Cartoline di Bruno Lucchi: Giuliano Orsingher al museo Centro Arte Contemporanea di Cavalese

«Non ho idea di quali armi serviranno per combattere la terza Guerra Mondiale, ma la quarta sarà combattuta coi bastoni e con le pietre» (Albert Einstein)

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Avevo deciso di lasciare a casa la mia fedele compagna, naturalmente non parlo di Graziella ma della Nikon, non perché mi pesa averla sempre con me, ma per godermi la serata con gli amici in tranquillità, senza l’impegno inconscio di dover documentare e fermare nella sim gli incontri e le mostre.
L’appuntamento era il 15 aprile alle ore 18 al museo Centro Arte Contemporanea di Cavalese, l’occasione era il finissage della mostra CONCETTO MARZIALE «Frammenti contemporanei di antiche memorie» con le opere dell’amico Giuliano Orsingher e dell’austriaco Karl Hartwig Kaltner.
 
All’ingresso della mostra mi accoglie la scritta «Le azioni belliche della Grande Guerra nel territorio Trentino, sul fronte della catena del Lagorai, sono ancora oggi testimoniate da insediamenti e reperti.
«In questa occasione la materia in-voluta, prodotta da un evento terribile e oscurante, ambisce a raffinarsi nella necessaria percezione visiva.
«L’oggetto non è rinnegato né celebrato: viene anatomizzato in sudditanza dall’atto creativo.»
 
La visita guidata da parte del direttore Elio Vanzo in compagnia degli artisti è diventata con le letture e riflessioni di Massimo Parolini una serata come non assistevo da anni, quelle serate che in altri tempi erano la normalità durante le mostre.
Letture di poesie e considerazioni che mi hanno riportato al lungo lavoro nel 2018 per la preparazione della mia mostra «Parole scavate» al forte delle Benne di Levico Terme per il centenario della fine della prima guerra mondiale, due anni di impegnativo lavoro sull’uomo, protagonista e vittima del lungo e sanguinoso evento bellico con l’aiuto delle celebri liriche di Giuseppe Ungaretti, tra cui Veglia, San Martino del Carso, Fratelli, Soldati, Dormire, Pellegrinaggio.

Durante la serata anche le letture delle poesie del poeta tedesco Georg Trakl,
di Clemente Rebora e di Massimo Parolini con versi ispirati e dedicati al lavoro di Orsingher.
Le opere di Giuliano non sono ispirate come per la mia mostra dai versi di chi effettivamente ha partecipato all’evento bellico ma bensì dalla sua frequentazione su quello che rimane di trincee, camminamenti, baraccamenti, bunker, mulattiere nella catena montuosa del Lagorai, ma soprattutto dal ritrovamento di reperti che con minimi interventi sono diventate opere concettuali sulla guerra, due punti di vista diversi che si completano per diventare memoria della tragedia passata e purtroppo ancora attuale.
 
Da quando il conflitto è tornato in Europa se ne parla in tutti i notiziari, talk show e giornali, mentre sono ignorate da quasi tutti le più di 50 guerre in corso che attualmente insanguinando il nostro pianeta: distruzioni, morti, feriti, violenze, fame, miseria in continuo aumento e tristemente anche la ricchezza dei costruttori e trafficanti di armi.
La voce degli artisti è ignorata dai media ingordi che nutrono i golosi di tragiche notizie e con le terribili immagini di guerra.

Concetto marziale  
(Di Massimo Parolini)

Posa le parole mancanti
in parentesi quadre: ora,
nel bianco [fra due clamere
appuntite] una fibra di ragione
ci riscrive ogni pretesa
ci sutura ogni ablazione
rivangare il tempo:
si avvolge il nastro
zolla alla memoria
nudi mascheramenti
l’ingrato piegarsi dei fatti
l’orma che ritorna
a dis_farsi
presente
per cui possiamo dire
solo è e poi è
 
Forma in_voluta nell’aria deflagra,
squarci aleatori di celibi bombe,
oltre scisti e creste, ali di sponda,
arrugginite in sagre di libertà
categorema
acefala sfinge dai seni di sasso
lancia lo sguardo di marmo sul
mare

(e oltre di questo)…
rosa fragmenta di pelle di pizia
lasciami bere il futuro dell’uomo
e le voci infinite
di altre esistenze…
sfiora le pieghe di forme scolpite
su voli lucenti di nidi spinati…
dimmi gli enigmi apparsi alla mente
guardando nel volto lo specchio che cambia…
ora che un muto pensiero mi assale:
nulla mai passa, nulla
rimane______
-
non sono voluti
vortici di buchi o
strappi di lama
su morbida tela:
questa è lamiera
ondulata dal vento
della fredda ragione,
è l’uomo agganciato
in macelleria, una piega di danza
nel suo accartocciarsi,
un urlo di ferro vibrante
ancora abusato
nel suo darsi mansueto
a noi ladri di fuoco.

























 Bruno Lucchi 
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