Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è dimesso

Ieri il saluto del Presidente Napolitano ai Corazzieri, al personale del Segretariato e della Sicurezza, oggi la firma delle dimissioni

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Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha firmato questa mattina, alle ore 10.35, l'atto di dimissioni dalla carica.
Il Segretario Generale della Presidenza della Repubblica, Donato Marra, sta provvedendo a darne ufficiale comunicazione ai Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati e al Presidente del Consiglio dei Ministri.
A questo punto il parlamento darà via alle consultazioni per avviare, entro due settimane come vuole la legge, le votazioni per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica.
 
Ieri il Presidente della Repubblica ha salutato nella Caserma Alessandro di Sanfront i componenti del Reggimento Corazzieri.
Nell'incontro, introdotto dal Consigliere Militare del Presidente, Generale Rolando Mosca Moschini, e dal Comandante del Reggimento, Generale Paolo Carra, il Capo dello Stato ha ringraziato i Corazzieri affermando tra l'altro che esprimono «al meglio lo stile delle Forze Armate».
Ed è a queste nel loro complesso che il Presidente Napolitano ha rivolto il suo grato saluto per quanto fanno a beneficio della sicurezza del Paese.
Sempre nella giornata di ieri, il Capo dello Stato ha avuto, inoltre, incontri con la Sovrintendenza Centrale dei Servizi di sicurezza ed una larga rappresentanza del personale in servizio al Segretariato generale della Presidenza della Repubblica alle quali ha rinnovato il suo vivo apprezzamento e i ringraziamenti per l'apporto fornito.
 
Con Napolitano, si chiude un’epoca.
Con il discorso di fine anno, ha lasciato un’eredità politica non da poco, che in parole banali potrebbe essere concentrata così: «Il mio lavoro è finito, ora dovrete muovervi con le vostre gambe».
E, in effetti, senza di lui il Paese, privo di bussole, fari e – soprattutto – buonsenso, senza di lui sarebbe andato allo sbando.
La situazione politica italiana è quantomeno inusuale, con un presidente del Consiglio mai eletto dal popolo e con un parlamento che si perde in mille inutili e sterili polemiche.
Il Parlamento avrebbe dovuto essere sciolto fin da quando ha dimostrato di non essere in grado di esprimere proprio il Presidente della Repubblica. Ma poi il buonsenso di Berlusconi, che lo ha chiesto personalmente a Napolitano, e allo spirito di abnegazione di quest’ultimo, che aveva salutato la fine del primo mandato come una liberazione dal punto di vista dello stress, hanno salvato il paese dallo sbando.
Poi è venuto Renzi che (nel bene o nel male, è del tutto ininfluente in questo momento), ha avviato le riforme alla struttura dello Stato, senza le quali non sarebbe mai possibile governare il Paese.
Adesso che l’abbrivio è stato dato, Giorgio Napolitano se ne va. Ora tocca a noi.