Intervista a Franco De Battaglia, storico giornalista trentino
Volevamo sapere semplicemente che cos'ha contro Lorenzo Dellai. E lui, puntualmente, ci ha risposto Altri personaggi in pagina delle interviste)
«Cos'hai contro Dellai?» - Chiedo a
bruciapelo a Franco de Battaglia non appena seduto davanti a lui
per l'intervista. In effetti non è questo il nocciolo della
questione, ma riassume sia pur in maniera grossolana la serie di
domande che voglio porgli. C'è stato un periodo che non passava un
settimana senza che De Battaglia scrivesse una reprimenda nei
confronti del Presidente della Provincia. E così gli abbiamo
riposto la domanda in chiave più professionale.
«Franco, cosa c'è che non va nella politica trentina?»
Franco de Battaglia è un Trentino doc che fa il giornalista dal
1970 e che lo fa tuttora. Ha percorso tutta la carriera all'Alto
Adige, diventando prima caporedattore alla redazione di Trento e
poi direttore responsabile di tutta la testata (Bolzano e Trentino)
aprendo nel 1994 il «Corriere delle Alpi» a Belluno. Tre sedi, tre
testate, ma un coordinato progetto informativo «dolomitico».
Era un anticipo già allora di quelle che sarebbero diventate poi le
spinte di Cortina, di Lamon, dei Ladini verso le autonomie. Alla
fine, con il giornale «Trentino» ha lasciato i reparti operativi
per dedicarsi ad argomenti consoni alla sua preparazione di
opinionista, anche se ci tiene a precisare che in buona sostanza
preferisce essere considerato un puro e semplice
giornalista.
«Non ho nulla contro Dellai - dice, rispondendo a entrambe le
domande - proprio nulla. Ma lui È la Provincia autonoma di
Trento. Non puoi parlare dell'una senza parlare dell'altro»
«Quindi è
all'istituzione che lanci i tuoi j'accuse.»
«Non sono j'accuse, non sono reprimende. Sono
testimo-nianze critiche, anche contro, ma voci schiette in
prima persona. Vorrebbero mostrare il risvolto delle scelte che il
potere fa. E vero che Dellai, alla fine, decide lui su tutto, ma è
questo sistema sbagliato che porta a personalizzare.»
«Va premesso - continua de Battaglia - che Lorenzo Dellai ha il
merito di aver traghettato il Trentino nel periodo della crisi dei
partiti degli anni '90, portandolo al sistema attuale. Da sindaco
di Trento prima e da presidente della Provincia poi, è riuscito ad
arricchire l'Autonomia senza dimenticare di dare spazio a cultura e
ricerca.»
In effetti, all'epoca c'era bi-sogno di qualcuno non troppo
politicizzato e Lorenzo Dellai ha dimostrato la capacità
di viaggiare svelto, senza gli ingombranti bagagli del passato.
Quando i partiti si andavano sciogliendo come neve al sole sotto la
spinta di tangentopoli, lui fece a meno dei partiti e ne uscì
intatto. Col tempo poi è emerso anche quel «politico» abile che
comunque l'uomo portava in sé.»
«Non ha solo traghettato, allora…»
«Come vediamo, infatti, lui ha fatto ben di più di questo -
concorda De Battaglia - ha cercato di dare sempre equilibrio alle
istanze delle varie strutture. Tuttavia, ha dimenticato che
un'autonomia non può essere difesa da un solo uomo (e neppure da un
gruppo ristretto di persone), anche se il leader dovesse essere il
migliore politico della Terra. Un'autonomia così ricca e potente
come la nostra rischia di generare da sola i propri anticorpi,
basti pensare che la necessità di consenso è di per sé foriera di
corruzione.»
«Una brutta parola…»
«Sì, e che non va assolutamente fraintesa. Intendo dire che nelle
mediazioni si formano inevitabilmente le combine, nascono
i pool, si trovano i compromessi.»
