Il Festival dello Sport «Digilive» concluso con grandi campioni

Nell’ultima serata Bebe Vio, Marcello Lippi, Francesca Schiavone, Yeman Crippa e gli assi del calcio spagnolo Puyol e Casillas

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Ancora «chariots of fire» - momenti di gloria al Festival dello Sport «We are the Champions», organizzato da La Gazzetta dello Sport e dal Trentino, e proposto nell’inedita versione DigiLive.
A chiudere la giornata conclusiva, una sfilata di grandi protagonisti tra cui Bebe Vio, Marcello Lippi, Francesca Schiavone, Yeman Crippa e gli assi spagnoli Puyol e Casillas.
Fu proprio il Festival dello Sport a Trento a tenere a battesimo il progetto della campionessa paralimpica di scherma Bebe Vio, che guarda ai Giochi giapponesi.
Fly2Tokyo è nato all’interno di Art4sport, l’Associazione che oltre a Bebe Vio riunisce 10 atleti con buone possibilità di qualificarsi alle prossime Paralimpiadi. Bebe Vio dalla Sala Buzzati e gli altri atleti collegati in video hanno dato vita ad un incontro coinvolgente e divertente.
«Lo abbiamo fatto diventare, ha spiegato Bebe, un’opportunità. Useremo questo periodo per migliorarci ancora. Io ad esempio cercherò di aggiungere al fioretto anche la sciabola dove sono un po’ una pippa».
 
Con Bebe Vio figure storiche degli sport paralimpici e altri giovani cresciuti nell’associazione che proprio sabato ha inaugurato la nuova sede a Mogliano Veneto con una festa che ha riunito gli atleti e le loro famiglie.
«Siamo una famiglia, aggiunge Bebe, e a Tokyo ci troveremo tutti a Casa Art4sport, qualcuno qualificato e qualcuno no, ma tutti a tifare insieme.»
Sul palco del Festival dello Sport al piccolo Strehler Marcello Lippi, iI c.t. campione del mondo 2006, ha rivissuto la sua carriera, ma in particolare il Mondiale 2006, tra aneddoti, riflessioni e ricordi indelebili, rievocati con l’aiuto di Fabio Cannavaro, collegato dalla Cina, e con i videomessaggi dei suoi ragazzi.
Pirlo, Gattuso, Oddo, Grosso, Zambrotta: sono stati i suoi giocatori, ora sono «colleghi».
«Gattuso è l’allenatore in cui mi rivedo maggiormente. Quando si parla di Rino tutti pensano a grinta, cattiveria, rabbia, agonismo. Invece è uno che fa giocare bene le sue squadre. Poi ha un modo di gestire la squadra che somiglia al mio.»
 


Per Pirlo c’è una sola parola: talento. «Lo ha sempre avuto, ce l’avrà anche da allenatore: ha idee moderne, ma soprattutto ha una qualità ancora più importante per la Juve, la capacità di comunicazione, soprattutto verso calciatori di quel livello, perché lui lo era.»
E Lippi ne ha avuti tanti, oltre a Pirlo e Zidane. Totti, per esempio: «Si fece male a febbraio, vedo l’infortunio e alle 4.30 di notte mi metto in macchina. Alle 9 ero a Villa Stuart dove era stato operato. “Si vede che era destino che non giocassi il Mondiale”, mi dice lui sconsolato. “E questo chi te l’ha detto?” gli risposi io. “Tu al Mondiale ci vieni”. E per lui fu una carica eccezionale». Ecco come si crea un grande gruppo.
Dal palco del piccolo Strehler anche aneddoti divertenti, come quello sulla semifinale con la Germania, anticipata dai...lati b mostrati alle presunte spie tedesche sistemate (forse) nella pineta vicina al campo di allenamento. E la finale: «Sapevo che avremmo vinto, ce la meritavamo. Toccava a noi.»

