Il Lions Rovereto San Marco restaura due lapidi storiche
Si tratta di due lapidi di marmo di metà '800 le cui scritte erano oramai state cancellate dal tempo, che ricordano importanti eventi cittadini.
La lapide della Firmian prima (sotto) e dopo il restauro (sopra).
Il concetto di bene comune sta assumendo un'importanza fondamentale nella società odierna che vede sempre più spesso il cittadino coinvolto nella gestione del patrimonio utilizzato da tutti.
Così il professor Fulvio Cortese Professore e Vicedirettore alla Facoltà di Giurisprudenza di Trento ha introdotto la serata organizzata dal Lions Club Rovereto San Marco presieduto da Brunella Avi a conclusione dei lavori di restauro fatti eseguire su due iscrizioni murarie.
Si tratta di due lapidi di marmo, come ha raccontato poi il prof. Renato Trinco storico appassionato dei fatti Roveretani, le cui scritte erano oramai state cancellate dal tempo, che ricordano importanti eventi cittadini.
La prima, risalente al 1845, riguarda l’inaugurazione dell’acquedotto di Spino, è infissa sul primo serbatoio di questa importante opera che risolse il problema dell’approvvigionamento idrico di Rovereto in un periodo in cui il suo fabbisogno aumentava sempre più in seguito al fervido sviluppo economico.
Si trova sulla facciata fronte strada del deposito dell'acquedotto cittadino all'inizio di via dell'Acquedotto, poco a monte del Castello e ricorda il giorno in cui per la prima volta venne messo in funzione il nuovo acquedotto: «purissima acqua potabile da perenne sorgente conduce in città», come fece incidere l’allora podestà Giorgio degli Abbondi.
Fino ad allora l'approvvigionamento idrico della città era avvenuto con l'utilizzo dell'acqua del torrente Leno (con problemi di torbidità dell'acqua in caso di piogge), tramite un congegno meccanico di sollevamento, che si trovava al bordo del torrente, dietro l'edificio un tempo caserma della Guardia di Finanza sita all'inizio di via Vicenza che prelevava l'acqua da apposite ruote a tazze.
Il nuovo acquedotto fu realizzato anche grazie alla collaborazione finanziaria di alcune famiglie della città, che godettero in cambio del diritto di uso gratuito perpetuo (la cosiddetta spina d'oro), abrogato solo alcuni anni fa.
La seconda lapide, situata dietro la chiesa di San Marco, è un'iscrizione funeraria su pietra, collocata su un tratto delle vecchie mura cittadine in via delle Fosse e dedicata al ricordo della contessa roveretana Notburga Firmian vedova Lodron, deceduta all'età di 85 anni nell'anno 1832, «più cospicua per eccellenza d'animo che per antica nobiltà di casato».
Tale lapide è anche l'ultima rimasta a ricordare, assieme alle edicole ricavate nello stesso tratto delle mura, che lì, vicino alla chiesa di San Marco, come ricorda del resto la stessa denominazione della strada, c'era il camposanto, attivo fino al 1835, anno in cui entrò in funzione il nuovo cimitero ai Sabbioni, realizzato lontano dal centro abitato, come prescrivevano le nuove disposizioni pubbliche dettate da esigenze di ordine igienico-sanitario.
A sottolineare l’importanza dell'intervento del Lions Club Rovereto San Marco che ha inteso salvare dal grave degrado in cui versavano, due testimonianze di momenti della nostra storia cittadina per restituirle alla collettività, oltre all’arch.
Claudio Caprara, curatore del restauro, erano presenti gli Assessori comunali Giuseppe Graziola e Mario Bortot e la sig.ra Anna Maria Leonardi della parrocchia di San Marco.
Tra gli ospiti anche il sindaco di Folgaria, arch. Walter Forrer, interessato all’iniziativa.
Notburga Firmian ritratto in Austria.