«Questa è la politica. Ma questo c'era anche ai tempi della Prima
repubblica.»
«Sì, ma adesso il tutto avviene in un ambiente più ristretto. La
gente ha difficoltà a comprendere dove, cosa e
come succede. Ai tempi di Piccoli e Kessler si avevano due
primariati, uno a Roma e uno a Trento. Due leader così si
autolimitavano da soli, facendo in modo che l'uno non sopraffacesse
mai l'altro. Quella era gestione politica e, bada bene,
con enormi istanze di concorrenza all'interno di uno stesso, unico,
medesimo partito. E se poi sui grandi temi trovavano un accordo,
questo era ancora più positivo nella costruzione del pubblico
interesse.»
«Adesso non abbiamo più un forte collegamento con Roma.»
«Adesso, al di là della volontà di Dellai, tutto questo sistema di
dibattito politico non esiste più. Posso anche provare a
comprenderne le cause.
«La prima è strutturale. Non esistono più i partiti, e l'elezione
diretta del governatore toglie quasi completamente quel sistema di
mediazione culturale e partecipativa che esisteva tra popolazione e
leader ai tempi dei partiti. Questo vale anche per i sindaci, con
il nuovo sistema elettorale. Non a caso nelle valli le opposizioni
stanno organizzando una protesta diffusa.»
«In effetti, senza dibattito politico, le costruzioni politiche
avvengono nei consigli, sulla sola base delle singole
soggettività…»
«La seconda è legata al bipolarismo. Il sistema non funziona.
Assistiamo tutti i giorni a governi di centro-sinistra che
governano con principi del centro-destra. Insomma, ogni decisione
viene presa pescando consensi trasversalmente. Tutto va bene,
purché il potere regga. Insomma il compromesso storico è
stato superato dal compromesso di comodo. Io sono molto
critico verso il sistema maggioritario proprio per questo. La
politica perde il suo ruolo di stimolo, anche di
educazione dei cittadini sulle frontiere della convivenza
e dei comportamenti, sulle sfide che vanno affrontate.»
«La terza è generata dai meccanismi delle retribuzioni per i
pubblici amministratori. I privilegi e i vantaggi di chi è al
potere sono così forti da impedire la serenità del dibattito
politico. Dimissioni ne vedremo sempre di meno, proprio perché
dimettersi costa troppo. Il che vuol dire che invece che
coerenza troveremo sempre più convenienza.»
«Come dire che alla fine ci troviamo ad essere amministrati da dei
burocrati?»
«I politici si vestono da burocrati e i burocrati fanno i politici
veri. Dire che "il Trentino è governato da cinque direttori
generali e da sette immobiliaristi", non è soltanto un
paradosso.»
«Questo è un po' tagliare con l'accetta… E comunque di per sé
potrebbe non essere troppo negativo per la nostra gente…»
«Come no? Gli scompensi derivanti da questo sistema di equilibri
dettati da fattori che poco o nulla hanno a che vedere con la
tensione di progetti politici, si riflettono quantomeno sulla
percezione che i Trentini hanno dell'Autonomia. E se da una parte i
cittadini sentono che il loro livello di qualità della vita è al di
sopra della media nazionale, dall'altra provano anche un certo
senso di disagio proprio perché non si sentono partecipi alle
decisioni prese dall'alto.»
«Mancano una leadership politica e un'opposizione organica? È
questa la scaduta della politica?»
«Si stano lacerando molte cose. Pensa ai rapporti con Bolzano. Il
rapporto è meno che dialettico. Potremmo vivere separati che non
cambierebbe nulla. Ma pensa anche ai rapporti con i comuni
confinanti del Veneto. Non siamo davanti a tentativi di assalti
alla diligenza, come può sembrare, ma ad istanze di comunità che
sono alla ricerca di rapporti reali e necessari per gente dello
stesso territorio alpino. Rapporti che in questo momento sono
interrotti dai privilegi che dividono come se si appartenesse a
classi diverse.»
