Domenica libri: «Il mediano di Mauthausen» – Di Francesco Veltri
La vera storia di Vittorio Staccione, un calciatore. Ma non un calciatore qualunque
Titolo: Il mediano di Mauthausen
Autore: Francesco Veltri
Editore: Diarkos 2019
Genere: biografie
Pagine: 224, Brossura con bandelle
Prezzo di copertina: € 16
Descrizione
Questa è la storia di un calciatore. Ma non un calciatore qualunque.
Si chiama Vittorio Staccione, e la sua vita cambia radicalmente in un freddo pomeriggio d’inverno del 1915, nella Torino operaia.
Ha appena undici anni e sta giocando a pallone insieme ai suoi amici del quartiere quando viene notato da Enrico Bachmann, il mitico capitano granata.
«Ti andrebbe di allenarti con i ragazzi del settore giovanile?»
Vittorio risponde di sì. Una svolta che è per sempre. In pochi anni diventerà un elemento importante della compagine della sua città, fino alla conquista dello scudetto insieme a campioni assoluti come Libonatti, Baloncieri e Rossetti.
Ma alla passione per il calcio, Vittorio, spinto da suo fratello Francesco, alterna quella per la militanza politica, condotta dalla parte degli operai, degli sfruttati e di tutti coloro assetati di giustizia.
Una scelta che, in un periodo in cui la prepotenza del regime fascista inizia a perseguitare chi non si allinea alle regole di Benito Mussolini, pagherà molto cara, ma sempre a testa alta.
Si chiama Vittorio Staccione e la sua vita cambia radicalmente in un freddo pomeriggio d’inverno del 1915. Ha appena undici anni e sta giocando a pallone insieme ai suoi amici in un campo dissestato del quartiere operaio di Madonna di Campagna, quando viene notato da Enrico Bachmann, il mitico capitano del Torino.
Lasciato il calcio ad appena trentun anni, l’ultimo atto della sua esistenza si consuma in una Torino assediata dai tedeschi.
Lavora come operaio e a seguito degli scioperi nelle fabbriche del marzo del 1944, viene arrestato su delazione e consegnato al Comando Germanico.
Sul treno che lo porterà nel terribile campo di sterminio di Mauthausen, l’ex mediano granata lascerà tutto se stesso: i successi sportivi, la gloria personale e il ricordo di un amore spezzato brutalmente da un destino ingiusto e balordo. Ingiusto e balordo come quei giorni di bombe, di miseria e di morte.
Dalla lapide a lui dedicata nello stadio Zini di Cremona
«A Vittorio Staccione, giocatore grigio-rosso nella stagione 1924-25, morto a Gusen-Mauthausen il 16 marzo 1945, simbolo dello sport come impegno sociale, civile e politico, lottò sui campi della vita per la libertà e la fratellanza degli uomini»
Dal Prologo del libro
Quando quel pomeriggio di novembre il mediano di Mauthausen entrò sul terreno di gioco non riusciva quasi a reggersi in piedi.
Era esausto, pallido in volto, pesava poco più di 40 chili e aveva dolori dappertutto, quasi da non riuscire a dare una priorità alla sofferenza più urgente.
Indossava una strana divisa a righe verticali, diversa, palesemente diversa da quelle dei suoi occasionali ed euforici compagni di squadra.
Il mediano di Mauthausen in quello strano e freddissimo pomeriggio di novembre rivide un pallone dopo anni di chissà cos'altro, ma non seppe bene cosa farsene. In quel momento gli sembrò un oggetto quasi sconosciuto, ostile. Forse in un tempo non troppo lontano avrebbe avuto la forza e la voglia di calciarlo in avanti e corrergli dietro come un pazzo innamorato.
Ma ora non più.
Un campo circondato di neve, di fango, di cani addestrati alla rabbia, di baracche, di enormi mura in pietra e di reti iniettate di una corrente elettrica velenosa. Un campo di odio travestito ipocritamente da terreno di gioco.
...È meglio che la tua partita finisca qui. È meglio lasciare in quel posto il mediano che hai dentro e trascinare il tuo destino verso l'ultimo pezzo di strada.
Resta fermo nella tua posizione, mantieni il tuo ruolo di centromediano come sei capace solo tu lì in mezzo, e fai il minimo indispensabile per non crollare, per non far capire agli altri giocatori-soldati di questa stupida competizione, che stai crollando per l'ultima volta.
Lasciali giocare in pace, beati loro, fino al triplice fischio finale. E poi, che vada come deve andare.