Dopo il fallimento della SVB, ora crolla il Credit Suisse
Ora però le banche centrali e la concorrente UBS scendono in campo per salvarla
Il rialzo dei tassi voluti dalla Federal Reserve per gli USA e dalla BCE per l’Unione Europea ha messo in difficoltà un po’ tutti gli istituti di credito, anche se quelli europei corrono meno rischi.
Il problema è generato dalle riserve di titoli a reddito fisso negli asset bancari, perché le rendite che offrivano prima dei vari rialzi oggi sono troppo basse. Quindi valgono molto meno dei titoli di nuova emissione. Insomma le riserve si sono svalutate.
La Silicon Valley Bank è fallita non perché ha fatto operazioni rischiose, ma proprio perché faceva conto sui propri asset cartolari.
In Europa il sistema è più sicuro proprio perché la legge impone precise diversificazioni. Le banche hanno tuttavia sofferto comunque le decisioni della BCE e le banche che stavano attraversando un periodo difficile si sono trovare vicine al collasso proprio per il rialzo dei tassi.
Non parliamo di banche piccole, ma nientemeno che del Credit Suisse. Gli osservatori finanziari hanno usato un termine forse troppo chiaro: «Crollo».
I sauditi, che detengono una consistente quota di proprietà del CS, hanno annunciato che non intendono immettere altri quattrini. Cioè temono che la banca crolli del tutto. Chapeau!
Ovviamente sarebbe un disastro se saltasse il Credit Suisse, per cui si sono mosse le banche centrali europee (anche se la Svizzera non è nella UE, perché scatenerebbe l’effetto domino), ma soprattutto si è fatta avanti la rivale storica UBS, l’Unione Banche Svizzere.
L’importante è salvare una banca di queste dimensioni, per cui qualsiasi soluzione sarà la benvenuta.
Ora però stiamo a guardare cosa decide Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea.
Intendeva alzare ancora il tasso ufficiale di sconto dello 0,50%. Speriamo che di fronte a questi disastri si fermi o almeno che riduca quello 0,50%
Lo sapremo domani.
GdM