«Galan, presidente della Regione Veneto, si lamenta solo con gli
Altoatesini perché gli conviene di più tenere rapporti di buon
vicinato con noi… Ma non è quella la strada che deve seguire il
Veneto. Non deve cercare di togliere a noi, quanto piuttosto
puntare ad una propria autonomia.»
«Beh, non dobbiamo neanche noi cercare di assorbire direttamente e
totalmente prerogative e funzioni proprie dello Stato. Rischiamo di
fare un'indigestione. L'Autonomia è nata per migliorare, integrare,
gestire ordinatamente tutto ciò che è propriamente locale, ma non
può centralizzare i compiti che appartengono allo stato nazionale.
Non gli conviene. Prima o poi il giocattolo gli scoppia in mano. E'
questo che le critiche vorrebbero suggerire
"Attenti!".»
«Leggo che sei in disaccordo sulla gestione dell'ambiente.»
«Per forza. La nuova legge sul Piano Urbanistico Provinciale è
fatta in modo che la Provincia possa sempre modificare le regole
che si è posta.»
«Sì, ma ci vorranno dei buoni motivi…»
«Li troveranno. Sempre.»
«Ci sono altri argomenti che vengono trattati dalla nostra
Autonomia in maniera distorta rispetto ai principi originali?»
«La scuola. In questo momento abbiamo dei burocrati dove prima
c'erano dei docenti. Io capisco che si deve dare spazio alla
managerialità, ma non si deve mai dimenticare che lo scopo finale è
quello di fare istruzione e cultura. Manca il Sovrintendente, ma
adesso manca anche l'Assessore…»
«Se Dellai ha avocato a sé le deleghe per l'Istruzione, credo che
lo abbia fatto perché condivide il tuo senso di responsabilità
verso le generazioni future…»
«Comunque sia, i dati nazionali dicono che la nostra scuola non è
più ai vertici del Paese.»
«Troveremo il modo di riportarla su…»
«Ma non c'era bisogno di costruirne una tutta nostra…»
«Torniamo ai rapporti con Roma.»
«E allora parliamo di Partito Democratico. Dellai non ha voluto
legarsi con un partito che molto probabilmente sarà legato alla
caduta di questo governo. Una scelta sottile, ma secondo me non ci
sono due metri e due misure nella coerenza. E il Trentino ha
bisogno di un partito, almeno uno, che abbia un forte legame con
Roma, perché è lì che è nata la nostra Autonomia. È lì che può
morire.»
«Via, la nostra Autonomia è forte di imprescindibili accordi
internazionali.»
«Non dimenticare che un Terzo Statuto potrebbe rimettere tutto in
discussione…»
«Non sarei così pessimista.»
«Non può esistere un partito territoriale che si riserva di
valutare di volta in volta le decisioni del governo. Prima o poi
potremmo trovarci nella necessità di dover affrontare eventualità
fortemente negative, e in quel caso dovremmo poter contare su Roma.
Invece continuiamo ad assistere a frazionamenti, localitarismi.
Guarda le amministrative di Pinzolo… Ogni frazione per sé.»
«Ma in che direzione dovrebbe procedere secondo te la nostra
evoluzione autonomistica?»
«Non mi piace dare consigli, perché è facile quanto inutile. Ma io
vedo la necessità di un Trentino più strutturato, con tutte le
categorie fortemente impegnate in un dialogo, in un confronto
propositivo e costruttivo, continuo e non solo nei momenti più
importanti. Vedo la necessità di tornare a valorizzare la
burocrazia provinciale, che ha capacità notevolissime non solo nei
suoi ben riconosciuti massimi livelli, intesa come composta di
"servitori civili", non legata allo "spoil
system" politico e assessorile. I prossimi anni saranno molto,
molto interessanti.»
Guido de Mozzi