani ha ammesso che nel breve termine il loro impatto sarà a saldo negativo per molti lavori di routine, anche se emergeranno nuove professioni.
«Negli ultimi decenni – ha detto Cingolani – le rivoluzioni sono avvenute in tempi medio lunghi e i cittadini non hanno pagato un costo eccessivo al cambiamento.
«Oggi la velocità dell’innovazione è molto maggiore e convertire il lavoratore richiede un investimento notevole e continuo nella formazione.»
Una delle applicazioni più attuali e importanti delle nuove tecnologie, nel corso dell’incontro si è parlato anche di questo, è rappresentata dalla protesica e dalla biomeccanica, con effetti molto importanti in campo riabilitativo, a dimostrazione che la robotica può anche essere centrata sull’essere umano e i suoi bisogni.