Francesca Schiavone ha raccontato al vicedirettore di Gazzetta Gianni Valenti la sua decisione di scrivere un’autobiografia.
«È stata una decisione sofferta - ha spiegato la campionessa vincitrice del Roland Garros 2010 - ma alla fine mi sono resa conto che avevo bisogno di lasciare qualcosa dopo questa mia esperienza, e allora insieme a tutte le persone che più mi vogliono bene ho deciso di raccontarmi.»
Tre vite raccontate in un libro «La mia rinascita» edito da Mondadori e che sarà in libreria da martedì.
Francesca è una vincente, una donna che ha vinto tutto nel tennis ma soprattutto nella vita, quando ha sconfitto il tumore. Il motto che da sempre l’accompagna è «Tutto è possibile».
Una frase fondamentale che l’ha aiutata durante la carriera e anche nei momenti duri della malattia: «Ognuno di noi ha sogni che attraverso disciplina, ordine e lavoro si possono raggiungere, e questo ti fa cambiare l’approccio nelle avversità. Poi accadono cose che tu non puoi governare, e allora sei in balia. Però quel motto me lo sono sempre ricordato anche quando ho affrontato i momenti più duri.»
 
Il campione trentino del mezzofondo Yeman Crippa ha tracciato un bilancio della sua incredibile stagione che lo ha portato a battere due record storici dell’atletica italiana firmati da due grandi campioni come Salvatore Antibo e Jenni Di Napoli.
Tra 2019 e 2020 un trittico eccezionale per Crippa, con i nuovi record sui 3, 5 e 10 mila metri.
«Sono anni che sto costruendo questa crescita per avvicinarmi ai primi del mondo. Sto migliorando continuamente ma mi manca ancora molto, siamo ad una tappa intermedia. Ho fatto una cosa grande, e ho la consapevolezza di aver battuto i record di due grandi campioni. L’atletica, però, va avanti fortissimo, sono ancora lontano dal vertice, ma mi prendo queste soddisfazioni e sono contento così.»
Parla poi della sua vita Yeman Crippa, quando a 5 anni è stato adottato da una famiglia milanese trasferitasi in Trentino.
«Da quel momento è iniziata una seconda vita per me, è stato come passare dall’Inferno al Paradiso. Mi piaceva molto il calcio, tifavo e tifo ancora per l’Inter e fino a 12-13 anni sognavo di diventare un calciatore. No, l’Italia non è un paese razzista, ci sono solo diverse persone ignoranti.» E a Tokio? «Ad oggi l’idea è 5 e 10 mila.» Il sogno di Crippa in pista? «Vincere una medaglia alle Olimpiadi o ai Mondiali e potermi giocare gli ultimi 100 metri con i migliori.»



Icone e leggende di un Paese, rivali in campo ma amici tutti i giorni, campioni del mondo e d'Europa con la Spagna. Poi Barça e Real Madrid.
Carles Puyol e Iker Casillas hanno chiuso il Festival dello Sport DigiLive insieme a Javier Tebas, presidente della Liga spagnola. E si è parlato di tutto: ricordi, trofei, aneddoti, Messi, Ronaldo e l'Italia.
Una vita a Barcellona per Puyol, campione di tutto al Camp Nou tra campionati e Champions League.
Capitano storico, il centrale ha giocato 593 partite con i blaugrana senza mai lasciare casa sua. Anche se gli sarebbe piaciuto giocare in Italia: «Maldini era il mio idolo, mi avrebbe fatto piacere essere con lui al Milan. Sarei stato felice di chiudere la carriera in Italia.»
Puyol si è ritirato nel 2014. Infine, sul caso Messi poi rientrato: «Come tifoso del Barca, non credo che Leo sarebbe andato via. Con lui la squadra è migliore. Spero che possa restare ancora per anni, è un bene per la Liga che il miglior giocatore del mondo rimanga lì.»
 
Iker Casillas, ex «portero» di Spagna, ha detto addio in estate dopo cinque anni al Porto, l'ultimo saltato per intero a causa dell'infarto avuto nel 2019.
Oggi, da fuori, segue e ammira Gigi Buffon, ancora in campo a 42 anni: «Sono contento per lui perché ancora si diverte. Credo che un calciatore debba giocare fino all’ultimo secondo in cui sente di poterlo fare. Lui è un esempio per i nuovi portieri che hanno la fortuna di poterlo studiare da vicino. La sua carriera è da ammirare.»
Poi sul calcio senza pubblico: «Per i tifosi non è emozionante. Spero che trovino una soluzione, per il momento servono pazienza e attenzione per la salute, ma gli stadi torneranno a far rumore.»
Infine, sui trofei vinti in nazionale con Puyol. Indimenticabili: «Abbiamo vissuto momenti e vinto titoli che difficilmente la Nazionale potrà replicare. C’erano almeno 5 o 6 capitani in quella squadra, piena di grandi leader.»
Tutti gli appuntamenti e i protagonisti si possono rivedere sul sito ilfestivaldellosport.it.